giovedì 5 gennaio 2023
Papa Benedetto XVI nel 2009

Papa Benedetto XVI nel 2009 - Ansa

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«Benedetto, fedele amico dello Sposo, che la tua gioia sia perfetta»

«Benedetto, fedele amico dello Sposo, che la tua gioia sia perfetta nell’udire definitivamente e per sempre la sua voce!»; con queste parole, solenni e insieme intime, si è conclusa l'omelia di papa Francesco nella Messa delle esequie, giovedì 5 gennaio in piazza San Pietro, al cospetto di una folla che Vatican News calcola in 50mila fedeli.

Acquietatasi la commozione per la scomparsa del Papa emerito, rientrato negli argini il fiume tumultuoso di commenti, interventi e interviste che ha rotto gli argini già poche ore dopo l'annuncio della morte, la mattina del 31 dicembre, possiamo in questa newsletter ripercorrere quella che resterà la sua eredità spirituale per i credenti di tutto il mondo.

Partiamo dunque in questo percorso con il suo testamento spirituale, diffuso il 31 dicembre stesso: un testo prezioso, in cui Joseph Ratzinger ringrazia i genitori per averlo cresciuto nell'amore e nella fede, il fratello e la sorella per averlo accompagnato nella vita, gli amici, i collaboratori, la prima patria e la seconda, l'Italia. Un passaggio fondamentale è dedicato alla "ragionevolezza della fede", che Ratzinger ricorda essersi consolidata pure al cospetto di teorie insidiose che si sono rivelate "semplici ipotesi" - e cita la "generazione liberale", la "generazione esistenzialista" e la "generazione marxista". Ed ecco la conclusione, luminosa come un diamante: "Ho visto e vedo come dal groviglio delle ipotesi sia emersa ed emerga nuovamente la ragionevolezza della fede. Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita — e la Chiesa, con tutte le sue insufficienze, è veramente il Suo corpo".

Quell'invito a tutti a vivere «come se Dio ci fosse»

Da gran teologo e da pontefice, Ratzinger ha sempre invitato tutti a vivere etsi Deus daretur, come se Dio ci fosse, smisurata «misura» che ci aiuta a contenere e convertire il male, anche orribile, di cui siamo capaci e a fare il bene che ci sospinge a realizzare la nostra personale e comunitaria umanità. E a farlo con coraggio, sapendo anche stare creativamente in minoranza, oltre gli slogan, il cinismo, ogni strumentalizzazione e manipolazione dell’umano. Così ha scritto il direttore Marco Tarquinio, che ha ricordato «la sua immensa e gentile forza intellettuale, dedita alla chiarezza e al dialogo». La Speranza, l'Amore che è Dio senza il quale non c'è Verità sono stati i capisaldi, per il Papa che si definì «umile lavoratore nella vigna del Signore», di una fede cristiana per sempre giovane e che sarebbero diventati anche titoli di sue Encicliche, culmine di un lungo e straordinario magistero, fino all’appartato studio e all’incessante preghiera degli ultimi dieci anni vissuti al monastero Mater Ecclesiae. «Joseph Ratzinger ha saputo affrontare il potere e rinunciare a esso, pur in quella forma spirituale e specialissima a cui era stato eletto e che per otto anni ha incarnato. Ma la Croce di Cristo sino all’ultimo istante, ne siamo certi e grati, è stata e restata il “suo” posto sulla nostra Terra senza pace e affamata di giustizia e di verità».

