mercoledì 31 gennaio 2024
Al Cairo i servizi egiziani con Hamas per esaminare la proposta. Nella Striscia le vittime sarebbero quasi 27mila. Biden avverte l'Iran ma esclude un'escalation
Una ragazzina su un'altalena sulla costa desertica di Rafah

Una ragazzina su un'altalena sulla costa desertica di Rafah - Reuters

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«La chiamiamo "la figlia di Hanna Abu Amsha", non siamo riusciti a darle un nome» dice l'infermiera che si prende cura della neonata all'ospedale al-Aqsa di Deir al-Balah nella parte centrale della Striscia di Gaza. La piccola è stata fatta nascere con un cesareo d'urgenza dopo che la madre era stata travolta dalle macerie della sua abitazione colpita da un raid. La donna non è sopravvissuta. Come "la figlia di Hanna Abu Amsha", di cui la Bbc pubblica la foto - che è il ritratto della voglia di vivere, con gli occhioni neri incuriositi del mondo, nonostante il sondino e la culla termica - ce ne sono altre e altri sotto il cielo di Gaza. Ma non sono i più sfortunati. Gli occhi di Abed Hussein, che avrà 10 anni, sono cerchiati di scuro: non dorme da quando ha perso anche il padre, racconta. Solo abbracciato a lui riusciva a riposare. Secondo l'Unicef si stimano in 19mila i bambini rimasti orfani o soli, senza alcun adulto che si prenda cura di loro. Lo scrive il sito della Bbc, che pubblica alcune storie e foto.

«Molti di questi bambini sono stati ritrovati sotto le macerie o hanno perso i genitori nel bombardamento della loro casa», spiega Jonathan Crick, capo delle comunicazioni di Unicef Palestina, da Rafah. Altri bambini soli sono stati trovati ai checkpoint israeliani, negli ospedali e per le strade. «I più piccoli molto spesso non riescono a dire il loro nome e anche i più grandi sono solitamente sotto choc».

Dall'inizio della guerra, il 7 ottobre, secondo i dati "ufficiali" delle istituzioni di Gaza i morti sarebbero 26.900 e i feriti 65.949. Nell'ultima giornata sarebbero stati uccisi 150 palestinesi, altri 313 quelli feriti.

Si tratta al Cairo. «Sei settimane di tregua in cambio degli ostaggi»

Dopo che la proposta negoziale israeliana, mediata da Usa, Egitto e Qatar, è stata consegnata ad Hamas, oggi al Cairo è previsto un incontro tra una delegazione della fazione islamica e l'intelligence egiziana per discuterla. Ecco in cosa consisterebbe, secondo indiscrezioni del Washington Post: sei settimane di cessate il fuoco a Gaza con il rilascio di tutti gli ostaggi ancora nella Striscia; il rilascio di detenuti palestinesi nel rapporto di 3 di loro per ogni ostaggio israeliano. Secondo il quotidiano, la proposta prevede anche un riposizionamento "non permanente" dell'esercito israeliano lontano dalle aree densamente popolate della Striscia e l'aumento degli aiuti umanitari all'enclave. La bozza di intesa include altre addizionali pause di 6 settimane nei combattimenti durante le quali Israele riavrebbe indietro i corpi degli ostaggi morti.

Biden: deciso come rispondere all'attacco in Giordania. Iran: reagiremo

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ieri sera ha dichiarato che gli Usa hanno deciso come rispondere all'attacco alla base in Giordania, che ha causato la morte di tre soldati, da parte del Kataib Hezbollah iracheno sostenuto dall'Iran. Si tratta dei primi americani uccisi dall'inizio del conflitto a Gaza. L'attacco ha causato anche una quarantina di feriti. Poco dopo le milizie irachene Kataib Hezbollah hanno annunciato che cesseranno le operazioni militari contro le truppe Usa nella regione, per evitare "imbarazzo" al governo di Baghdad. Ma sembra più un tentativo di evitare l'annunciata rappresaglia.

«Sì», ha risposto laconicamente Biden ai reporter che gli chiedevano se avesse deciso la risposta, prima di volare in Florida per raccogliere fondi elettorali. Il commander in chief non ha però fornito alcun tipo di dettaglio, limitandosi a ribadire che non vuole un allargamento del conflitto in Medio Oriente e che ritiene Teheran responsabile «nel senso che sta fornendo le armi alle persone che hanno compiuto l'attacco».

«Risponderemo con decisione a qualsiasi attacco all'Iran», ha dichiarato ieri sera l'ambasciatore alle Nazioni Unite Saeed Iravani, aggiungendo che «è la politica fondamentale dell'Iran rispondere con forza ai nemici nel caso in cui prendano di mira il Paese, i suoi interessi e i suoi cittadini al di fuori dei confini nazionali».

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