giovedì 6 aprile 2023
La Via Crucis al Colosseo

La Via Crucis al Colosseo - ANSA

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Le voci di pace dai Paesi straziati dalla guerra: i 14 "grazie" del Papa

«Sono un ragazzo ucraino, sono arrivato in Italia ed ero triste, mi sono sentito spogliato di tutto: completamente nudo (...) Ma nel cuore mi è rimasta quella certezza di cui mi parlava la nonna quando piangevo: 'Vedrai passerà tutto. E con l'aiuto del buon Dio tornerà la pace'». «Io, invece, sono un ragazzo russo... mentre lo dico sento quasi un senso di colpa, ma al tempo stesso non capisco perché e mi sento male due volte. Spogliato della felicità e di sogni per il futuro». È la meditazione che ieri sera ha accompagnato la decima stazione della Via Crucis al Colosseo, che papa Francesco ha seguito da Santa Marta a causa del freddo pungente. Negli altri testi, compaiono le tante guerre dimenticate del mondo: i giovani dell'America Centrale, stretti nella violenza del narcotraffico e dello sfruttamento; il dramma delle migrazioni, con la testimonianza, tra le altre, di un giovane migrante africano che per sei volte ha tentato la traversata verso l'Europa; di un prete balcanico torturato durante la guerra, di donne del Sud-est asiatico e dell'Africa Occidentale... Testimonianze raccolte dallo stesso Papa nei suoi viaggi, trasformati in testi toccanti e dolenti che non lasciano l'ultima parola alla morte, bensì alla speranza. La Via Crucis si è conclusa con la preghiera del Papa, che ha scandito 14 volte "grazie". QUI TUTTI I TESTI DELLA VIA CRUCIS.

DA LEGGERE Il Venerdì Santo di Cristo e di noi tutti: la vergogna e l'ascolto di Pierangelo Sequeri

Processioni vietate (e figuranti inseguiti per strada) nel Nicaragua di Ortega

Nel Nicaragua di Daniel Ortega le processioni della Settimana Santa sono state vietate. A Nindiri, paesino a 26 km da Managua, alcuni "Cirenei" hanno cercato di uscire comunque dalla chiesa di Santa Ana per sfilare. E sono stati regolarmente inseguiti, riacciuffati e riportati in chiesa (qui il video). In tutta la nazione, in gran parte cattolica, oltre 30 celebrazioni pubbliche sono state annullate per «ragioni di sicurezza». Ma la stima è al ribasso: nella sola capitale, la polizia ha messo sotto sorveglianza 118 parrocchie per impedire Via Crucis “clandestine”. Un parroco è stato arrestato, picchiato ed espulso per aver celebrato il corteo delle Palme, domenica scorsa. La Chiesa – unica realtà indipendente rimasta nel Paese – ormai è bersaglio continuo della repressione di Ortega. Negli ultimi 16 mesi, 21 sacerdoti sono stati incarcerati o esiliati come «traditori», decine sono minacciati e messi sotto stretta vigilanza. Lo strappo più clamoroso si è consumato il 12 marzo, quando il governo ha sospeso le relazioni diplomatiche con la Santa Sede. Lo racconta qui Lucia Capuzzi.

Ucraina, la diplomazia in moto. E quei compromessi per spianare la strada alla pace

La guerra in Ucraina ha superato il 400esimo giorno e l’attenzione è rivolta a Pechino, dove in questi giorni sono andati in visita la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente francese, Emmanuel Macron. È evidente che il “piano di pace” di Pechino, subito bocciato dagli Usa, ha rimesso in moto le diplomazie. Sullo sfondo dell’imminente (e misterioso) lancio della controffensiva ucraina armata dall’Occidente, con obiettivo finale la Crimea, Von der Leyen ha incoraggiato Xi a contattare il presidente ucraino Zelensky, come scrive nella sua analisi Andrea Lavazza. Un altro autorevole analista, Francesco Battistelli, scrive d'altra parte su Avvenire che «aspettarsi una novità decisiva dal campo è un nonsenso». Prima o poi Putin da un lato, Zelensky e Biden dall'altro dovranno «porre da parte la propaganda e le armi e imboccare l'unica via possibile. La via della pace, cioè della comunicazione diplomatica, cioè della politica». E del compromesso, che Battistelli circostanzia in tre grandi punti: una rinuncia territoriale reciproca, una collocazione internazionale, per l'Ucraina, che comprenda l'ingresso nella Ue ma non nella Nato e infine la cessazione delle sanzioni economiche a Mosca con un contemporaneo piano di ricostruzione delle aree colpite dalla guerra. «In alternativa a un accordo di compromesso c’è soltanto una guerra a oltranza». Anche in Germania, intanto, spuntano voci di pace: l'appello promosso da Peter Brandt, figlio dell'ex cancelliere Willy.

Questa settimana si è anche saputo che papa Francesco era pronto ad andare a Mariupol, nel maggio 2022, per cercare di salvare la popolazione della città martire. Lo racconta il nostro inviato Giacomo Gambassi.

Il pasticcio dell'utero in affitto: l'attrice Ana Obregòn madre e nonna insieme

Mamma? Nonna? Entrambe? Un dilemma che riguarda Ana Obregòn, l'attrice spagnola diventata madre per contratto, a 68 anni, di una bambina nata a Miami da utero in affitto. La piccola Ana Sandra Lequio Obregòn, nata il 20 marzo, è sua nipote biologica, in quanto concepita con il seme del figlio Aless Lequio, scomparso nel 2020 per un tumore. "Legalmente è mia figlia, e così viene indicato sul suo passaporto", ma è anche la figlia orfana dell'unico figlio. Un pasticciaccio brutto, come scrive Antonella Mariani, nell'epoca in cui ogni desiderio diventa diritto, in cui il corpo di una donna diventa luogo di lavoro e in cui, infine, si fa nascere programmaticamente una bambina da un padre morto.

Germania, la favola del rifugiato diventato sindaco (8 anni dopo l'arrivo)

Rayyan Alshebl aveva sentito per la prima volta parlare della Germania nel 2009, guardando in tivù le partite di calcio del Bayern Monaco. Era ancora a casa sua a Sweida, città della Siria al confine con la Giordania: pochi anni dopo, avrebbe cercato asilo nel Paese che nel 2015 con l'allora cancelliera Merkel decise di aprire una corsia preferenziale ai rifugiati siriani, in seguito alla morte del piccolo Alan Kurdi trovato senza vita sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia. Oggi Alshebl non è solo cittadino tedesco, ma è stato eletto sindaco di Ostelsheim, una cittadina di 2.500 abitanti vicino a Stoccarda, rendendolo di fatto uno dei primi rifugiati siriani a essere eletto a una carica pubblica. La favola bella di Rayyan raccontata dalla nostra Ilaria Solaini.

Mario Botta compie 80 anni: intervista intima e preziosa al grande architetto

La «modesta casa contadina» in un villaggio del Canton Ticino, il gineceo degli affetti, l'antipatia per la scuola, la salute cagionevole, la famiglia... È un'intervista molto intima e preziosa quello che il grande architetto Mario Botta ha concesso al nostro Giovanni Gazzaneo in occasione del suo 80esimo compleanno. Eccone alcuni passaggi:

«Ho sempre interpretato l’architettura come una forma d’arte: quella che trasforma una condizione di natura in una condizione di cultura.

La logica del mio operare? Trovare ogni volta un’idea portante che giustifichi la ragione del sostituire alla terra l’opera dell’uomo».

Sulla progettazione a Leopoli della chiesa della Divina Provvidenza, con il monastero e un centro polifunzionale: cosa significa edificare un luogo sacro in un Paese in guerra? «Viene spontanea la domanda: a cosa serve costruire una chiesa se contemporaneamente si distrugge senza pietà la città e un’intera nazione? Serve perché è un segno di rinascita, di speranza, di resistenza di fronte ai cumuli di macerie... ».

Come papa Francesco, anche lei non va mai in vacanza. Perché? «Perché trovo le “vacanze” nel mio lavoro».

Il Vangelo di Pasqua commentato da padre Ermes Ronchi / PODCAST

Il Vangelo di domenica 9 aprile commentato da padre Ermes Ronchi

Dio regala vita infinita a chi produce amore

Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba. (...) L’angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù». - ASCOLTA QUI

Santità artificiale, la Pasqua dei libanesi e il piano inglese anti immigrati: il meglio degli altri

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