La sua eredità: le parole e il silenzio

Quasi otto anni sulla Cattedra di Pietro. E quasi dieci da Papa emerito. Il tempo della parola e quello del silenzio. Dopo la sua morte, salta agli occhi questa apparente dicotomia delle due parti finali della vita terrena di Benedetto XVI. Il pontefice teologo, autore, prima e dopo il 2005, di libri mirabili e altrettanto importanti discorsi, aveva nella capacità di maneggiare le parole uno dei suoi talenti indiscussi ed esse costituiscono un corpus teologico e magisteriale di immenso valore. Si può immaginare, dunque, quale suprema rinuncia abbia dovuto compiere l’uomo, il credente, il Papa una volta divenuto emerito, nel deporre volontariamente anche l’esercizio di quella sua meravigliosa capacità. Quasi un “martirio della pazienza”, come lo definisce il nostro vaticanista Mimmo Muolo in un suo commento, il suo farsi muto per il bene della Chiesa, dopo aver constatato che le forze non gli erano più sufficienti per il governo. Ma ecco il lato sorprendente dell’ultima parte della sua vicenda terrena, che ricompone l’apparente dicotomia di cui si diceva. Quel silenzio, in realtà, si è fatto esso stesso parola. E ha parlato al cuore del mondo, testimoniando rispetto, obbedienza e reverenza al suo successore, preghiera per tutti, gentilezza, rifiuto netto di ogni tentativo di strumentalizzazione anti-Francesco («il Papa è uno solo»), umiltà e grande amore a Cristo, alla Chiesa, agli uomini e alle donne di questo tempo. Questi quasi dieci anni di diverso “magistero” sono serviti ai fedeli da vasca di decantazione dei venti contrari e delle vere e proprie tempeste che il suo Pontificato ha dovuto affrontare. Per comprendere meglio la grandezza, la fecondità e l’eredità che Benedetto ci ha lasciato. Sia con le parole, sia con la preghiera nel silenzio.

«Un padre della Chiesa, paragonabile a Sant'Agostino»

Un "padre della Chiesa", accostabile a sant'Agostino. È ciò che pensa di Ratzinger il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, amico e discepolo. Il Papa emerito, ha detto in una intervista raccolta "a caldo" dalla nostra Stefania Falasca, è colui che più di tutti i teologi del XX secolo "è simile ai padri della Chiesa. Con il suo ministero episcopale e poi pontificale, con la sua maniera di essere teologo io lo paragono a sant’Agostino che è stato suo maestro". Inoltre, secondo Schönborn la rinuncia al pontificato, che tanto sorprese la Chiesa e il mondo, "ha umanizzato l’immagine del Papa perché umilmente ha ammesso la realtà. Questo atto perciò è importante per l’immagine del Papa e del suo ruolo, dunque per la storia della Chiesa e per il suo futuro".

E di umiltà come cifra del pontificato e del decennio successivo ha parlato anche il cardinale Angelo Scola, intervistato da Davide Parozzi. Quale eredità lascia alla Chiesa anche alla luce della sua scelta di rinunciare al ministero petrino? «Lo ha anticipato il giorno stesso della sua elezione definendosi come un “umile servitore della vigna”, dove la virtù dell’umiltà attraversa non solo i suoi gesti, ma tutto il suo magistero e tutta la sua teologia. La rinuncia al pontificato ha certamente la sua radice in questa pratica dell’umiltà. Bisognerebbe vivere immedesimandosi con questo suo atteggiamento».

La "teologia in ginocchio" di Ratzinger secondo papa Francesco

Il 14 gennaio sarà in libreria una raccolta di pensieri spirituali di Ratzinger, la cui prefazione è stata scritta da papa Francesco. Nel testo, che Avvenire ha pubblicato, il Papa scrive che «Benedetto XVI faceva teologia in ginocchio. Il suo argomentare la fede era compiuto con la devozione dell’uomo che ha abbandonato tutto se stesso a Dio e che, sotto la guida dello Spirito Santo, cercava una sempre maggior compenetrazione del mistero di quel Gesù che lo aveva affascinato fin da giovane».

Giovagnoli sulla Cina, Ferrara sulla politica internazionale: tutte le interviste su Benedetto

Nel nostro sito potete trovare, raccolte in questo approfondimento, molte cronache, interviste, analisi e opinioni sulla morte e l'eredità del Papa emerito Benedetto XVI.

Segnaliamo in particolare due interventi su temi molto diversi tra loro. Il primo è dell'ambasciatore Pasquale Ferrara, che ragiona sula lettura che Benedetto aveva elaborato sui rapporti tra Stati, culture e religioni, a partire da una "teologia riflessiva delle relazioni internazionali, che si univa alla più consueta pastorale diplomatica".

Il secondo è di Agostino Giovagnoli, che ripercorre il rapporto di Ratzinger con l'Asia e in particolare con la Cina. Benedetto XVI era convinto che - con le sue stesse parole - «"come durante il primo millennio cristiano la Croce fu piantata in Europa e durante il secondo in America e in Africa, così durante il terzo millennio una grande messe di fede sarà raccolta nel vasto e vitale continente asiatico". È una delle grandi linee del pontificato di Benedetto XVI - conclude Giovagnoli - che, interrotte da incidenti e ostacoli, sono state poi riprese e rilanciate da papa Francesco».

Tutto il materiale è consultabile gratuitamente e liberamente.

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