mercoledì 14 febbraio 2024
Una fiala di Fentanyl

Una fiala di Fentanyl - Archivio Ansa

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Droga, è allarme Fentanyl: l'Italia cerca di prevenire la strage americana

L’Italia prova a prevenire la piaga del Fentanyl, il farmaco oppiaceo utilizzato nella terapia del dolore ma che in America si è trasformato, a causa di una circolazione fuori controllo, in droga di potenza letale: 100mila decessi da overdose nel solo 2022, 200mila in tre anni. Nei giorni scorsi il ministero della Salute ha messo nero su bianco che è scattata l’allerta di massimo livello, come scrive Luca Bonzanni, chiedendo alle autorità interessate di vigilare sul rischio che quei farmaci escano dal circuito sanitario per essere invece smerciati nello sterminato sottobosco della droga. Il documento è stato diramato a Regioni, Dipartimento antidroga e Carabinieri per la tutela della salute. Il Fentanyl è un analgesico con una potenza di circa 100 volte superiore a quella della morfina. E l'esperto Riccardo Gatti spiega alla nostra Viviana Daloiso: attenzione, l'Europa può essere il nuovo mercato.

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Figli di migranti e cittadinanza: italiani si nasce e si diventa. Il coraggio del futuro

Avvenire ha voluto riaprire il dibattito sulla cittadinanza ai minori figli di immigrati stranieri che frequentano le nostre scuole. In diversi editoriali si è sottolineato che è la scuola – e non il sangue, o il Dna – al centro del processo di formazione dell’identità nazionale. «Vogliamo farci carico di un milione di bambini e adolescenti rimasti nel limbo?» si è chiesto Diego Motta. Mentre Eraldo Affinati ci ha parlato di «Claudia, nata a Roma, naturalmente bilingue, che insegnava a leggere e scrivere a un profugo», benché non fosse ancora giuridicamente italiana. E Daniele Novara ci ha ricordato che «la scuola resta il luogo privilegiato per acquisire una cittadinanza che consideri l’assorbimento della lingua, delle regole e del saper vivere assieme secondo principi democratici, come elementi basilari». Eppure nella difesa dello status quo legislativo si sono innalzate barricate, lanciati anatemi, profetizzati disastri. Il punto di caduta di ogni possibile riforma è il concetto di ius culturae: è italiano non solo chi è nato tale, ma anche chi lo diventa. E lo si diventa, tra l’altro, frequentando regolarmente, per almeno 5 anni, uno o più cicli presso istituti del sistema nazionale d’istruzione. La cittadinanza diviene allora un processo, scrive Marco Impagliazzo, «non breve, ma neanche lunghissimo, in cui la nostra lingua, la nostra tradizione culturale, il nostro umanesimo, forgiano un individuo rendendolo indistinguibile, nonostante l’origine, da tanti altri concittadini».

L'accordo Italia-Albania sui migranti: ecco perché assomiglia a una resa

Con l’accordo Italia-Albania sui migranti, approvato in via definitiva giovedì dal Senato, lo Stato italiano delega parte della prima accoglienza a Tirana, cui verranno garantite ampie risorse per la realizzazione di due strutture con capienza massima di tremila posti, destinate ad ospitare persone soccorse nel Mediterraneo dalle nostre autorità. L’investimento è importante, tanto da arrivare addirittura a 673 milioni in 10 anni, ma quel che stupisce, scrive il nostro Diego Motta, è la filosofia che accompagna il provvedimento. Si mettono in campo idee, progetti e risorse non per organizzare in casa un sistema efficiente di presa in carico dei migranti ma si delocalizza la gestione dei flussi. E la decisione di delegare alla Tunisia prima e all’Albania poi rispettivamente il contenimento delle partenze verso le nostre coste e la prima gestione di parte dei flussi conferma la volontà di indebolire strutturalmente i percorsi di integrazione nel nostro Paese.

