giovedì 11 aprile 2024
Il presidente dell'associazione fondata da don Oreste Benzi contro la risoluzione che oltre a chiedere il "diritto all'aborto" nella Carta Ue vuole che si neghino fondi a chi sta al fianco delle madri
«Strasburgo ci definisce anti-scelta ma siamo noi a liberare le donne»
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«Il fatto che nella risoluzione si chieda di eliminare i sussidi alle associazioni pro-life significa eliminare ogni possibilità di stare al fianco delle donne, ascoltare il loro dolore e insieme a loro cercare soluzioni per poter affrontare una gravidanza indesiderata». è l’amaro commento di Matteo Fadda, presidente della Comunità papa Giovanni XXIII, alla risoluzione con la quale il Parlamento Europeo ha non solo chiesto che sia introdotto il «diritto di abortire» nella Carta fondamentale dell’Ue ma anche espresso preoccupazione per il più che presunto «significativo aumento dei finanziamenti per i gruppi anti-genere e anti-scelta in tutto il mondo, anche nell'Ue» invitando «la Commissione a garantire che le organizzazioni che operano contro la parità di genere e i diritti delle donne, compresi i diritti riproduttivi, non ricevano finanziamenti dell'Ue». Nel linguaggio di cartone dell’eurobupolitica, un’allusione a chi sta dalla parte delle donne in difficoltà alle prese con una gravidanza inattesa che le fa pensare a un possibile aborto. Fadda vuole essere chiaro, anche alla luce dei molti sì di rappresentanti del nostro Paese a Strasburgo: «Rattrista la scelta di tanti europarlamentari italiani che intendono negare questa possibilità alle donne – afferma –. Una possibilità che sarebbe dovuta per legge in Italia. L'Europarlamento ha definito le associazioni “anti-scelta” ma è esattamente il contrario. Si tratta di una strategia ideologica basata su una menzogna. Chi sta al fianco delle donne permette loro di eliminare le cause che impediscono di fare scelte in libertà».

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