giovedì 23 febbraio 2023
Una bimba sulle spalle del padre manifesta per la pace in Ucraina, a Roma il 24 agosto 2022, a sei mesi dall'inizio del conflitto

Una bimba sulle spalle del padre manifesta per la pace in Ucraina, a Roma il 24 agosto 2022, a sei mesi dall'inizio del conflitto - Ansa / Claudio Peri

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Ucraina, un anno dopo: le armi non salvano. Europa, cosa farai per la pace?

Un anno intero è passato, anzi è finito, anzi è stato finito, letteralmente fatto a pezzi nelle terre orientali d’Europa. Un anno intero di tradimenti, di guerra e di propagande di guerra. Quella russa di Vladimir Putin, innanzitutto, ma non di meno quella d’Occidente. E non si può tacerlo, perché è vero che chi aggredisce ha sempre torto, terribilmente più torto di tutti, ma è altrettanto vero che chi doveva custodire l’aggredito, e non l’ha fatto, non ha ragione.

Così inizia l'editoriale che il direttore Marco Tarquinio ha dedicato al primo anniversario della guerra all'Ucraina. È la politica che cede il passo alla guerra, è la politica che abdica al suo ruolo. È il suicidio della politica, soprattutto per un'Europa che ha creduto nell'assenza di confini, e invece si trova «sull'orlo dell’abisso della guerra totale» per una storia di confini armati, etnico-identitari ed esclusivi.

Chi dice che sono gli ucraini a volere la guerra e la vogliono "fino in fondo" finge di non sapere che quel "fino in fondo" non è il trionfo che non ci sarà per nessuno, né per l’aggressore né per l’aggredito, ma è la vita perduta di centinaia e centinaia di ucraini, soprattutto giovani, inceneriti ogni giorno. La Russia si sta suicidando, mandando al macello i suoi figli, ma anche l’Europa comunitaria, «ridotta a terreno e retrovia di battaglie che non doveva far ingaggiare, a selettivo campo profughi (bianchi e scuri di pelle non sono uguali), a supermarket di armamenti di vecchia e nuova fattura».

Come ne usciremo, dunque? Secondo Tarquinio «ne usciremo con l’umiltà di riconoscere la sconfitta che è la guerra. E con l’umiltà di ammettere che le armi non salvano, ma ammazzano e distruggono. Ne usciremo con l’umiltà di chinarci sulle ferite e sui sentimenti delle vittime, tutte, quale che sia la bandiera sotto alla quale vengono schierate a battaglia o trasformate in bersaglio. Ne usciremo se smetteremo di uccidere i morti, secondo il canto straziato di Ungaretti nel cuore crocifisso del Novecento (...). L’antidoto alla guerra è la politica. Europa, che cosa farai davvero per la pace, per te stessa e non solo per te stessa?».

In meno di un anno 130 appelli per la pace: la voce (e il pianto) di papa Francesco...

Da febbraio 2022 alla fine dell'anno papa Francesco, solo e inascoltato, ha pronunciato 130 appelli per chiedere la pace nella «martoriata Ucraina». A febbraio 2022, appena scoppiata la guerra, è andato dall’ambasciatore russo presso la Santa Sede per tentare una mediazione, nel marzo scorso ha inviato i cardinali Konrad Krajewski e Michael Czerny come suoi rappresentanti per portare solidarietà e vicinanza ai profughi e alle vittime, e l’8 dicembre, durante l’atto di devozione alla Madonna, il Papa ha pianto. Mercoledì scorso, durante la consueta catechesi, ricordando il primo anniversario di «questa guerra assurda e crudele», ha chiesto il perdono del Signore, Dio della pace, «per tanti crimini e tanta violenza». «Chiediamoci, è stato fatto tutto il possibile per la pace?». Francesco ha quindi lanciato un appello ai potenti della Terra «affinché si impegnino per la fine del conflitto, raggiungere il cessate il fuoco e avviare negoziati di pace. Quella costruita sulle macerie non sarà mai una vera vittoria».

