lunedì 8 marzo 2010
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Un conflitto non di natura religiosa, ma prima di tutto sociale. Questa l'interpretazione che l'arcivescovo di Abuja, monsignor John Olorunfemi Onaiyekan, dà dei violenti scontri avvenuti nei villaggi dello Stato di Plateau, nella parte centro-settentrionale della Nigeria, e che secondo un bilancio ancora provvisorio hanno causato almeno 500 morti.«Persone armate, pastori itineranti che seguono il loro bestiame, chiamati Fulani, hanno attaccato il villaggio dell'etnia Berom, composta da agricoltori - dice mons. Onaiyekan ai microfoni della Radio Vaticana -. Si tratta del classico conflitto tra pastori e agricoltori, solo che i Fulani sono tuti musulmani e i Berom sono tutti cristiani».Secondo l'arcivescovo di Abuja, «facilmente la stampa internazionale è portata a dire che sono i cristiani e i musulmani ad uccidersi. Ma non è questo il caso, perchè non si uccide a causa della religione, ma per rivendicazioni sociali, economiche, tribali, culturali».Dal punto di vista della Chiesa, «continuiamo a lavorare per promuovere buone relazione fra cristiani e musulmani - dice il presule - e cerchiamo anche di metterci d'accordo nel tentare di domare la violenza e di impegnarci assieme per affrontare i problemi concreti, politici ed etnici». «Ci rattrista moltissimo - aggiunge - che il governo, che dovrebbe avere il compito di garantire la sicurezza di tutti i cittadini, sembri non avere la capacità di farlo». E non perchè «non abbia la volontà di farlo», ma perchè «è un governo molto debole».Secondo mons. Onaiyekan, «le vittime sono povera gente che non sa, che non ha niente a che fare con tutto questo e che non ha alcuna colpa». E sul motivo per cui a Jos si ripetono queste continue violenze spiega che «a Jos i due gruppi si mescolano. Per esempio - osserva -, i Fulani, che seguono il loro bestiame, li troviamo dappertutto nella Nigeria, ma quando si trovano in altre zone non si dicono padroni della terra. A Jos, invece, pretendono di esserlo. C'è anche un altro apsetto - aggiunge -: che i pastori musulmani Fulani sembra che abbiano sempre l'appoggio dei loro fratelli del Nord della Nigeria».L'arcivescovo di Abuja dice di non credere che si possano essere legami, se non «marginali», con il terorismo internazionale. «La realtà - sottolinea - certamente è che ci sono tante armi che circolano dappertutto», in particolare nei vicino Darfur, nella guerra del Ciad, nel Sud Sudan, ed «è molto facile trovare della gente che venga a combattere solo per un pugno di dollari».
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