mercoledì 31 gennaio 2024
Mosca e Pechino stanno giocando una partita diplomatica importante e sotterranea nella funzione di pacificatori, guardando ai propri molteplici interessi nell'area
La mediazione interessata di Russia e Cina nel conflitto in Medio Oriente
COMMENTA E CONDIVIDI

La Cina vuol mediare pensando al "business"

Fermare il «circolo vizioso di ritorsioni» in Medio Oriente. Sterilizzare il rischio di un’escalation che, dopo la minaccia della Casa Bianca di rispondere all'uccisione dei tre soldati americani in una base in Giordania, potrebbe incendiare con esisti esiziali l’intero Medio Oriente. La Cina – per bocca del portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin che ha invitato «tutte le parti interessate a mantenere la calma e la moderazione» – prova a far sentire la sua voce. E a proporsi, ancora una volta, come un attore interessato alla pace e un fattore di stabilizzazione delle crisi regionali, crisi che minacciano di tracimare e di diventare globali. Il copione si è già visto nel teatro di guerra ucraina. Pechino si è accreditata – o, meglio, ha provato ad accreditarsi - come mediatore, con tanto di piano di pace.

I risultati? Del tutto evanescenti, con la guerra che di fatto continua a mietere vittime. C’è il rischio che l’intraprendenza cinese si riduca, anche nello scacchiere mediorientale, a una retorica inconcludente? Gli esperti non ne sono così sicuri. Perché questa crisi intacca gli interessi cinesi in un momento in cui la leadership di Pechino è alle prese con una serie dossier scottanti. E lo stesso presidente cinese Xi Jinping rischia di finire sul banco degli imputati come il responsabile di una serie di fiaschi: la chiusura totale per l’emergenza Covid prima, il crollo del mercato immobiliare e l’economia in deciso rallentamento dopo.

Secondo l’agenzia Reuters, Pechino ha battuto i pugni sul tavolo, chiedendo in maniera esplicita a Teheran «di frenare gli attacchi alle navi nel Mar Rosso da parte degli Houthi sostenuti proprio dal regime iraniano, altrimenti rischierebbero di danneggiare le relazioni commerciali con Pechino». Come scrive il sito di analisi Asia Times, non si tratta di minacce vuote: «Se la Cina interrompesse davvero le forniture a Teheran, l’Iran finirebbe per chiudere le sue fabbriche belliche». A chi fa notare che i razzi lanciati dagli Houthi starebbero evitando accuratamente le navi cinesi, da Pechino obiettano con un dato di fatto evidente: anche le navi non cinesi trasportano in gran parte merci cinesi.

Rendere il Mar Rosso una “maionese” di rotte impraticabili sarebbe un duro colpo per l’economia cinese e per Pechino il cui obiettivo principale rimane la stabilità. Perché amputerebbe i legami con l’Europa che, nonostante le tensioni in continuo rialzo, è ancora uno dei maggiori partner commerciali della Cina. La quota del gigante asiatico sulle importazioni complessive in Europa è passata dal 4,6% nel 2020 a oltre il 20% di oggi. Nel 2022 lo scambio di merci ha raggiunto quota 856 miliardi di euro. Pechino spedisce le sue merci via mare, la rotta principale passa proprio attraverso il Mar Rosso per poi raggiungere il Vecchio Continente. Spegnere l’incendio è un’occasione per il gigante asiatico per diventare protagonista anche in campo diplomatico. L’Iran è avvertito. (Luca Miele)

La Russia, alleata dell'Iran, invita alla calma

La Russia è preoccupata per una potenziale escalation nelle tensioni fra Stati Uniti e Iran. «Non accogliamo con favore - ha detto portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov - alcuna azione che porti alla destabilizzazione nella regione e aumenti le tensioni, soprattutto in un contesto di eccessivo potenziale di conflitto. Non accoglieremo con favore la continuazione di tali azioni, indipendentemente da chi provenga. Il livello di tensione è alto ora e dobbiamo adottare misure per allentare l’escalation».

Parole chiare, dettate però non da una sincera preoccupazione per la stabilità della regione, ma dai propri interessi. Teheran, in questo momento, è l’alleato più prezioso per la Russia, per almeno tre motivi. Proprio con l’Iran, e, in seconda battuta, con la Turchia, Mosca sta riscrivendo gli equilibri in Siria. I due Paesi sono gli sponsor più importanti del presidente Bashar Al-Assad, di fatto la garanzia della sua permanenza al potere. Se la Repubblica Islamica dovesse venire indebolita da un attacco americano, questo significherebbe una possibilità da parte della Turchia di Erdogan di intervenire nelle faccende siriane, annullando tutti gli sforzi per limitarla compiuti negli anni precedenti. Un Iran più debole significherebbe anche un minore appoggio a Hezbollah e quindi ad Hamas, rendendo più incerte le sorti del conflitto in Medioriente, il tutto a vantaggio degli americani.

Un aumento delle ostilità fra gli Stati Uniti e la Repubblica islamica avrebbe anche ripercussioni economiche sull’economia russa. Le navi russe e quelle cinesi hanno una sorta di lasciapassare da parte dei ribelli Houthi e, non venendo attaccate, possono tranquillamente continuare i loro traffici a scapito delle altre merci, che devono allungare considerevolmente la rotta, circumnavigando l’Africa. Ma Teheran è un punto di riferimento per Mosca anche per quanto riguarda la guerra in Ucraina. Dall’inizio del conflitto contro Kiev, l’Iran è stato il maggior fornitore di droni kamikaze, gli stessi che si sono abbattuti, a decine, sulle città oltreconfine, e di missili.

In ultimo, i due Paesi hanno in essere importanti accordi di cooperazione commerciale, ma anche quella riguardante il settore militare. Una sinergia che preoccupa gli Stati Uniti. Fra i capitoli di cooperazione bilaterale c’è sicuramente anche quello del nucleare, inteso non solo come sviluppo energetico. Per questo, se per Washington indebolire Teheran potrebbe rappresentare un alleviamento della pericolosità della regione e di questa sinergia, per la Russia significherebbe ricevere un danno di forte entità dal punto di vista degli interessi commerciali e geopolitici, oltre a compromettere potenzialmente anche le sorti della guerra in Ucraina. (Marta Ottaviani)

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: