venerdì 26 marzo 2010
Per padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, gli «attacchi mediatici» sulle vicende creano «danni», ma non indeboliscono il Papa.
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Il portavoce del Vaticano ha detto oggi che il modo in cui la Chiesa affronta la questione degli abusi sessuali sui minori, dopo le ultime vicende in Germania e Usa «è cruciale per la sua credibilità morale» e ammettere i fatti e chiedere il perdono delle vittime «è il prezzo del ristabilimento della giustizia». Ma le misure decise dalla Chiesa si stanno rivelando "efficaci".In una nota trasmessa oggi da Radio Vaticana padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede, ha detto anche che gli «attacchi mediatici» sulle vicende creano «danni», ma non indeboliscono il Papa Benedetto XVI.«L'argomento è di natura tale da attirare di per sé l'attenzione dei media, e il modo in cui la Chiesa lo affronta è cruciale per la sua credibilità morale», ha detto Lombardi. «In realtà, i casi portati all'attenzione del pubblico sono avvenuti generalmente diverso tempo fa, anche decenni addietro, ma riconoscerli e farne ammenda nei confronti delle vittime è il prezzo del ristabilimento della giustizia e di quella 'purificazione della memorià che permette di guardare con rinnovato impegno, e insieme con umiltà e fiducia al futuro».Secondo il portavoce del Vaticano, segnali positivi sono venuti dalle Conferenze episcopali di diversi Paesi, come «le direttive per la corretta gestione e la prevenzione degli abusi, ribadite, aggiornate e rinnovate in Germania, Austria, Australia, Canada...». Negli Stati Uniti, ha detto Lombardi, «il numero delle accuse di abuso è sceso nell'ultimo anno di oltre il 30%, la maggior parte delle quali riguarda fatti di oltre trent'anni fa».Insomma, ha detto Lombardi, «si deve riconoscere che le misure decise e in corso di attuazione si stanno manifestando efficaci». «Questa ci pare una notizia importante nel contesto dei recenti attacchi mediatici, che hanno provocato indubbiamente dei danni - ha detto ancora il religioso -. Ma a un osservatore non superficiale non sfugge che l'autorità del Papa e l'impegno intenso e coerente della Congregazione per la dottrina della Fede ne escono non indeboliti, ma confermati nel sostenere e orientare gli episcopati...».Il Vaticano è in queste settimane al centro di accuse - rivolte anche direttamente a Papa Ratzinger - per le vicende di diversi casi di abusi sessuali su ragazzi compiuti da religiosi rimasti impuniti. Il quotidiano Usa New York Times ha dedicato in settimana ampio spazio alla vicenda di un prete che negli Stati Uniti abusò di oltre 200 bambini e che per anni non fu perseguito dalle autorità religiose. Un'accusa a cui l'Osservatore Romano ha risposto dicendo che non c'è stata «nessuna insabbiatura». In precedenza erano emersi invece casi di abusi compiuti in numerose istituzioni cattoliche tedesche, tra cui il coro di Regensburg diretto per 30 anni dallo stesso fratello del Pontefice, estraneo però alle accuse.«CONTRO BENEDETTO XVI MERA SPECULAZIONE»«Mere speculazioni». L’arcidiocesi di Monaco di Baviera e la Santa Sede liquidano così l’ennesimo articolo con cui il New York Times cerca di infangare la figura di Benedetto XVI nella melma delle storie di accuse di abusi sessuali compiuti da sacerdoti nei confronti di minori. Dopo aver imputato giovedì al cardinale Joseph Ratzinger, in qualità di prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, di aver insabbiato il caso di un sacerdote statunitense morto nel 1998, ieri il quotidiano liberal ha rimestato nella vicenda di padre Peter Hullermann, per puntare il dito contro il cardinale Ratzinger in qualità di arcivescovo di Monaco. Il primo articolo era smentito – come ampiamente dimostrato su queste colonne – dalla stessa documentazione messa in rete dal Nyt (dove – paradossalmente – non figurava però nessun testo firmato dall’attuale Pontefice). Quello di ieri invece è stato prontamente rintuzzato da un comunicato – diffuso in tedesco e inglese – dalla Curia diocesana della capitale bavarese, e subito ripreso e fatto proprio dalla Santa Sede. Secondo il giornale americano il cardinale Ratzinger sarebbe «stato messo a conoscenza che il prete, che lui stesso aveva approvato fosse mandato in terapia per curarsi dalla pedofilia, sarebbe invece tornato a un lavoro pastorale a pochi giorni dall’inizio del trattamento psichiatrico». «Il prete – prosegue il quotidiano – fu poi dichiarato colpevole di aver molestato ragazzini in un’altra parrocchia». Questa è la tesi. Già smentita nelle scorse settimane con un comunicato delle arcidiocesi di Monaco e Frisinga in cui veniva attribuita la piena responsabilità della decisione che permetteva al prete di riprendere l’incarico pastorale al vicario generale, monsignor Gerhard Gruber. Il nuovo affondo del Nyt ruota attorno a «una nota», la cui esistenza, «confermata da due prelati», dimostrerebbe che «il futuro Papa non solo gestì un incontro il 15 gennaio del 1980, in cui fu approvato il trasferimento del prete, ma fu anche informato della riassegnazione del prete» a un’altra parrocchia. Ma lo stesso quotidiano riporta la testimonianza del reverendo Lorenz Wolf, vicario giudiziale dell’arcidiocesi di Monaco, il quale difende il Papa sostenendo che si trattava di «una nota di routine» e che «è improbabile che fosse arrivata sulla scrivania dell’arcivescovo». Anche se lo stesso padre Wolf – riporta il Nyt – non esclude che il cardinale Ratzinger l’abbia letta. Insomma il quotidiano americano fa di tutto per accreditare l’idea che l’attuale Pontefice, in pratica, "non poteva non sapere". Pur dovendo registrare il fatto che «l’arcidiocesi tedesca ha riconosciuto che sono stati commessi dei "gravi errori", nella gestione del caso Hullerman», ma che questi errori «vengono attribuiti alle persone che riferivano al cardinale, piuttosto che al cardinale in persona».Posizione che l’arcidiocesi di Monaco ha ribadito ieri con forza e determinazione con un comunicato di risposta all’articolo del quotidiano Usa. «L’articolo del New York Times – vi si legge – non contiene alcuna nuova informazione oltre a quelle che l’arcidiocesi ha già comunicato sulle conoscenze dell’allora Arcivescovo sulla situazione del sacerdote H. L’arcidiocesi conferma quindi la sua posizione, secondo cui l’allora arcivescovo non ha conosciuto la decisione di reinserire il sacerdote H. nell’attività pastorale parrocchiale. Essa rifiuta ogni altra versione come mera speculazione. L’allora vicario generale, monsignor Gerhard Gruber, ha assunto la piena responsabilità della sua propria ed errata decisione, di reinserire H. nella pastorale parrocchiale». L’intero comunicato è stato fatto proprio e rilanciato dal "portavoce" vaticano padre Federico Lombardi, nel Bollettino della Santa Sede, come «smentita» all’articolo del Nyt. Anche L’Osservatore Romano, che giovedì sera aveva parlato in prima pagina dell’«ignobile intento di arrivare a colpire, a ogni costo, Benedetto XVI e i suoi più stretti collaboratori» rappresentato dal primo articolo del Nyt contro il Papa, ieri ha ribadito la smentita della Curia di Monaco con un articoletto, sempre in prima pagina, dal titolo: «Ancora speculazioni».
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