Ricucire pace in tre punti
mercoledì 5 aprile 2023

A tredici mesi dall'invasione russa la guerra in Ucraina è, militarmente e politicamente, in una fase di stallo. La politica tace perché aspetta la soluzione militare. La soluzione militare aspetta l'intervento dell'arma risolutiva e/o dell'operazione che sbaraglia il nemico. Né l'una né l'altra sono imminenti, in uno scenario che non lascia spazio a colpi di scena. O perlomeno c'è da augurarsi che non ce ne siano, dato che l'unico colpo di scena possibile sarebbe una testata nucleare tattica fatta esplodere sul teatro delle operazioni, con conseguenze devastanti per tutti.

Nel frattempo, le unità combattenti si logorano in una guerra di usura che difficilmente avrà un vinto e un vincitore. Le forze ucraine e russe non si equivalgono settore per settore, ma si equivalgono nel complesso. Sostenuti dalla Nato, gli ucraini sono superiori sul piano tecnologico, addestrativo e dell'intelligence, oltre che per capacità propria nella motivazione a combattere.

A loro volta i russi, con alle spalle le risorse di una grande potenza, possono contare su riserve umane, organizzative e di armamento di qualità non elevata ma di dimensioni poderose, in grado di sostenere un conflitto di lunga durata. Il risultato netto è uno stallo che assomiglia a quello che contrappone India e Pakistan, in conflitto per il controllo del Kashmir dal 1947-48. Con la differenza che questo conflitto è in Europa e mette a contatto le due maggiori potenze nucleari del pianeta.

In conclusione, l'esercito russo non raggiungerà mai Kiev. Nello stesso tempo mettere in rotta l'esercito russo è impossibile. Aspettarsi una novità decisiva dal campo è un nonsenso. Prima o poi Putin da un lato, Zelensky e Biden dall'altro dovranno porre da parte la propaganda e le armi e imboccare l'unica via possibile. La via della pace, cioè della comunicazione diplomatica, cioè della politica. Come sempre accade quando non si riesce a risolvere i problemi con la forza (o quando, come in questo caso, la forza è insopportabilmente costosa senza essere risolutiva) la via non può che essere quella del compromesso. Il compromesso appare inaccettabile ai contendenti, ma prima poi i contendenti dovranno accettarlo.


Ne circolano alcuni spunti, è arrivato il momento di metterli insieme. Respinto dai leader di Usa e Ucraina e ignorato dai media occidentali, il “Piano di pace” della Cina è più che altro una dichiarazione di princìpi. Non tutti banali, se uno legge il testo. Non può sfuggire che, fin dalle prime righe, viene ribadito che vanno sostenute “la sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale di tutti i Paesi”.

Oppure che “dovrebbero essere contrastati” oltre che l’uso, anche “la minaccia dell’uso delle armi nucleari” (tema quest’ultimo di evidente rilievo e attualità). I governi occidentali, europei in testa, farebbero bene a cogliere e valorizzare queste affermazioni, che oltre tutto vanno nella direzione diametralmente opposta da quella imboccata da Putin.

Partendo dalle indiscrezioni che filtrano dai protagonisti, nonché da Paesi terzi come la Turchia e la stessa Cina, un compromesso in grado di spianare la strada alla pace sarà l'assemblaggio di vari frammenti tra i quali:

A) Territorio: abbandono, da parte dei contendenti, del “programma massimo” dell’uno e dell’altro. Quindi rinuncia da parte dei russi ai territori strappati nel Donbass e inglobati nello pseudo referendum del settembre2022, così come rinuncia alla Crimea da parte dell'Ucraina (ipotesi implicita nella presa di posizione del capo di stato maggiore interforze Usa, Mark Mirey). Autonomia del Donbass sul modello dell'accordo italo-austriaco per l'Alto Adige Sud-Tirolo. Individuazione di una fascia smilitarizzata di adeguata profondità lungo entrambi i versanti della frontiera russo-ucraina.

B) Collocazione internazionale: ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea; rinuncia a entrare nella Nato; rinuncia al possesso di armi nucleari. Sicurezza del Paese garantita da un Trattato sotto gli auspici dell’Onu, sottoscritto dai cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

C) Economia: cessazione delle sanzioni economiche nei confronti della Russia, piano di ricostruzione delle aree colpite dalla guerra.

In alternativa a un accordo di compromesso c’è soltanto una guerra a oltranza. Cioè senza limiti prevedibili di durata, di intensità e di rischio di scalata sino a un conflitto diretto Nato-Russia.

Presidente di Archivio Disarmo

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