Peccato Sanremo, non per la musica che gira intorno ma per la volgarità
martedì 14 febbraio 2023

Fiorello avrebbe voluto la nostra prima pagina per la triste esibizione di Rosa Chemical con Fedez. E anche qualche altro poco-lettore. Abbiamo da parlare di cose più serie in prima pagina: delle donne d’Afghanistan. E di educazione. Quella che è volgarmente mancata anche a Blanco. Che in tv ha rotto tutto e i cocci ce li han fatti raccogliere a casa


Grazie a tutti coloro che ci hanno scritto su Sanremo e, soprattutto, su ciò che di poco canoro e di per niente musicale sul mitico palco del Festival della canzone italiana è avvenuto. Grazie a tutti, sì, anche se pubblico qui oggi solo poche lettere, da quella di Matteo Marcelli, giovane e lucido collega, a quella del signor Careggio che con italiano aulico e fustigatore, mi fa intuire che avrebbe forse apprezzato un’edizione straordinaria di “Avvenire” del lunedì preceduta da qualche solenne anatema domenicale per mettere a posto quelli che a Sanremo si son fatti notare per provocazioni e volgarità. Come appunto Rosa Chemical e Fedez protagonisti, nell’ultima serata, di un programmato e programmatico sbatacchiamento e sbaciucchiamento tra maschietti. Tristezza vestita (per fortuna almeno vestita) da finta allegria. La nostra inviata Angela Calvini l’ha incastonata perfettamente nella cronaca finale di un festival «in cui ognuno ha fatto quel che ha voluto». L’avrebbe voluta da noi la sua prima pagina “al bacio” anche il buon Fiorello, che sa piazzare battute analogiche a ore improbabili, ma con una vecchia e buona carica a molla che le fa girare in ogni modo nelle ore di probabile massima audience digitale. Mi dispiace che certi potenziali lettori (che guardano i cattolici e le nostre pagine “da lungi”) e l’ottimo showman, ed evidentemente non-abbastanza-lettore di “Avvenire”, ne siano rimasti delusi e temo che ancor più lo saranno. Ma così è. Come canta Francesco Guccini, straordinario grande vecchio della nostra canzone d’autore (di casa, però, nell’altra Sanremo, quella del Premio Tenco), “Avvenire” «di solito ha da far cose più serie». Domenica, per esempio, parlavamo di donne. Le donne afghane. E di educazione. L’educazione che è mancata a Blanco, che dal palco dell’Ariston ha volantinato vandalismo, e anche ai reggitori del festival che, ramazza a parte del buon Morandi, han lasciato che a raccogliere i cocci dello spot devastatore fossero famiglie, scuole, oratori e centri sportivi. È questo, a scorrere le lettere arrivate in redazione, che ha fatto più male ai nostri lettori (insegnanti e no). Peccato, perché l’intelligenza con cui Amadeus sta facendo “vedere” a tutti tutta la musica che gira intorno nell’Italia del terzo decennio del Ventunesimo secolo non meriterebbe il sabotaggio della volgarità e l’assedio asfissiante delle pretese, variamente assortite, di pensiero unico…


L’UNICA VITTIMA DELLE PROVOCAZIONI È LA BELLEZZA, E BISOGNA PUR DIRLO

Caro direttore,
dice Fiorello, e Ferragni annuisce, che Rosa Chemical e Fedez con un bacio omosessuale si son conquistati la prima pagina di “Avvenire”... Non è successo e non succederà, se conosco almeno un po’ te e il giornale per cui anch’io scrivo. Credo anche, pensa un po’, che sia un bene che il buon gusto non sia la misura di tutto, altrimenti non avremmo avuto né Freddy Mercury né Jimi Hendrix, i quali hanno più volte simulato amplessi sul palco. Il punto non è neanche lontanamente la musica. Il punto è il messaggio. Quello che intende confondere la tolleranza e la libertà, anche sessuale, con la volgarità. E penso anche che se il finto sesso messo in scena sabato notte da Fedez e Rosa Chemical fosse stato eterosessuale, questo non ne avrebbe attenuato affatto, appunto, la carica di volgarità. Bigottismo e posizioni sull’omosessualità della Chiesa non sono, dunque, da tirare in ballo, così come – sorprendentemente – neanche il trash, inteso come rivendicazione di ciò che, pur essendo divergent, fa parte comunque della cultura umana e per questo ha una sua specifica dignità. Il punto piuttosto è quella che una delle professoresse che ho avuto in un oggi tanto bistrattato liceo classico avrebbe definito «mancanza di senso del kairos». Come dire andare a una serata di gala in tuta (cosa che adesso si fa, tra l’altro, ed è anche molto apprezzata). Per questo non ho voglia di gridare al rovesciamento dei valori o a un pericolo presunto per i nostri figli. La performance di Fedez e di Rosa Chemical, vale tutt’al più come un peto sfuggito, ma rivendicato in pubblico. È la bellezza, quella che dovrebbe salvarci, ma è l’unica vittima di questa ridicola messinscena e in questa società, che si pretende libera e tollerante. Permettimi di dirlo.

