giovedì 13 aprile 2023
Papa Giovanni XXIII firma l'enciclica Pacem in Terris

Papa Giovanni XXIII firma l'enciclica Pacem in Terris - .

COMMENTA E CONDIVIDI

«Non esiste una guerra giusta». Parola di Giovanni XXIII (e di Francesco)

«La pace: prima di essere equilibrio di forze esterne, essa è dono divino, pegno dell'amore di Cristo»; così Giovanni XXIII presentava la sua enciclica Pacem in terris (guarda il video di Vatican News) che proprio in questi giorni compie 60 anni. Il pontefice bergamasco, come scrivono Marco ed Elisa Roncalli, condannava il ricorso alle armi come mezzo per risolvere le controversie nell'era nucleare e immaginava la pace non solo come assenza di guerra, bensì come traguardo di un processo educativo, spirituale, politico, economico. La Pacem in terris, citata più volte in quest'ultimo anno da papa Francesco, è tragicamente attuale: «Oggi come allora il mondo è sull’orlo del precipizio di un conflitto nucleare. Siamo nella tentazione di usare armi in grado di distruggere popoli e territori», scrive don Bruno Bignami, direttore dell'Ufficio Cei Problemi sociali e del lavoro (leggi qui). «Il merito dell’enciclica è quello di aver introdotto definitivamente nel magistero il superamento della teoria della “guerra giusta”», conclude Bignami. Un concetto più volte espresso anche da papa Francesco: «Di fronte al pericolo di autodistruggersi, l’umanità comprenda che è giunto il momento di abolire la guerra, di cancellarla dalla storia dell’uomo prima che sia lei a cancellare l’uomo dalla storia» (Angelus del 27 marzo 2022).

Stato di emergenza per i migranti? Ma siamo seri...

La nomina di un commissario straordinario sarà il primo frutto dello stato d'emergenza dichiarato dal governo per sei mesi per velocizzare le procedure di accoglienza, identificazione e rimpatrio dei migranti. L'Italia ha chiesto anche un'ulteriore assistenza finanziaria alla Ue, soprattutto per affrontare la situazione critica a Lampedusa. Situazione critica che perdura già da diversi mesi, ha fatto presente il cardinale Matteo Zuppi, che ha sollecitato, di fronte alle restrizioni alla "protezione speciale", «di fare bene quella normale». «Deluso e amareggiato» per la dichiarazione dello stato di emergenza si è detto padre Camillo Ripamonti, presidente del centro Astalli. «Servono politiche umane sull'immigrazione. È diventato urgente sistematizzare le vie legali di ingresso», ha detto. Monsignor Giancarlo Perego, direttore di Migrantes (Cei), dal canto suo ha sottolineato che «il sistema di accoglienza in Italia ha bisogno di essere rafforzato». A mettere in fila i dati è un editoriale di Maurizio Ambrosini: 31mila persone arrivata in Italia al 12 aprile, a fronte di un decreto-flussi per 80mila lavoratori stranieri da regolarizzare. «Definire come emergenza l’arrivo di persone dal mare in cerca di asilo, un fenomeno che con alti e bassi si ripete da anni, è la certificazione del fallimento nel governare questo tipo di flussi, insieme al rilancio di una visione patologica della mobilità umana dal Sud al Nord del mondo».

Caso Orlandi, quegli audio assurdi su Giovanni Paolo II: non è così che si cerca la verità

«Wojtyla pure insieme se le portava in Vaticano, quelle, era una schifezza... ». Un audio proveniente da ambienti criminali dai contenuti assurdi portato in una trasmissione televisiva da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, scomparsa 40 anni fa, ha generato illazioni senza senso su Giovanni Paolo II. Pseudo-documenti, che arrivano proprio quando si avvia l'indagine da parte del Vaticano e si istituisce una Commissione d'inchiesta parlamentare, che hanno provocato una reazione sdegnata dal segretario personale del Papa Santo, il cardinale Stanislaw Dziwisz: «Ignobili insinuazioni - ha scritto in un comunicato - false dall’inizio alla fine, irrealistiche, risibili al limite della comicità se non fossero tragiche, anzi esse stesse criminali». In un editoriale Angelo Scelzo argomenta che il diritto alla verità sulla scomparsa della sorella, che giustamente si riconosce a Pietro Orlandi, non può «essere sottratto al buon nome di una persona che non può difendersi da accuse così infamanti». La verità, insomma, non si cerca con i "si dice". A Orlandi si rivolge con una lettera aperta molto delicata don Maurizio Patriciello: «Ti chiedo di pesare e misurare le parole. Sempre, ma soprattutto quando tocchi figure della Chiesa che hanno fatto della loro vita un dono a Dio e all’umanità. Emanuela è nostra. San Giovanni Paolo II è nostro».