La Quaresima, noi e la pace: ognuno può fare qualcosa

Mercoledì scorso la Chiesa ci ricordava che «polvere sei e in polvere tornerai». Ma questo non cambia il fatto che il cristiano è un uomo sospeso tra cielo e terra, un uomo che non riesce a starsene a casa con le mani in mano. «Lo trovi accanto ai poveri perché siano meno poveri, agli infelici perché siano meno infelici. Sa che tutte le ricchezze del mondo messe insieme non potranno mai saziare il suo cuore, immenso come Dio. Soffre il cristiano per le ingiustizie e gli affanni altrui? Certo, e tanto. Una sofferenza impastata di misteriosa gioia che non lo deprimono ma lo spingono a correre in aiuto del fratello bisognoso e solo. È solo una piccola cosa, gridano gli ingenui. Non serve a niente, gli fanno eco gli accidiosi. È vero, sono gesti piccoli ma indispensabili. Se troverò il coraggio di fare pace con il mio vicino, avrò messo nel ventre della terra un cuneo che ne spaccherà la roccia. Iniziamo. Quando? Adesso. Così, semplicemente», scrive in un commento don Maurizio Patriciello. «Quaresima vuol dire speranza, futuro, gioia di ricominciare. Quaresima è profondo desiderio di pulito, di vita. "Se ognuno fa qualcosa, qualcosa di bello succederà" diceva il beato Pino Puglisi. Io ci credo. Buona Quaresima».

Avvenire, la carica dei podcast: la miniserie sui 2 anni di guerra in Ucraina

Si arricchisce l'offerta di podcast di Avvenire: dopo "Taccuino celeste - In cosa crede chi crede", brevi riflessioni sulla fede e sulla religione di Riccardo Maccioni, debuttano le "Cento ripartenze - Quando la vita ricomincia" a cura di Giorgio Paolucci in collaborazione con Radio InBlu2000. E tra pochi giorni, giovedì 22 marzo, partirà "Dentro l'Avvenire", una miniserie di 4 puntate dedicata ai due anni di guerra in Ucraina, con gli interventi di Lucia Capuzzi, Giacomo Gambassi, Andrea Lavazza e Nello Scavo. Li potete ascoltare gratuitamente nel nostro canale Podcast.

Morto in prigione Navalny, il nemico numero uno di Putin. Lo sdegno del mondo

Alexeij Navalny è stato trovato morto nella colonia penale di massima sicurezza in cui era richiudo da alcuni mesi. L’oppositore numero uno dello Zar Vladimir, 47 anni, era stato a lungo in sintonia con il nazionalismo post-sovietico, poi aveva cominciato a denunciare sistematicamente e a documentare via web la corruzione del regime, le ruberie, gli arricchimenti personali, gli sprechi di denaro e risorse pubbliche. Di qui, l’esclusione dalle elezioni nel 2018 a cui seguì una serie di processi, condanne, l’avvelenamento in Siberia con un agente nervino (e cure d’emergenza in Germania), il ritorno in patria, la denuncia-video del suntuoso “palazzo di Putin” e la sentenza più pesante che l’ha messo fuori gioco fisicamente, ma non annullato la sua influenza. Tre giorni fa stava bene, dicono i suoi collaboratori. È stata una trombosi improvvisa, dicono le autorità carcerarie. La verità sarà difficile da conoscere, nonostante lo sdegno unanime dell'Occidente. Tanto più alla vigilia delle elezioni con le quali, a marzo, Putin si appresta a ricevere un nuovo mandato. Il commento di Andrea Lavazza.

Nagorno, scatta il piano per "sostituire" gli armeni cristiani scacciati con gli azeri

Dopo aver vinto le elezioni in Azerbaigian, con il 92% di preferenze, il presidente (per la quinta volta) Aliyev il 7 febbraio avviava l’operazione Ritorno in Nagorno, per occupare le case degli armeni cristiani scacciati e consegnarle alle famiglie azere. Dopo il pogrom di settembre contro la minoranza cristiana (oltre 200 i morti accertati ma l’Azerbaigian impedisce di compiere verifiche agli organismi internazionali) ora le mire di Baku vanno in due direzioni. Primo passo: il ripopolamento della regione. Secondo: l’apertura di un corridoio in territorio armeno che colleghi direttamente all’alleato forte, la Turchia di Erdogan. una vicenda tutta da leggere, raccontata da Nello Scavo.

Il Vangelo di domenica 18 febbraio commentato da don Luigi Verdi

Da questa settimana padre Ermes Ronchi lascia il testimone a don Luigi Verdi, il sacerdote della diocesi di Fiesole che ha trasformato la pieve millenaria di Romena in una fraternità per «viandanti dell'anima».

E il deserto insegna a fidarsi e affidarsi

«In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase 40 giorni, tentato da Satana... ». ASCOLTA IL PODCAST

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