martedì 30 marzo 2010
È «uno dei più ingenti ritrovamenti avvenuti nella regione occidentale dell'Afghanistan» quello compiuto dai militari italiani nell'area di Shindand nel corso di un'operazione nella quale una pattuglia di bersaglieri è stata attaccata con colpi d'arma da fuoco, senza riportare feriti. È quanto si sottolinea al comando del contingente italiano ad Herat.
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È «uno dei più ingenti ritrovamenti degli ultimi tempi avvenuti nella regione occidentale dell'Afghanistan» quello compiuto dai militari italiani nell'area di Shindand nel corso di un'operazione nella quale una pattuglia di bersaglieri è stata attaccata con colpi d'arma da fuoco, senza riportare feriti. È quanto si sottolinea al comando del contingente italiano ad Herat. Esplosivo - Nel dettaglio, il materiale recuperato, occultato in tre differenti nascondigli, era costituito da oltre 150 chilogrammi di esplosivo (tra cui nitrato d'ammonio), una bomba da mortaio da 82 millimetri, due granate di artiglieria da 75 millimetri, due granate da 122 millimetri, tre razzi anticarro spalleggiabili, due bombe a mano, un proiettile anticarro da 122 millimetri e vari proiettili da 7,62 millimetri. È stato tutto distrutto dagli artificieri della Brigata Sassari.Bersaglieri - Secondo la ricostruzione fornita dal comando del contingente italiano, l'operazione che ha portato al ritrovamento delle armi si è conclusa «alle prime luci dell'alba di domenica scorsa» ed è stata condotta dai militari italiani della Task Force Center (su base primo Reggimento bersaglieri) e autorizzata direttamente dal generale Alessandro Veltri, comandante del Regional Command West di Isaf (il comando regionale della missione della Nato, il cui nocciolo duro è costituito dai fanti della Brigata Sassari). L'operazione, finalizzata a «prevenire e contrastare possibili attività eversive degli insorti», è scattata in seguito ad informazioni riguardanti la possibile presenza di materiale esplosivo e di armamento nascosto nella zona di Shindand, «pronto per essere utilizzato – spiegano al comando del contingente italiano – verosimilmente ai danni della popolazione civile, delle forze di sicurezza locali e di Isaf». Movimenti sospetti - Per alcuni giorni i soldati italiani, coordinati dal comandante della Task Force Center, il colonnello Francesco Maria Ceravolo, in «stretta cooperazione» con le autorità militari afghane, hanno perlustrato la zona fino a quando hanno notato movimenti sospetti in un'area disabitata a ridosso delle colline fuori dall'abitato. Dopo il lancio di una bomba di mortaio illuminante, i bersaglieri sono stati presi di mira da un gruppo di insorti - tre uomini - che hanno cominciato a sparare. I militari italiani, «accertata l'assenza di civili», hanno risposto al fuoco con mortai e armi portatili, costringendo gli insorti a fuggire. Nel frattempo, dalla "base operativa avanzata" di Shindand è giunta sul posto una squadra di rinforzo composta da militari afghani e italiani che, dopo aver messo in sicurezza l'area, ha consentito ai bersaglieri coinvolti nello scontro di rientrare alla base. Subito dopo sono intervenuti una squadra di pronto impiego e artificieri del 5/o reggimento Genio della Brigata Sassari che, con l'ausilio di cani anti-esplosivo, hanno perlustrato la zona e trovato l'arsenale.
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