Matteo Marcelli

INCREDIBILE CHE TRA TANTI DRAMMI LA PRIMA DELLE NOTIZIE SIA SANREMO

Gentile direttore,
mai avrei immaginato di voler intervenire con una lettera al mio giornale a proposito di un Festival di Sanremo. Tra i drammi sociali ed economici, nazionali e internazionali che quotidianamente si consumano e ai quali “Avvenire” dà i titoli più importanti in prima pagina (e solo quelli), che la gran parte dei media si concentri così tanto su un Festival mi appare quasi un affronto. Tuttavia, il modo in cui il dibattito si è acceso in questi giorni mi fa pensare... Quello che mi ha meravigliato non è tanto il risentimento che l’una o l’altra parte politica può avere verso certe prese di posizione, quanto lo scandalo di alcuni nel vedere una televisione che “fa politica”. Non so se stupirmi di più innanzi all’ipocrisia di chi non sa e non vuole vedere che la televisione parla di politica da più di 70 anni o davanti a chi ritiene che possa esistere un intrattenimento che sia solo tale. Infatti, forse ci siamo dimenticati che anche non parlare di politica è far politica. E a chi (senza far nomi) invoca i “bei tempi” (quali?) in cui la musica leggera si definiva tale, vorrei ricordare la superficialità così desolata a cui una gran parte della cultura italiana si è ormai adagiata per simili logiche. Il problema non è la “politica”, è il modo con cui essa deve – dovrebbe – esser fatta.

Elia Corvaglia

MA DAVVERO QUESTO FESTIVAL È UNO «STRAORDINARIO SUCCESSO»?

Caro direttore,
mi fa seriamente riflettere il fatto che i media parlino del 73° Festival di Sanremo come di un “successo straordinario”. Non me la sento di tacere di fronte al degrado che la Rai, servizio pubblico sostenuto dal canone, ha disinvoltamente portato in scena nel corso di queste serate. Sorvolando, ma non troppo, sulla mancanza di buon gusto di certi look per così dire “arditi”, non c’è dubbio che l’ideologia del “gender fluid” (penso ai baci dispensati con una certa dose di teatralità) e l’aborto (vedi più che visibili collane indossate sul palco). Che poi è la demolizione dello sforzo di chi, ogni giorno, tenta in campo educativo di proporre alti valori e solidi esempi: si lascia passare come “normale” che di fronte a un problema tecnico un ragazzo possa spaccare tutto e buttare nel cestino la fatica e il lavoro duro di tante altre persone. Chi educa e cresce qualcuno cerca di far comprendere che ogni azione può essere buona o meno, che ogni gesto ha le sue conseguenze. È stata esaltata una spettacolarizzazione del corpo (perché se il fine è buono, allora è buono anche il mezzo), mostrandone con scioltezza parti intime, seppur “finte”, e mimato un amplesso, mentre tra i giovani si combatte la piaga dell’uso smodato in internet della pornografia, mentre si cerca, ancora, di far capire che il corpo possiede una sacralità, e che deve esistere il rispetto del proprio essere e di quello dell’altro. Insomma, un grande e “straordinario successo” tutto questo, che ha messo da parte anche la musica...

Lucia Nico

SE MAMMA E FIGLIA/O SUL PALCO AVESSERO RINGRAZIATO UN CENTRO DI AIUTO ALLA VITA?

Gentile direttore,
in qualità di genitore e nonno, mi chiedo quali reazioni avrebbe avuto nell’opinione pubblica, ma soprattutto nei paladini delle libertà e dei diritti individuali, se sul palco fosse salita una mamma con la propria bimba o bimbo a testimoniare che un Centro di aiuto alla Vita l’ha aiutata a non abortire! La verità è che il dio denaro comanda anche e soprattutto a Sanremo.

Gianmario Canavesi Olgiate Olona (Va)

UN INVITO AL SIGNOR BLANCO: CHIEDA SCUSA E SI DIA DA FARE

Gentile direttore,
vorrei dire al signor Blanco che, malgrado il suo gesto vandalico e altamente diseducativo compiuto al Festival di Sanremo 2023, non riuscirà a distruggere anche il nostro lavoro di educatori delle nuove generazioni. Nella scuola ci sono valori e insegnamenti che ogni mattina vengono vissuti e tramandati. Ciò che lei ha fatto non merita il ricordo e offende il nostro lavoro di educatori. Peccato aver sprecato un’occasione come il Festival per dare un messaggio positivo agli italiani e soprattutto ai più giovani. Credo che abbia solo una possibilità: chiedere scusa e, con il suo lavoro, unirsi alle tante persone che, stando accanto alle ragazze e ai ragazzi, dedicano il loro tempo (anche libero) per educare. Se il signor Blanco ci proverà, vedrà che la sua vita prenderà un senso vero.

Federico Teloni, insegnante

NOI CHE OGGI, PUR DA LONTANO, OSSERVIAMO LA CHIESA CATTOLICA…

Signor direttore,
noi che cinquant’anni fa s’andava a studiare il catechismo per poi la domenica tirar quattro calci al pallone, pur da lungi, osserviamo da sempre e con discreta attenzione la Chiesa Cattolica. Di conseguenza, passata la tormenta di Sanremo, stupiamo che i cattolici tergiversino prudenti e valutino se e cosa dire o tacere. Eppure – mi pare – i luciferini di Amadeus e di viale Mazzini han fatto consueto strame della Dottrina, felici di contraddire e di contrapporsi a quei valori che un tempo le gerarchie cattoliche dichiaravano coerentemente “non negoziabili”. Posso azzardare? Forse pesa più non scontentare quella quota parte liquida che da un decennio privilegiano Oltretevere così attenti al transeunte e scrupolosamente coi piedi ben piantati per terra, piuttosto che rassicurare coloro che forse meriterebbero di più, ma beneficiando del fatto che sono i fidelizzati di sempre…

Maurizio Careggio

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