mercoledì 12 aprile 2023
A quattro anni dal rogo i lavori proseguono spediti. L’arcivescovo Ulrich ha mandato gli auguri pasquali dal cantiere. La prima celebrazione prevista per la solennità dell'Immacolata Concezione
L'incendio del 15 aprile 2019

L'incendio del 15 aprile 2019 - FOTOGRAMMA/HOUPLINE/SIPA IPA

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Quel tintinnio familiare ha ravvivato le speranze nel cuore di tanti parigini. Per Pasqua, sul sagrato della Cattedrale Notre-Dame, i fedeli hanno potuto riascoltare il suono congiunto dei due campanoni, denominati “Emmanuel” e “Marie”, risparmiati dal rogo che ha devastato, il 15 aprile 2019, il più ammirato fra gli edifici religiosi francesi. Negli ultimi anni, solo “Emmanuel” era stato azionato manualmente in circostanze eccezionali, come la morte di Benedetto XVI.

Si è trattato di un nuovo simbolo, potente e toccante, di una rinascita che avanza spedita, all’insegna della speranza. Tanto che è stata già ufficializzata la data della prima celebrazione, prevista l’anno prossimo per la Solennità dell’Immacolata. Al cantiere, lavorano ogni giorno un migliaio di persone, di cui metà fra le impalcature attorno alle ferite da sanare. Da tempo, gli studi sulla solidità delle strutture portanti hanno fugato la paura iniziale di perdite irreparabili. Dunque, una volta completato il consolidamento nell’estate 2021, l’attenzione si è spostata sulla ricostruzione del tetto e degli altri elementi distrutti.

Lo scorso 16 marzo, si è svolta in Lorena la prova generale d’assemblaggio degli elementi basali di sostegno della nuova guglia centrale in legno di quercia, pronti ormai per essere trasferiti a Parigi. Anch’esso ligneo, il telaio della volta, è stato analogamente concepito rispettando il modello e le proporzioni di quello distrutto. Quanto alle vetrate danneggiate e contaminate spesso dal piombo, sono già state restaurate in Germania, presso la Cattedrale di Colonia, e sarebbero anch’esse pronte per il gran ritorno a Parigi.

In questo nuovo clima dominato dalla fiducia, monsignor Laurent Ulrich, arcivescovo di Parigi, ha inviato in un video gli auguri pasquali dal cuore del cantiere, portando simbolicamente un elmetto con l’effigie della cattedrale: «Pasqua è il segno della vittoria definitiva del Signore. Il segno della vittoria contro la morte. Della vittoria della Vita che mai diminuisce. È un dono di Dio e in questa festa di Pasqua comprendiamo quanto è un dono permanente e un dono che si rinnova. Il Signore è presente. Non vivete come se fosse lontano da voi».

Al momento, la celebre statua di Maria venerata dai parigini, la “Vierge du pilier”, è conservata presso la Chiesa Saint-Germain-l’Auxerrois, così come la più importante reliquia salvata dal rogo, la Sacra Corona di spine. Proprio qui, dove un anno fa il tenore Andrea Bocelli aveva intonato l’Ave Maria di Schubert a sorpresa durante una visita, i fedeli possono vivere quella continuità del calendario liturgico assicurata in parte pure dalla grande Chiesa Saint-Sulpice, sulla Riva sinistra della Senna. In proposito, evocando gli ultimi battesimi pasquali, monsignor Ulrich ha dichiarato: «La statua di Notre-Dame è al momento a Saint-Germain-l’Auxerrois e sono al suo fianco quando presiedo l’Eucaristia. Per me, è un bel segno che sia stata posta lì in attesa di tornare nella cattedrale fatta per lei».

Intanto, un comitato guidato dal rettore della cattedrale, monsignor Olivier Ribadeau Dumas, sta accompagnando i 5 artisti selezionati per proporre i nuovi elementi del mobilio liturgico: altare, tabernacolo, battistero, ambone, cattedra. Il progetto vincitore sarà annunciato il prossimo 23 maggio. «Cari amici, se aveste la fortuna che ho d’entrare regolarmente nella cattedrale, sareste ammirati davanti a tutti quelli che vi lavorano ogni giorno per renderla più bella fra qualche mese», ha dichiarato lo stesso rettore, evidenziando il fervore in vista della riapertura. Un orizzonte che si avvicina anche grazie allo slancio eccezionale di solidarietà internazionale che ha permesso di raccogliere fondi persino superiori al fabbisogno di quello che, in Francia, tanti definiscono «il cantiere del secolo».




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