giovedì 25 gennaio 2024
Una galleria di ritratti di prigionieri di Auschwitz

Una galleria di ritratti di prigionieri di Auschwitz - IMAGOECONOMICA

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La Giornata della Memoria ai tempi della guerra tra Israele e Gaza: il dolore e il dovere di ricordare

È doloroso celebrare la Giornata della Memoria mentre è in corso la guerra tra Israele e Hamas. Proprio per questo però, il 27 gennaio deve essere messo in primo piano per aiutare tutti a riflettere sui tempi che viviamo, come scrive Marco Impagliazzo nel suo commento. L’antisemitismo riguarda tutti perché mette in gioco la possibilità di vivere assieme in maniera pacifica e di superare l’idea che il diverso da sé sia un nemico. In seguito allo scoppio della guerra a Gaza, gli episodi di antisemitismo sono in crescita dovunque. Si diffonde inoltre un negazionismo strisciante, come ha notato ieri il presidente Mattarella. Il rischio è che l’antisemitismo e la Shoah siano svalutati all’interno di una visione ideologica che mette Israele e Hamas sullo stesso piano. Oggi gli ebrei, da molti considerati collettivamente responsabili delle scelte del governo di Netanyahu, sono accusati di perpetrare sul popolo palestinese le sofferenze che essi stessi hanno subito in passato. Vengono avanzati paragoni storici che non hanno senso, ma che hanno presa nelle masse. Occorre quindi una rinnovata capacità di comunicare ciò che è successo alle generazioni più giovani. Auschwitz è un nodo della storia, un passaggio ineludibile, la pietra d’inciampo che ci costringe a fare memoria, per non preparare un futuro disastroso. L’antisemitismo riguarda tutti, minaccia tutti, è come una slavina che, se non viene fermata, travolge ogni cosa che incontra sul suo cammino, portando morte e distruzione. È il volto della divisione, in un mondo che invece potrà essere in pace solo se saprà trovare le ragioni del vivere insieme tra diversi.

L'interrogativo: come tramandare la memoria della Shoah senza più testimoni? di Roberto Righetto

Auschwitz e quei «mai più» che non cambiano la storia. Anzi di Raul Gabriel

Perché la decisione della Corte dell'Aja potrebbe favorire una tregua tra Israele e Hamas

Il primo pronunciamento della Corte internazionale di giustizia dell’Aja sulla guerra in Medio Oriente potrebbe contribuire a spingere Israele e Hamas verso una tregua e uno scambio di prigionieri, come scrive il nostro Andrea Lavazza nel suo commento, favorendo la liberazione degli ostaggi ancora prigionieri dei fondamentalisti. I giudici Onu hanno ritenuto ammissibile la denuncia di genocidio fatta dal Sudafrica, che sarà ora esaminata nel merito, ma non hanno negato il diritto all’autodifesa di Tel Aviv. Si chiede al governo Netanyahu di non commettere azioni genocidarie, che significa dare sollievo alla popolazione stremata di Gaza (quasi due milioni di sfollati, 60mila feriti oltre ai 26mila morti). La trattativa per arrivare a uno stop delle azioni belliche sembra a buon punto. L’attuazione di una pausa umanitaria avrebbe l’effetto di raffreddare la crisi che sta infiammando l’intera regione. In questa direzione è andato anche l’auspicio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha invitato Israele a non privare il popolo palestinese del diritto a uno Stato. Intanto l'agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi (Unrwa) ha ricevuto da Tel Aviv informazioni sul presunto coinvolgimento di diversi impiegati negli attacchi del 7 ottobre. Il commissario Philippe Lazzarini ha quindi annunciando di aver posto sotto indagine quei dipendenti e di aver tagliato ogni legame con loro.

Kenneth Smith ucciso con l'azoto: la grande ipocrisia sulla pena di morte

La grande ipocrisia che circonda la pena di morte ha scritto una nuova pagina. Kenneth Smith, 58 anni, 35 dei quali già passati nel braccio della morte, giovedì notte è stato ucciso dallo stato dell’Alabama, con il "nuovo" metodo dell’asfissia da azoto. L’Alabama è voluto passare alla storia così, introducendo come normalità una nuova soglia di disumanità. Kenneth è stata una cavia umana, con un solo obiettivo: far sembrare meno orribile a chi guarda l’atto di ammazzare. Ma la pena capitale, spiega Mario Marazziti in un commento, «è sempre inammissibile». Il mondo è in confusione, immerso in una cultura di morte, mentre ha un grande bisogno di ricostruire la convivenza umana, che è l’unico modo vero di sconfiggere la violenza. Le parole più sagge sono state dette, le ultime, proprio da Kenneth Smith: «Lascio questo mondo con amore, in pace e nella luce».

