giovedì 17 settembre 2020
Con 574 voti favorevoli il Parlamento Europeo ha respinto i dati ufficiali delle elezioni bielorusse del 9 agosto e dichiarato che non riconoscerà più il presidente uscente Lukashenko
Il Parlamento europeo ha criticato le condizioni in cui si sono svolte le elezioni in Bielorussia

Il Parlamento europeo ha criticato le condizioni in cui si sono svolte le elezioni in Bielorussia - Ansa

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Le elezioni presidenziali in Bielorussia dello scorso 9 agosto si sono svolte "in flagrante violazione di tutti gli standard riconosciuti a livello internazionale" e per questo motivo il Parlamento europeo ne ha respinto i risultati ufficiali.

In una risoluzione adottata oggi con 574 sì, 37 no e 82 astensioni, l'organo legislativo dell'Ue ha stabilito che non riconoscerà "il leader autoritario uscente Alexander Lukashenko" a partire dal 5 novembre, termine del suo attuale mandato. Da Bruxelles arriva anche la condanna per le repressioni dei manifestanti, che da quasi 4 mesi protestano contro il capo dello stato. "Lo dico forte e chiaro: l'Unione Europea sta con il popolo della Bielorussia", ha sottolineato la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, nel suo primo discorso sullo Stato dell'Unione. "I bielorussi - ha aggiunto - devono essere liberi di decidere sul loro futuro da soli. Non sono pedine sulla scacchiera di qualcun altro"

Per il ministero degli Esteri bielorusso si è trattato di una decisione "esplicitamente aggressiva, che non contiene una tesi costruttiva né bilanciata". "Siamo delusi - dichiara in una nota il dicastero - dal fatto che il parlamento europeo non sia riuscito a trovare la volontà politica per guardare al di là del proprio naso e non diventare ostaggio dei luoghi comuni".

Intanto a Minsk continua la repressione: l'oppositrice membro del Consiglio di coordinamento bielorusso Maria Kolesnikova, che aveva strappato il suo passaporto per evitare di essere deportata in Ucraina contro la sua volontà ed è attualmente detenuta nella città di Zhodino, è stata incriminata con l'accusa di attentato alla sicurezza nazionale e rischia dai due ai cinque anni di carcere.

La leader dell’opposizione ed ex candidata alla presidenza Svetlana Tikhanovskaya prova a stemperare la questione, dichiarando di essere pronta a fornire “garanzie di sicurezza” a Lukashenko nel caso si dimetta “pacificamente”. La donna, che si trova in esilio volontario a Vilnius dall'11 agosto (subito dopo le elezioni presidenziali), ha sempre definito i movimenti di protesta "una battaglia per la democrazia e non una rivoluzione pro o anti Europa".

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