... e le preghiere dei vescovi europei il 10 marzo

Aderendo all’iniziativa del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), i vescovi italiani invitano le comunità a celebrare venerdì 10 marzo una Messa per le vittime della guerra e per la pace. «Sarà un’occasione per rinnovare la nostra vicinanza alla popolazione e per affidare al Signore il nostro desiderio di pace. Chiedere la conversione del cuore, affinché si costruisca una rinnovata cultura di pace, sarà il modo in cui porteremo nel mondo quei germogli della Pasqua a cui ci prepariamo».

Migliaia di persone in marcia, nella notte, sotto la pioggia per dire: «No alle guerre»

Un migliaio di coraggiosi ha percorso nel buio e nel freddo della notte tra giovedì e venerdì i 20 chilometri tra Perugia e Assisi, nel primo e doloroso anniversario dell’invasione russa in Ucraina, per dire “No alle guerre”. È stato il culmine delle iniziative in 100 città italiane di Europe for peace, il cartello di associazioni, enti locali e sindacati che compongono il movimento per la pace. E si chiudono questa sera, sabato, in piazza del Campidoglio a Roma con una fiaccolata. Prima della partenza il vescovo di Perugia, Ivan Maffeis, aveva parlato ai manifestanti: «Sostenere la causa della pace non significa arrendersi alla prepotenza e alla dittatura, ma promuovere una non-violenza attiva contro l’ineluttabilità della guerra, e ostinata nel perseguire canali diplomatici»

Un punto di riferimento del vasto movimento pacifista italiano è don Tonino Bello, già presidente di Pax Christi. «Lui marcerebbe con noi. In prima fila a ribadire la necessità dell’obiezione di coscienza alle spese militari», dice a Riccardo Michelucci la professoressa Giuliana Martirano, che collaborò a lungo con don Tonino.

Un punto "sul campo": cosa è successo in un anno di guerra. E come andrà

Doveva essere una guerra lampo, con un attacco su tre fronti per arrivare a prendere i palazzi del potere di Kiev, dove insediare un governo fantoccio guidato da Mosca. Ma la reazione ucraina e i cattivi piani del Cremlino hanno fatto sì che quel progetto fallisse e che dal previsto blitzkrieg si passasse al più tragico e sanguinoso conflitto accesosi nel Vecchio Continente dal 1945. Le armi Nato hanno poi permesso una parziale riconquista. Nel mezzo l’annessione formale da parte della Federazione di quattro regioni occupate al termine di un referendum totalmente irregolare. Il conflitto attualmente non vede prospettive di pace, perché nessuno dei belligeranti coinvolti a vario titolo nella crisi sta proponendo serie iniziative diplomatiche, con l’eccezione della Santa Sede e dell’infaticabile voce del Papa.

Il punto di Andrea Lavazza su un anno di guerra: il numero delle vittime, i crimini, i piani di Putin e le contromosse della Nato, il ruolo dell'Italia e della Cina, gli effetti sui Paesi più poveri, gli scenari e le prospettive per i prossimi mesi. LEGGI L'ANALISI.

Un'altra interessante riflessione su come è cambiata la geopolitica mondiale è scritta da Giorgio Ferrari.

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La Quaresima è iniziata il 22 febbraio, Mercoledì delle Ceneri, e termina il Giovedì Santo con la Messa in Coena Domini. È il "tempo forte" che prepara alla Pasqua, culmine dell’Anno liturgico e della vita di ogni cristiano. Nella Quaresima 2023 entrano le ferire del mondo: dalle calamità naturali, come il devastante terremoto che ha colpito Turchia e Siria, alla guerre sparse in tutto il globo, a cominciare da quella in Ucraina alle porte dell’Europa. Giacomo Gambassi ha scritto per noi una "guida" alla Quaresima 2023: il rito ambrosiano, il numero 40, i segni, la liturgia...

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Prosegue l'iniziativa di Avvenire per accendere un riflettore sulle donne afghane. Fino all'8 marzo, ogni giorno su avvenire.it le giornaliste pubblicano una storia, testimonianza, intervista che racconti quello che avviene nell'Emirato islamico dell'Afghanistan o nei tanti luoghi della diaspora. Questa settimana, tra le altre, abbiamo raccontato le vicende della giovane giudice Obaida Sharar Sharify, rifugiata in Spagna, della attivista Maryam Rayed, esule negli Stati Uniti, e della ex autista di "Pink Shuttle" Parisa, accolta in Italia. Qui tutti gli articoli.

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