L'accordo Albania-Italia sui migranti: dubbi sulla costituzionalità

La Camera ha approvato l'accordo tra Italia e Albania per portare fino a 3mila migranti al mese salvati in mare in due centri per il rimpatrio nel Paese balcanico. Sull'accordo, che ora passa al Senato, pende l’incognita del giudizio della Corte costituzionale albanese che dovrà pronunciarsi entro marzo. Esistono alcuni punti non chiari: chi e come dovrà stabilire la possibilità della persona salvata in mare di chiedere protezione al nostro Paese? Saranno le forze dell’ordine a bordo, il capitano della nave? Un'altra perplessità riguarda la legittimità del trasporto stesso di richiedenti asilo salvati in acque internazionali in un Paese terzo sicuro, ma non più vicino dell’Italia. Un grosso dubbio riguarda i diritti dei più deboli, che il governo si è impegnato a non portare in Albania. Eppure la maggioranza ha respinto gli emendamenti delle opposizioni che esplicitavano l'esclusione di minori non accompagnati e donne incinte dai Cpr albanesi. Infine i costi: se in un quinquennio verranno spesi 700 milioni, è ragionevole pensare che una tale somma potesse migliorare il sistema di accoglienza italiano favorendo l’integrazione. (Paolo Lambruschi)

Gigi Riva, morte di un mito. «Ecco perché mi ha cambiato la vita»

Di Gigi Riva si è detto tutto: un grande campione, un grande uomo, ha saputo trasformare il sogno di un'isola in una realtà... Il nostro Francesco Ognibene ha raccontato perché a lui Gigi Riva, scomparso il 22 gennaio, ha cambiato la vita, pur non essendo sardo, né avendolo mai conosciuto. «Perché Riva è stato un modo di stare al mondo, uno sguardo sulla vita, uno stile di rispetto non negoziabile verso tutti e di fierezza mai esibita, di umiltà consapevole dei doni ricevuti, di allergia assoluta a ogni presunzione e chiacchiera vana, di fiducia data e ricevuta anche sapendo di rischiare la fregatura, di amicizia discreta e fedele. Si può vivere così, lui ne è stata la dimostrazione certificata, il modello e lo standard immortale».

È vita e Noi in famiglia, in arrivo le nuove newsletter settimanali di Avvenire

Due nuove newsletter a breve in casa Avvenire.
Noi in famiglia sintetizzerà il meglio di quanto pubblicato sulle nostre pagine e sul sito di Avvenire e annuncerà gli eventi più significativi – in primo piano gli appuntamenti dell’Ufficio famiglia Cei e del Forum delle associazioni familiari – che si stanno preparando.
È vita: ogni giovedì mattina notizie, approfondimenti, testimonianze, interviste, scenari, per comprendere le grandi questioni etiche, scientifiche e giuridiche attorno alle frontiere della vita umana e della medicina.

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Storia / Quale mondo sarebbe se avesse vinto Cleopatra?

Meno di quattordici anni, dal 44 al 30 a.C.: cioè dall’assassinio di Cesare al suicidio di Antonio e Cleopatra all’indomani della sconfitta di Azio. Meno di tre lustri: ma fra i più intensi e documentati della storia romana. Se Cleopatra, la grande, affascinante, intelligentissima e coltissima regina egizio-ellenistica avesse avuto la meglio (sarebbe potuto accadere, e magari non sarebbe stato male) la storia del mondo non sarebbe stata la medesima: Roma ne sarebbe stata forse un po’ meno protagonista, ma Alessandria sarebbe stata ancora più grande e gloriosa e duratura. E forse anche i progetti di Cesare si sarebbero più profondamente e fedelmente realizzati. Il gioco serissimo della storia “fatta con i se” nel nuovo libro di Giusto Traina, "La prima guerra mondiale della storia. Dall’assassinio di Cesare al suicidio di Antonio e Cleopatra" (Laterza). La recensione dello storico Franco Cardini.

Il Vangelo di domenica 28 gennaio commentato da padre Ermes Ronchi

Gesù, “felice rovina” di ciò che non è amore

Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, a Cafàrnao, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento (...). LEGGI QUI

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