sabato 9 settembre 2023
La struttura «aprirà tra poche settimane», ha annunciato il cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere pontificio. «Neppure le bombe hanno interrotto il cantiere», aggiunge madre Ieronima Kondratska
SuorIeronima Kondratskanel cantiere a Leopoli

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Era soltanto una distesa di arbusti e sterpaglia. Un angolo anonimo alla periferia di Leopoli che forse sarebbe rimasto una steppa dimenticata se le suore albertine non ci avessero messo gli occhi. Ora sta risorgendo e «intorno nascono anche condomini e negozi», raccontano le religiose con l’abito grigio.
Merito di un’opera di misericordia, come la definiscono le “serve dei poveri” fondate dal santo polacco Alberto Chmielowski: un palazzo per donne che le bombe, la miseria e la solitudine costringono a vivere di stenti. Vedove di guerra, madri single con bambini piccoli, anziane senzatetto saranno le ospiti della «grande casa che apriremo tra poche settimane», ha annunciato il cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere pontificio, presentando i nuovi doni di Francesco all’Ucraina.
Oltre ai due Tir con i carichi alimentari che partiranno dalla parrocchia greco-cattolica di Santa Sofia a Roma alla volta del Paese aggredito, la carità del Papa regalerà alla nazione sotto attacco anche la struttura «costruita durante il conflitto» in cui «il ruolo principale è stato svolto dal Santo Padre», ha riferito Krajewski.
Proprio il cardinale aveva benedetto la prima pietra nel luglio 2020. «È stato un percorso difficile fra progettazione, ricerca di fondi, pandemia e da ultimo la guerra», racconta la madre Ieronima Kondratska. Ostacoli che non hanno fermato il progetto. «Neppure i bombardamenti hanno interrotto il cantiere», aggiunge. Non sarà solo un rifugio-famiglia per chi è in difficoltà, ma anche un punto di riferimento per i bisognosi. Che adesso a Leopoli sono prima di tutto gli sfollati fuggiti dalle regioni più a ridosso del fronte. «La nostra città – dice la madre – è piena di gente che ha perso tutto a causa dell’invasione su vasta scala ed è molto povera. Tanti sono arrivati qui senza più niente e noi facciamo il possibile per aiutarli. Questa casa sarà un luogo di nuovo inizio, a partire delle molte donne fuggite con i loro figli».
I due piani saranno anche un hub solidale.
«Allestiremo una mensa: la sala da pranzo potrà accogliere trecento persone. Ci sarà una lavanderia per quanti non hanno la capacità di lavarsi i vestiti. E sarà presente un emporio con abiti e scarpe», anticipa la religiosa. Le impalcature sono state già tolte. Le suore vivranno nelle mansarde. Sono per adesso tre. Gli ultimi di Leopoli le conoscono bene. Perché una di loro è impegnata nella mensa di Caritas Spes dell’arcidiocesi cattolica di rito romano; le altre visitano regolarmente gli anziani soli a casa, portano cibo e medicinali, assistono i malati in ospedale. E tutte e tre sono in prima linea nel soccorso ai profughi.
«Il nostro carisma è quello di stare con chi è ai margini – ricorda la madre –. Lo faremo anche con questa casa che intende essere un raggio di speranza per le donne provate. Del resto il nostro fondatore ci insegnava che ciascuna persona porta dentro di sé una perla che siamo chiamati a trovare».
La Provvidenza ha aiutato le suore nella loro sfida. «Dopo un’intervista a Radio Vaticana un benefattore ci ha regalato sedici tonnellate di piastrelle. E grazie alla generosità di molte persone abbiamo già coperte, cuscini e biancheria». Una pausa. «Questa casa – conclude la madre – è un dono dei cuori e della preghiera. Quando le armi taceranno e sorgerà una nuova alba di pace per l’Ucraina, la nostra opera resterà per tutti quelli che ancora sperimenteranno sulla propria pelle i traumi del conflitto».

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