"L'esorcista del papa": un film su padre Amorth... dove padre Amorth non c'è

"L'esorcista del papa", nelle sale da giovedì, con Russel Crowe nei panni poco somiglianti di padre Amorth, è un film costruito per inquietare ma che nel suo risultato finale è più comico che drammatico. Forse l'aggettivo giusto è splatter. E inattendibile. «Un film che non ha davvero niente a che fare con l’esercizio del ministero dell’esorcista che è, prima di tutto, ministero di misericordia e testimonianza dell’amore di Dio per le sue creature. E poco ha a che fare col diavolo e con la sua rarissima (per stessa ammissione dell’esorcista-Crowe in una delle poche battute attribuibili al vero don Amorth) azione diretta sugli esseri umani», scrive Roberto I. Zanini. Come dire: un film su padre Amorth dove c'è di tutto tranne padre Amorth.

Le valli d’Enza e Cedra, nell'Appennino emiliano, hanno un patrono: è il beato Andrea Ferrari

Domani, 16 aprile, con una Messa solenne presieduta dai vescovi di Reggio Emilia-Guastalla Giacomo Morandi e di Parma Enrico Solmi, il beato e cardinale Andrea Ferrari (1850-1921) sarà proclamato patrono dell’alta Val d’Enza e della Val Cedra, nel cuore dell’appennino emiliano. Qui tutta la storia raccontata da Filippo Rizzi. Andrea Ferrari proveniva da una famiglia semplice: ordinato presbitero nel 1873, è stato rettore del Seminario di Parma, vescovo di Guastalla e di Como, cardinale e arcivescovo di Milano dal 1894. Qui Ferrari si spese per dare corso ai cammini indicati nella enciclica Rerum Novarum attraverso tante iniziative pastorali e sociali. Fondò un giornale, L’Unione, che poi divenne L’Italia, una delle due testate dalle quali nel 1968 nacque proprio il nostro Avvenire. Tra i suoi ultimi atti vi fu l’approvazione degli statuti dell’Università Cattolica. Il 2 febbraio 1921 la morte dopo una lunga malattia. Il 10 maggio 1987 è stato proclamato beato da papa Giovanni Paolo II.

Notre Dame, ancora un anno e mezzo di attesa per la riapertura dopo il rogo

15 aprile 2019-8 dicembre 2024: cinque anni e 8 mesi dopo l'incendio che ha devastato la cattedrale di Notre Dame a Parigi, c'è la data di riapertura del più amato tra gli edifici religiosi francesi. La prima Messa sarà celebrata il giorno dell'Immacolata Concezione dell'anno prossimo. Tra poche settimane sarà invece annunciato il progetto vincente per altare, tabernacolo, battistero, ambone, cattedra. Tornerà presto a casa anche la celebre statua di Maria venerata dai parigini, la “Vierge du pilier”, attualmente conservata nella Chiesa Saint-Germain-l’Auxerrois, così come la più importante reliquia salvata dal rogo, la Sacra Corona di spine. Ne parla Daniele Zappalà da Parigi.

Se la chiesa dismessa diventa night club... Abbattere o riconvertire, ecco il dilemma

Studio professionale, teatro, residence, ristorante: se un edificio nato per essere chiesa perde la sua funzione per mancanza di fedeli e perché le istituzioni ecclesiastiche non hanno i soldi per mantenerli può essere venduto e trasformato in qualunque cosa? La domanda si è riproposta a Milano, dove la chiesa del Portello, eretta nel 1934, è diventata la hall monumentale di un albergo in zona Fiera. Ma non è certo un problema nuovo: come scrive Leonardo Servadio, sui siti delle immobiliari spuntano di frequente annunci di vendita di ex chiese sconsacrate diventate appartamenti, monasteri trasformati in resort... La conclusione è che se la Chiesa italiana si preoccupa della destinazione finale dei beni dismessi, non altrettanto fanno le amministrazioni locali. Ed ecco quel night club milanese ospitato in una ex chiesa...

Il Vangelo di domenica 16 aprile commentato da padre Ermes Ronchi / PODCAST

La pace del Signore scende sulle nostre paure: il Vangelo di domenica 16 aprile commentato da padre Ermes Ronchi

II Domenica - Tempo di Pasqua - Anno A

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». ASCOLTA QUI

Lo Stato di Palestina, le parrocchie del Tigrai e la fede tra i latinos negli Usa: il meglio degli altri

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI