giovedì 26 aprile 2018
Dopo che la corte di appello di Londra ha respinto il ricorso dei genitori di Alfie Evans, il padre ha detto che Alfie non ha più bisogno di stare in terapia intensiva. Il caso al Csm
Alfie, incontro del padre con i medici. Veglie di preghiere
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Dopo che ieri la Corte di appello di Londra ha respinto il ricorso dei genitori di Alfie Evans, il padre del piccolo, ha avuto nel pomeriggio un incontro con i medici dell'Alder Hey Hospital di Liverpool per discutere sulla richiesta di portare a casa suo figlio.

Al termine Tom Evans, ha detto di voler "costruire un rapporto con l'ospedale" ringraziando "tutto lo staff della struttura per il loro duro lavoro". "Come genitori - ha aggiunto - lavoreremo con il team ospedaliero per garantire ad Alfie tutta la dignità e il comfort di cui ha bisogno." Poi ai tanti sostenitori del bambino gravemente malato ha chiesto "di tornare alla loro vita di tutti i giorni" per permettere a lui e alla moglie Kate "di camminare sopra il ponte che intende costruire con l'ospedale". Qualcosa sembra quindi essersi sbloccato. Il clima appare migliorato. Potrebbe essere il preludio a un'evoluzione della situazione, che era entrata in una fase di stallo.

Il piccolo, affetto da una rara malattia neurodegenerativa, secondo quanto dichiarato dal papà, non ha più bisogno di terapia intensiva: lunedì sera gli è stato staccato il ventilatore meccanico e da allora, tra alti e bassi, si è stabilizzato grazie all'ausilio di mascherine dell'ossigeno portate dall'esterno. "Alfie è sdraiato sul letto con un litro di ossigeno. Alcuni dicono che è un miracolo, non è un miracolo, è una diagnosi errata. Alfie vive, comodamente, felicemente, senza ventilazione, senza alcuna forma di ventilazione".

Ai microfoni di Tv2000 il giovane padre è apparso disperato, ma non rassegnato: «Chiedo al Papa di venire qui per rendersi conto di cosa sta accadendo. Venga a vedere come mio figlio è ostaggio di questo ospedale. È ingiusto quello che stiamo subendo. Grazie Italia. Vi amiamo", ha detto il papà di Alfie, ricordando che il bambino è cittadino italiano grazie alla decisione del governo Gentiloni, ratificata due giorni fa. Il piccolo ha avuto la disponibilità di essere trasferito al Bambino Gesù di Roma.

Anche il Csm interviene su Alfie

Anche al Consiglio superiore della magistratura si discute del caso del piccolo Alfie. Alla ripresa del plenum è il consigliere togato di Magistratura Indipendente Claudio Galoppi ad aprire una riflessione. «Non è possibile che nell'Europa dei diritti, si possa assistere a una tale inciviltà, violando il diritto alla vita del piccolo Alfie e, per i genitori, il diritto alla scelta delle cure per il loro figlio». Galoppi ha definito quello alla salute e alla cura un «diritto fondamentale» e ha fatto notare che ora Alfie «è un cittadino italiano la cui vita è in pericolo». Di qui l'auspicio che «si attivino tutti gli strumenti di intervento e, qualora non sia garantita la cura, ci sia eventualmente tutela in sede penale». Un intervento a cui si sono associati i consiglieri Lorenzo Pontecorvo (Magistratura Indipendente) e Aldo Morgigni (Autonomia e Indipendenza).

Quello di Alfie è un caso «emblematico del principio costituzionale di tutela della salute come diritto fondamentale dell'individuo e interesse della collettività - ha osservato il consigliere laico Renato Balduzzi -. Tutti gli ordinamenti degli Stati costituzionali, non soltanto l'Italia, tendono a ispirarsi a questo principio. Ecco dunque le ragioni del nostro sconcerto rispetto a una pervicace volontà che sembra voler difendere più una fredda ragione giuridica, di cui però ci sfuggono i principi che dovrebbero illuminarla».
La decisione di impedire le cure contro la volontà dei genitori «è davvero incomprensibile» ha affermato il togato di Unicost Francesco Cananzi che in un tweet solleva anche l'interrogativo se «l'esistenza di chi è debole e diverso, la sofferenza sia un tabù. È questa l'Europa che vogliamo, quella della perfezione che ispirò le leggi razziali?».

Un ricorso al console italiano

Sul fronte legale continuano i tentativi di rimandare il momento finale della vita di Alfie: gli avvocati della famiglia Evans hanno inviato al console italiano a Liverpool un ricorso affinché si attivi come giudice tutelare di un minore italiano all'estero per chiedere alla Corte di Lussemburgo un provvedimento cautelare che ordini alle autorità inglesi di preservarne l'integrità fino al suo pronunciamento.

Marcia di solidarietà davanti a Buckingham Palace

Una marcia per mostrare solidarietà ad Alfie Evans è iniziata oggi alle 16 (ora locale, le 17 in Italia) davanti a Buckingham Palace a Westminster, nel centro di Londra. I dettagli della manifestazione appaiono su una pagina Facebook chiamata Alfie's Blue Pray March! We are against inhuman law!', creata da Daria Kolska, una studentessa sostenitrice del movimento pro-life polacco. Proteste simili - ricorda il Daily Star - si sono svolte a Dublino e a Liverpool nelle ultime ore.

Veglie a Roma, Modena e Torino

Veglie e preghiere anche in Italia: in piazza San Pietro ieri sera e anche questa ci sarà una veglia e una fiaccolata di preghiera, organizzata con il tam tam su Facebook. Analoghe iniziative sono previste a Modena e Torino.

I fatti: una breve cronologia

9 maggio 2016 Alfie nasce all’ospedale di Liverpool da Thomas Evans, elettricista 20enne, e Kate James, estetista 19enne. A 7 mesi Alfie Evans viene ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell’Alder Hey Children’s Hospital di Liverpool per una infezione alle vie respiratorie. I successivi 17 mesi Alfie li trascorre attaccato a un respiratore artificiale, perché è affetto da un disturbo neurovegetativo che danneggia progressivamente il suo cervello. Si tratta di una rara malattia mitocondriale, non ancora diagnosticata.

2017 secondo la legge inglese, se un paziente ha trascorso in coma un lungo periodo di tempo (di solito 12 mesi) e i medici ritengono che le condizioni siano irreversibili. Per i bambini la decisione spetta ai genitori ma in caso di disaccordo con i medici è un giudice a decidere. Ed è questo che è successo a Kate e Tom: i giudici hanno respinto uno a uno i loro ricorsi contro la sentenza che decretava di staccare la ventilazione che lo tiene in vita. L’ultima è la Corte europea dei diritti umani.

18 aprile 2018 Papa Francesco incontra il padre di Alfie, Thomas Evans, a Roma e auspica che il bambino possa essere trasferito al Bambino Gesù di Roma.

20 aprile la Corte suprema britannica rifiuta di riaprire il caso dopo che l’Alta Corte di giustizia, la Corte d’appello e la Corte suprema si erano già pronunciate a favore della scelta dell’ospedale di staccare i supporti vitali al piccolo

23 aprile intorno alle 22.30 locali vengono staccate le macchine per la respirazione. La presidente del Bambino Gesù Mariella Enoc nel pomeriggio visita il piccolo in ospedale. Lo stesso giorno la Corte europea dei diritti umani rifiuta il ricorso dei genitori.

24 aprile il Consiglio dei ministri ratifica la cittadinanza italiana ad Alfie

25 aprile La Corte d’appello rigetta la richiesta dei genitori di trasportare il bambino in Italia.

26 aprile Il padre incontra i medici

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