giovedì 23 febbraio 2023
Il Cremlino ha revocato il decreto sulla sovranità moldava, accrescendo i timori dopo le minacce di golpe. Chisinau ha offerto un corridoio d’uscita ai soldati russi di stanza in Transnistria
La capitale ucraina Kiev tenta di vivere con normalità l’anniversario dell’invasione: a segnare la differenza tra la vita di tutti i giorni e il conflitto nella ormai celebre Maidan resistono i cavalli di Frisia

La capitale ucraina Kiev tenta di vivere con normalità l’anniversario dell’invasione: a segnare la differenza tra la vita di tutti i giorni e il conflitto nella ormai celebre Maidan resistono i cavalli di Frisia - Ansa

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Il presidente russo, Vladimir Putin, ha revocato un decreto del 2012 che in parte sosteneva la sovranità della Moldavia nell'ambito delle politiche sul futuro della Transnistria, regione separatista sostenuta da Mosca che confina con l'Ucraina e dove ci sono truppe russe. Lo riferisce la Reuters. Il decreto, che includeva una componente della Moldavia, ha delineato per 11 anni la politica estera della Russia, che presupponeva relazioni piu' strette di Mosca con l'Unione Europea e gli Stati Uniti. (AGI)

Mentre Vladimir Putin si dice pronto ad aprire nuovi fronti aumentando la pressione su Paesi come la Moldavia, la temuta escalation in Ucraina prende la forma di nuove operazioni militari che tengono impegnate le forze di Kiev su una linea del fuoco che oramai supera i mille chilometri. Una guerra di logoramento con cui Mosca spera di aprirsi un varco per penetrare più in profondità.

All’alba di ieri le sirene sono suonate su tutto il Paese, mentre alcuni missili e molta artiglieria pesante piovevano su un arco di città e villaggi che va da Kiev fino a Kherson. Un lungo elenco di centri bersagliati senza il clamore del fitto lancio di missili, ma ugualmente martellante. La contabilità del conflitto ha fatto registrare un alto numero di attacchi concentrati in poche ore. A Nord di Mariupol sono stati colpiti 14 tra città e villaggi nell’oblast di Donetsk.

In direzione di Zaporizhzhia l’esercito russo ha bombardato 15 centri abitati. A sud, intorno a Kherson, l’artiglieria e i lanciarazzi multipli Mlrs hanno devastato 11 villaggi oltre al capoluogo. Nella regione di Sumy i colpi sono caduti su oltre 20 insediamenti. Alcuni raid missilistici hanno preso di mira impianti industriali a Kharkiv, a circa 30 chilometri dal confine con la Russia. In totale una sessantina di località travolte dalla nuova ondata delle forze di occupazione. A far temere sviluppi imprevedibili è l’area a Sud di Odessa, dove Mosca non è riuscita a mettere mai piede.

A poca distanza si trovano però oltre 1.500 soldati russi in Transnistria, la regione moldava separatista filo-russa che confina con l’Ucraina ma non ha accesso al mare e non dispone di un aeroporto. Lunedì il Cremlino ha dichiarato che le relazioni tra Mosca e Chisinau sono molto tese e ha accusato la leadership moldava di perseguire un’agenda anti- russa. Il presidente Usa Biden ha ribadito «il forte sostegno degli Stati Uniti alla sovranità e l’integrità territoriale della Moldavia», durante l’incontro con il presidente moldavo Maia Sandu, mercoledì a Varsavia. Sandu ha spiegato che all’inizio del mese il Paese era in possesso di informazioni di intelligence secondo cui Mosca stava tramando rovesciare le autorità moldave e seminare il caos nella piccola repubblica ex sovietica.

In un’intervista al quotidiano tedesco Die Welt il presidente Zelensky ha confermato che è stata l’Ucraina ha trasmettere al presidente moldavo Sandu informazioni di intelligence su un progetto di destabilizzazione della Moldavia. «Maia Sandu non mi ha mai chiesto aiuto, ma mi ha ringraziato per le informazioni. Conosce molto bene la nostra situazione. L’Ucraina sarà sempre pronta ad aiutare la Moldavia», ha aggiunto Zelensky. Da Chisinau continuano ad arrivare brutte notizie per Putin, il quale ieri ha abrogato il decreto del 2012 con il quale si impegnava a favorire una soluzione pacifica, mantenendo a Tiraspol alcune centinaia di militari per garantire che non vi fossero scontri tra separatisti transnistriani e militari moldavi. Il rischio che dalle parole si passi alle armi resta altissimo. Ieri Sandu ha offerto ai soldati russi un “corridoio umanitario” per raggiungere l’aeroporto di Chisinau e lasciare l’area. Un ultimatum che a Mosca è risultato irritante. Il Parlamento moldavo ha approvato la settimana scorsa un nuovo governo filo-occidentale dopo le dimissioni della precedente amministrazione.

Il nuovo primo ministro, Dorin Recean, ha promesso di perseguire una politica pro-europea e ha chiesto con insistenza la smilitarizzazione della Transnistria. In realtà Putin non ha mai ufficialmente riconosciuto l’autonomia di Tiraspol, in modo da poter mantenere nella regione la “forza di pace” russa. Ma in caso di riconoscimento, Chisinau sarebbe costretta ad ammettere che i militari russi non sono dei peacekeeper, ma un esercito occupante sul suolo moldavo, con il risultato di scatenare una nuova guerra intra-regionale. Putin ha sempre negato le accuse di golpe affermando di agire «in modo responsabile» attraverso la sua forza militare. Il fattore tempo gioca in favore di Mosca, che non potendo imporre i suoi tempi sulla linea del fuoco, gioca sul logoramento delle forze ucraine il progressivo disinteresse delle opinioni pubbliche internazionali. Il sostegno degli americani alla fornitura di aiuti militari all’Ucraina è sceso al 58%, secondo un nuovo sondaggio Reuters/Ipsos, condotto dal 6 al 13 febbraio, in calo rispetto al 73% che dell’aprile 2022. Un funzionario statunitense sotto anonimato ha riferito ai giornalisti dell’agenzia Reuters che «l’Amministrazione Usa ha spiegato al governo ucraino che le risorse statunitensi non sono infinite. Tutti capiscono che questa guerra deve finire ad un certo punto».

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