L'attacco di Trump in Siria dice che c'è un nuovo sceriffo in Medio Oriente
Il tycoon ha prima inserito il nuovo regime di al-Sharaa nella coalizione internazionale contro il terrorismo, poi ha attaccato con un blitz l'Isis in un'area dove gli islamisti si annidano da sempre, ma sono ben conosciuti dalle forze americane. L'obiettivo? Ribadire che adesso l'ordine regionale è targato America (visto che i russi non hanno più Assad)

A pochi giorni dall’ingresso ufficiale della nuova Siria di al-Sharaa nella coalizione internazionale contro il terrorismo, dall’abolizione delle sanzioni imposte contro il regime di Bashar al-Assad e dalla prima visita ufficiale dell’ex jihadista in giacca, cravatta e barba spuntata alla Casa Bianca, il tycoon ha fatto quello che lui consegnerà alla storia come l’ennesimo strike: tutti i birilli abbattuti, con un "win-win" totale. Come le otto guerre pacificate, il disastro sanato degli Usa e la sicurezza garantita. L’Isis nella zona di Palmira si annida tra le sabbie del deserto da almeno 15 anni, la presenza militare americana da altrettanto. Confermata anche dopo il ritiro precipitoso dei vecchi protettori russi del dermatologo Assad che aveva ereditato il regno del padre “Leone di Damasco” per perderlo in tre settimane di avanzata dell’allora capo jihadista al-Jolani (oggi al-Sharaa) spinto dai turchi e protetto da Trump.
In questi anni gli americani hanno perso molti uomini in Siria, anche in quella zona. Tante stelle senza nomi appese al muro dell’ingresso della Cia a Langley. Eppure la decisione di punire gli assassini è arrivata solo ora. Per sancire che l’America c’è, in Siria, e ci rimarrà. Che Israele non ha mosso un dito pur sapendo per tempo dell’operazione aerea della notte fra venerdì e sabato. Che c’è pure la Giordania. Il tutto per riaffermare il nuovo ordine regionale. E, dopo l’ingresso nella Coalizione del nuovo alleato siriano, ribadire la garanzia di una copertura militare che Mosca non può più ostacolare. Sacrificando invece altri accordi e interessi, primo fra tutti quelli dentro la Siria.
Mascherare come “ritorsione” sancita dai codici di guerra i settanta “obiettivi colpiti” dura il tempo di un paio di giorni sui mass media. Affermare che in città c’è un nuovo sceriffo durerà invece molto di più.
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