giovedì 16 febbraio 2023
Noi con le donne afghane: la nostra penna è la loro voce

Ansa

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Noi con le donne afghane: la nostra penna, la loro voce

L'ex parlamentare Maryam, che sogna la libertà per tutte le donne. La sindaca-ragazzina Zarifa, che della sua avventura ha tratto un documentario. L'universitaria Delroba, che insegna di nascosto alle coetanee. La portiera Nazira, che finalmente è libera di giocare a calcio. E poi Malalai, Hamida, Obaida... È una galleria di volti e di storie, quella proposta da Avvenire.it con la campagna #avvenireperdonneafghane. Fino all'8 marzo, ogni giorno, ciascuna delle giornaliste presterà la sua penna a una donna dell'Afghanistan; alcune voci sono state raccolte dall'interno del Paese, altre invece dall'esilio in Italia, Germania, Spagna, Stati Uniti. Non vogliamo che le donne afghane siano dimenticate, perché stanno letteralmente scomparendo dalla storia: non possono andare a scuola dopo i 12 anni, né all'università, né lavorare e nemmeno uscire senza un uomo della famiglia. Lucia Capuzzi descrive così il "modello Kandahar" che lo zoccolo duro dei taleban, ex allievi delle scuole coraniche allevati nella più bieca misoginia, vuole imporre a tutto il Paese.

Il direttore Tarquinio: 530 giorni dalla grande fuga dell'Occidente, e le donne pagano per tutti

«Cinquecentotrenta giorni fa noi occidentali abbiamo lasciato l’Afghanistan non alla sua libertà, ma all’arbitrio dei suoi signori e padroni. I venali e finti guardiani di una fragile democrazia, dimostratisi disposti a vendere tutto, anche i concittadini, per proprio tornaconto. E i taleban (con i loro finanziatori) decisi a comprare in blocco, scaricando poi, in modo sempre più dispotico, il prezzo dell’operazione sulla pelle dei ritrovati sudditi, in particolare delle donne»; così il direttore Marco Tarquinio presenta l'iniziativa #avvenireperdonneafghanistan.

«Ho accettato subito la proposta delle colleghe che l’hanno concepita e che la coordineranno perché ho chiaro, come i nostri lettori e le nostre lettrici, che il modo più profondo per dare conto di una tragedia è farlo attraverso gli occhi delle vittime. E in Afghanistan oggi nessuno è più vittima delle donne e più di loro protagonista della speranza necessaria. Qualcuno si chiederà perché questa iniziativa è affidata solo a donne. Semplicemente perché è giusto che siano donne a dare voce alle donne a cui la voce viene spezzata e tolta. Nessuna rinuncia alla nostra responsabilità comune, ma per tutti noi, a cominciare da me, un mettersi in ascolto con immedesimazione e rispetto».

Delroba, ex studentessa di Herat: piango ma non mi piego

Delroba, 24 anni, parla su Whatsapp da Herat: studiava sociologia, ma poi è arrivato il divieto per le ragazze di frequentare l'università. Lei ha aperto una "scuola coranica", l'unica tipologia ammessa, ma sotto a quell'insegna raccoglie altre ragazze e insegna materie proibite, come l'inglese. «Non mi sottometto alle decisioni dei taleban. Ho lavorato sodo, ho studiato tanto, ho nutrito speranze per il futuro», dice alla nostra Francesca Ghirardelli.

Damsa, infermiera di Emergency a Kabul: in 14 in casa, l'unica a lavorare

Ecco una testimonianza arrivata da Kabul: scrive Damsa (nome non autentico), 26 anni.

«Sono un’infermiera del Centro chirurgico per vittime di guerra di Emergency, a Kabul. Mi chiamo Damsa, ho 26 anni e ho scelto questa professione perché il mio desiderio è di poter aiutare la mia gente e il mio Paese. Provo una grande tristezza per tutte le donne del mio Paese. Ci capita di essere fermate e ricevere domande come “Perché sei in strada da sola? Dove stai andando”? Ciò rende le nostre giornate pesanti e piene di pensieri. Molte mie conoscenti hanno dovuto lasciare il lavoro; ad esempio mia cugina. È un architetto e lavora nel settore privato. Era l’unico membro della famiglia a portare a casa uno stipendio e ora la sua famiglia sta lottando per riuscire a sopravvivere giorno dopo giorno. Anche io sono preoccupata. Siamo in 14 a casa e sono l’unica a lavorare, quindi il fatto di avere abbastanza cibo per ogni giorno dipende da me. Infatti anche i maschi della mia famiglia, ad esempio mio fratello, hanno perso il lavoro. Poiché le pazienti donne possono essere trattate solo da personale femminile, se il divieto di lavorare si estendesse anche all’ambito sanitario, ciò significherebbe impedire alle afghane di ricevere le cure di cui hanno bisogno, violandone perciò il diritto alla salute».

Il nostro progetto (insieme alla Caritas): sosteniamo l'istruzione femminile

Sono molte le organizzazioni umanitarie che si trovano di fronte alla scelta se e come continuare le proprie attività in Afghanistan, dopo il divieto alle donne di lavorare in qualsiasi attività sociale, tranne il settore sanitario. Alcune hanno già deciso di interrompere ogni iniziativa, affievolendo il già limitato flusso di aiuti verso una popolazione che sta soffrendo tantissimo. È importante quindi sostenere le poche realtà che riescono ancora a operare nel Paese, in particolare nel settore dell’educazione femminile.

Le organizzazioni partner di Caritas Italiana lavorano con una rete di centri che integrano la didattica ordinaria con lezioni di matematica, scienze e inglese. Con il programma Eots (Each One Teaches Some – Ognuno insegna a qualcuno), si chiede alle ragazze che hanno completato il programma di supporto scolastico di insegnare a loro volta ad altre ragazze e bambine nei propri villaggi. Il programma coinvolge attualmente 2.400 studenti, il 65% dei quali sono ragazze.

La nuova App per la lettura di Avvenire su smartphone e tablet

Nuova app per la lettura di Avvenire su smartphone e tablet, con una grafica ancora più semplice e immediata. Ogni giorno, a partire dalla mezzanotte, sarà presente l’edizione in edicola. In evidenza uno tra gli inserti del giorno: di volta in volta “Noi in famiglia”, “Economia Civile”, “Popotus” e “Agora7”. Con la nuova app è possibile personalizzare la home con i vostri inserti preferiti e, novità nella novità, si potranno portare in evidenza, subito pronte alla consultazione, le diverse edizioni diocesane. L’applicazione è scaricabile dal Play Store di Google dell'App Store di Apple. Per i vecchi utenti basterà aggiornarla.

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