giovedì 25 aprile 2024
Festoso incontro in piazza San Pietro con 80mila aderenti all'Ac. Francesco ha ricordato che l'abbraccio mancato può portare alla guerra. Ai pellegrini ungheresi: «La pace nasce dal perdono»
Il Papa incontra l'Azione Cattolica in piazza San Pietro

Il Papa incontra l'Azione Cattolica in piazza San Pietro - Reuters

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L'Azione Cattolica ha accolto con oltre 80mila persone "a braccia aperte", (come dice il titolo dell'incontro) papa Francesco in piazza San Pietro. E il Pontefice a sua volta ha incentrato il suo discorso sul tema dell'abbraccio. Abbraccio mancato, fonte di guerra e di inimicizie. Abbraccio che salva, quello del Padre misericordioso in Cristo per tutta l'umanità. Abbraccio che cambia la vita, come quello che ha caratterizzato la vita di molti santi. In una giornata fredda, ma assolata - coincidente con la Festa della Liberazione dal nazifascismo - la più antica aggregazione laicale italiana si è raccolta intorno al successore di Pietro in occasione dell'incontro nazionale. Un modo per rilanciare la «cultura dell'abbraccio» oggi tanto necessaria. Perché «la via dell'abbraccio e la via della vita». E anche della pace. Un concetto sul quale Francesco si è soffermato nell'altra udienza, ai pellegrini ungheresi. «Non dimentichiamo, fratelli e sorelle, che la realizzazione di questo grande dono inizia nel cuore di ognuno di noi; inizia davanti alla porta di casa mia quando, prima di uscire, decido se voglio vivere quel giorno come un uomo o una donna di pace, cioè di vivere in pace con gli altri. La pace nasce quando decido di perdonare, anche se è difficile, e questo riempie il cuore di gioia».

«Voi sarete tanto più presenza di Cristo quanto più saprete stringere a voi e sorreggere ogni fratello bisognoso con braccia misericordiose e compassionevoli - ha detto papa Bergoglio -, da laici impegnati nelle vicende del mondo e della storia, ricchi di una grande tradizione, formati e competenti in ciò che riguarda le vostre responsabilità, e al tempo stesso umili e ferventi nella vita dello spirito. Così potrete porre segni concreti di cambiamento secondo il Vangelo a livello sociale, culturale, politico ed economico nei contesti in cui operate. Allora la “cultura dell’abbraccio” - ha rimarcato il Pontefice -, attraverso i vostri cammini personali e comunitari, crescerà nella Chiesa e nella società, rinnovando le relazioni familiari ed educative, i processi di riconciliazione e di giustizia, gli sforzi di comunione e di corresponsabilità, costruendo legami per un futuro di pace».

Sempre chiosando il tema dell'incontro, preceduto in un clima di festa da canti e testimonianze, tra cui quella del presidente nazionale Giuseppe Notarsfefano e del noto attore Neri Marcorè (era presente anche l'assistente generale dell'Ac, il vescovo Claudio Giuliodori), Francesco ha ricordato che «l’abbraccio è una delle espressioni più spontanee dell’esperienza umana«, la cui vita «si apre con un abbraccio, quello dei genitori, primo gesto di accoglienza, a cui ne seguono tanti altri, che danno senso e valore ai giorni e agli anni, fino all’ultimo, quello del congedo dal cammino terreno». E soprattutto questa vita «è avvolta dal grande abbraccio di Dio, che ci ama per primo e non smette mai di stringerci a sé, specialmente quando ritorniamo dopo esserci perduti, come ci mostra la parabola del Padre misericordioso. Cosa sarebbe la nostra vita, e come potrebbe realizzarsi la missione della Chiesa senza questi abbracci?», ha chiesto il Pontefice.

Il Papa si è quindi soffermato sui tre tipi di abbraccio. Quando l'abbraccio manca, ha ricordato, «le braccia si irrigidiscono e le mani si serrano minacciose, divenendo non più veicoli di fraternità, ma di rifiuto e contrapposizione, anche violenta, di diffidenza nei confronti degli altri, vicini e lontani, fino a portare al conflitto». Perciò «all’origine delle guerre ci sono spesso abbracci mancati o rifiutati, a cui seguono pregiudizi, incomprensioni e sospetti, fino a vedere nell’altro un nemico. E tutto ciò purtroppo, in questi giorni, è sotto i nostri occhi, in troppe parti del mondo».

C'è poi l'abbraccio che salva. Che «raggiunge il suo culmine nell’Eucaristia e sulla Croce, quando Cristo offre la sua vita per la salvezza del mondo, per il bene di chiunque lo accolga con cuore sincero, perdonando anche ai suoi crocifissori. E tutto questo ci è mostrato perché anche noi impariamo a fare lo stesso«, ha notato il Pontefice. Perciò, «non perdiamo mai di vista l’abbraccio del Padre che salva, paradigma della vita e cuore del Vangelo, modello di radicalità dell’amore, che si nutre e si ispira al dono gratuito e sempre sovrabbondante di Dio. Lasciamoci abbracciare da Lui, come bambini, per poter abbracciare i fratelli e le sorelle con la stessa carità».

Infine l'abbraccio che cambia la vita. Come quello di San Francesco al lebbroso. Perciò il Papa ha raccomandato «l’abbraccio della carità, unico contrassegno essenziale dei discepoli di Cristo, regola, forma e fine di ogni mezzo di santificazione e di apostolato. Lasciate che sia essa a plasmare ogni vostro sforzo e servizio, perché possiate vivere fedeli alla vostra vocazione e alla vostra storia».

Infine una raccomandazione riguardo alla sinodalità, tema che sta molto a cuore a papa Bergoglio. «Vi invito dunque ad essere “atleti e portabandiera di sinodalità”, nelle diocesi e nelle parrocchie di cui fate parte, per una piena attuazione del cammino fino ad oggi compiuto». E in relazione al prossimo Anno Santo, Francesco ha esortato: «C’è bisogno di gente forgiata dallo Spirito, di “pellegrini di speranza”, capaci di tracciare e percorrere sentieri nuovi e impegnativi», per «dare slancio e vita nuova alla missione della Chiesa nel nostro tempo».

Prima di rivolgere il suo discorso ai presenti, papa Francesco ha compiuto un festoso giro tra i settori in cui era divisa la piazza, ospitando a bordo della papamobile alcuni bambini.










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