venerdì 7 agosto 2020
Il 30 luglio un uomo aveva lanciato una bomba molotov contro l'antico crocifisso intitolato al Sangue di Cristo, molto venerato dal popolo
Il cardinale Leopoldo José Brenes che ha celebrato la prima messa nella cattedrale attaccata sette giorni fa

Il cardinale Leopoldo José Brenes che ha celebrato la prima messa nella cattedrale attaccata sette giorni fa - Archivio Avvenire

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Il cardinale Leopoldo José Brenes, arcivescovo di Managua, ha presieduto mercoledi la santa messa nella cattedrale, dove, nella notte di giovedi 30 luglio, un uomo ha lanciato una bomba molotov danneggiando un crocefisso molto venerato dal popolo, il "sangue di Cristo".

Si è trattato della prima messa dopo il sacrilego attentato incendiario alla cappella che custodiva il Santissimo, che ha praticamente distrutto la preziosa statua di Cristo. “Molti di noi forse non sono stati in grado di dormire, altri si potrebbero chiedere se è tutto vero quello che in modo selvaggio e terroristico è stato realizzato alla nostra immagine del Sangue di Cristo", ha detto l'arcivescovo durante la sua omelia, "Tuttavia, la consolazione è per tutti. La Chiesa ha sempre sofferto e continuerà a soffrire, ma la certezza è che il Signore è con noi".

"Dobbiamo aggrapparci alla croce", ha detto ancora il cardinale Brenes, "perché, se ci aggrappiamo alla sua croce, chi può separarci dall’amore di Dio? Vediamo il sangue carbonizzato di Cristo, però l’immagine e la croce hanno resistito alla forze delle fiamme, come testimonianza per noi che la croce non è così facilmente sconfitta. La croce non è così facilmente distrutta. Ecco perché, oggi, rivolgo un appello ad aggrapparsi alla croce, a stare ai piedi della croce, come Maria e quel piccolo gruppo che la accompagnava”.

Un piccolo gruppo di sacerdoti e religiosi hanno partecipato alla messa. Dietro il cardinale si vedeva il volto di Gesu', appartenente al venerato crocefisso "Il sangue di Cristo" anche se era staccato dal resto del corpo.

"Sentiamo un'atmosfera di tristezza e dolore", ha detto ancora l'arcivescovo, "E ci chiediamo quando ci sveglieremo". Le proteste antigovernative, in Nicaragua, sono cominciate nel 2018 e la Chiesa cattolica è stata accusata dalle autorità di stare dalla parte dell'opposizione. Oltre 320 persone sono morte.

"Le sole minacce che abbiamo avuto sono state dal governo", ha dichiarato monsignor Carlos Avilès, vicario generale dell'arcidiocesi di Managua, "hanno parlato pubblicamente contro i vescovi chiamandoli terroristi. Condanniamo le azioni irrazionali del governo". Non ci sono, invece, novità sulle cause dell’attentato che il cardinal Brenes ha definito “terroristico”. Secondo le autorità non si è trattato di un gesto intenzionale, mentre il nunzio in Nicaragua, monsignor Waldermar Stanislaw Sommertag, ha chiesto un’indagine “seria, attenta e trasparente” sul caso.

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