giovedì 7 luglio 2022
Approvata con 324 sì, 155 no e 38 astenuti, non è vincolante. Il vicepresidente del Ppe Tajani: interferenza negli affari interni di un grande Paese democratico come gli Usa
Il Parlamento Ue a Strasburgo

Il Parlamento Ue a Strasburgo - Ansa

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Modificare la Carta dei diritti fondamentali Ue per inserirvi l’aborto. La richiesta compare nella seconda risoluzione (che non ha valore giuridico) approvata nel giro di un mese dal Parlamento Europeo sulla sentenza della Corte Suprema Usa che ha cassato la storica sentenza Roe vs Wade del 1973.

Una risoluzione approvata con 324 sì, 155 no e 38 astensioni. Compatti a favore i Socialisti e Democratici (tra cui tutta la delegazione del Pd), salvo tre dissidenti (non italiani), i liberali di Renew (tranne quattro deputati), i Verdi, la Sinistra unitaria e i M5s. Contraria la massima parte dei Conservatori (tra cui FdI), la destra euroscettica (tra cui la Lega, tranne una dissidente). Il Ppe, invece, si è spaccato in due. Compatta per il no alla risoluzione Forza Italia. L’altra risoluzione del 9 giugno era stata approvata grosso modo dalla stessa maggioranza, allora fondata solo su indiscrezioni, visto che la Corte Suprema si è espressa il 24 giugno.

La risoluzione ribadisce il concetto già espresso dal Parlamento Europeo in testi analoghi, e cioè che l’aborto è un «diritto umano», e chiede anzi di modificare la Carta dei diritti fondamentali Ue per aggiungere all’articolo 7 (rispetto alla vita privata e familiare) un paragrafo 7a: «Ognuno ha il diritto a un aborto sicuro e legale».

Non basta: la risoluzione «chiede all’Ue e ai suoi Stati membri di legalizzare l’aborto (l’unico Stato membro in cui è del tutto vietato è Malta, ndr)» nonché di perorare «la sua inclusione nella Dichiarazione universale dei diritti umani».

Non manca un nuovo appello al «Congresso degli Stati Uniti ad approvare una legge che protegga l’aborto a livello federale».

Il testo ha una mera valenza politica. Che Washington si lasci influenzare da Strasburgo è inverosimile, mentre per cambiare la Carta Ue dei diritti fondamentali ci vorrebbe l’unanimità di tutti gli Stati membri. Inoltre, le questioni sanitarie e familiari (in cui rientra l’aborto) sono, in base ai trattati Ue, stretta competenza nazionale. Infine, l’aborto non è riconosciuto come diritto umano da nessuna convenzione o trattato internazionale né da alcuna costituzione di Stati europei.

«Questo testo – dice ad Avvenire Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia e vicepresidente del Ppe – è una mera provocazione. Non ha alcun senso fare una seconda risoluzione dopo un mese per interferire ancora una volta negli affari interni di un grande Paese democratico come gli Usa».

Oltretutto negli Usa «il potere giudiziario è indipendente, del resto la sentenza non si esprime sulla legalità o meno dell’aborto». Inoltre «è illiberale criminalizzare gli attivisti pro-vita». «Assurda ingerenza nei confronti degli Usa e degli Stati membri» gli fa eco la leghista Simona Baldassarre. «I venti di regressione sui diritti delle donne restino lontani dall’Europa: – commenta invece la senatrice del Pd Monica Cirinnà, soddisfatta del voto – occorre vigilare e resistere». Ha fatto un certo scalpore la leghista Gianna Gancia, che si è dissociata dal suo partito votando a favore. «Non si può tornare indietro su posizioni oscurantiste e di retroguardia» ha detto all’Adnkronos.

Protestano intanto varie associazioni. «Il riconoscimento di un presunto diritto all’aborto – ha dichiarato il presidente della Fafce (la Federazione delle associazioni delle famiglie cattoliche) Vincenzo Bassi – nella Carta dei diritti fondamentali Ue sarebbe in flagrante contraddizione con la Carta stessa, che sancisce il diritto all’inviolabilità della dignità umana e il diritto alla vita». Pro Vita parla di «delirio ideologico di ispirazione totalitaria».

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