lunedì 3 settembre 2018
Dopo la pausa estiva, è ripresa la Messa a Casa Santa Marta. Intanto due testimoni diretti smentiscono la versione di Viganò sul caso Kim Davis
Dopo la pausa estiva, il Papa ha ripreso stamani la celebrazione della Messa, con l'omelia, a Casa Santa Marta (Osservatore Romano)

Dopo la pausa estiva, il Papa ha ripreso stamani la celebrazione della Messa, con l'omelia, a Casa Santa Marta (Osservatore Romano)

COMMENTA E CONDIVIDI

«La verità è mite, la verità è silenziosa», «con le persone che cercano soltanto lo scandalo, che cercano soltanto la divisione», l’unica strada da percorrere è quella del «silenzio» e della «preghiera». Papa Francesco non fa nomi, né riferimenti particolari, ma il mondo dei media ha subito collegato queste sue parole – pronunciate riprendendo la celebrazione delle Messe mattutine a Santa Marta dopo la pausa estiva – alle accuse formulate dall’ex nunzio negli Stati Uniti, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò.

L’ex “portavoce” vaticano padre Federico Lombardi, parlando a Tg2000, ha osservato che il Pontefice «fa una riflessione che colleghiamo spontaneamente alla situazione di oggi in cui abbiamo un’ondata di accuse estremamente aggressive che mescolano alcuni elementi di verità con tanti elementi di falsità che confondono e soprattutto tendono a creare una situazione di divisione nella Chiesa». «Di fronte a questa situazione – ha aggiunto – il Papa ribadisce la sua intenzione di non rispondere direttamente a queste accuse», scegliendo «di imitare l’atteggiamento di Gesù», e «non si lascia coinvolgere sul piano estremamente basso e cattivo delle accuse e contraccuse».

Sempre oggi ha avuto ampia diffusione una testimonianza di padre Thomas Rosica, avallata e integrata dallo stesso padre Lombardi, che contesta punti qualificanti dell’ultimo comunicato diffuso da Viganò, riguardante il caso dell’incontro da lui organizzato tra Kim Davis e papa Francesco in occasione della visita del Pontefice negli Usa nel settembre 2015. Davis era salita agli onori delle cronache negli Usa perché, da cancelliera di una contea del Kentucky, fece valere il suo diritto all’obiezione di coscienza e rifiutò di firmare la licenza matrimoniale a coppie gay. La notizia di questo incontro sollevò un vespaio di polemiche in Nord America e nel mondo intero.

Secondo Viganò, papa Francesco sapeva bene chi era Davis e i suoi collaboratori avevano approvato l’incontro con anticipo. Poi però fu convocato con urgenza a Roma, il 9 ottobre, per l’udienza in cui papa Francesco avrebbe dovuto rimproverarlo per come era stata gestita l’udienza a Davis. Viganò sostiene che papa Francesco in questa udienza ebbe solo parole di ringraziamento per come era stata organizzata la visita negli Usa.

Padre Rosica (all’epoca a Roma per il Sinodo ordinario sulla famiglia) invece sostiene – con l’avallo di padre Lombardi –, che Viganò volle incontrarli il giorno dopo e confessò loro che papa Francesco in effetti gli aveva detto che «lo aveva ingannato nel presentare questa signora a lui nella nunziatura» nascondendogli anche che la donna era pluridivorziata. Padre Lombardi fa una ulteriore precisazione riguardo a quanto affermato ora da Viganò, e cioè che «aveva fatto il patto con Kim Davis che non parlasse dell’incontro prima che il Papa ritornasse a Roma, ma solo dopo».

«Mi domando – osserva Lombardi – se questo aspetto, che cioè l’incontro sarebbe stato reso pubblico da Kim Davis dopo il viaggio, era stato veramente discusso da Viganò con i collaboratori del Papa e come, dato che ciò avrebbe suscitato molte reazioni». «A me risultava solo – aggiunge – che l’incontro era stato previsto come riservato da parte del Papa per una persona che gli veniva presentata come degna di apprezzamento anche se discussa».

In pratica quindi Rosica e Lombardi contestano a Viganò due punti specifici: negano che avesse informato adeguatamente il Papa e i suoi collaboratori su chi era Davis e sulle possibili strumentalizzazioni dell’udienza e riferiscono che, contrariamente da quanto affermato dall’ex nunzio nel suo ultimo memoriale, lui venne effettivamente ripreso da papa Francesco per come aveva gestito l’affaire.

Nel mondo intanto si moltiplicano le dichiarazioni di sostegno al Pontefice. Oggi è intervenuto il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai e presidente dei vescovi indiani, oltre che della Federazione dei vescovi asiatici (Fabc). «La Chiesa in Asia sostiene con fermezza il Santo Padre – ha assicurato il porporato ad Asianews –. Come presidente della Fabc, io ribadisco che la Chiesa in Asia è al 100% dalla parte di papa Francesco». Mentre su Twitter padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica riferisce di come «la Chiesa in Cina sta pregando “per il Papa e per la Chiesa ferita dallo scandalo Viganò”».

Con un appello a cui si sono uniti anche alcuni vescovi: il “clandestino” Giuseppe Wei Jingyi di Qiqihar-Heilongjiang, e gli “ufficiali” Giuseppe Han Zhihai di Lanzhou, Giuseppe Li Liangui di Xianxian e Antonio Dan Mingyan di Xian. Ieri papa Francesco ha anche ricevuto in udienza presuli della Conferenza episcopale del Sudan e del Sud-Sudan in visita ad Limina, nonché quelli partecipanti agli Esercizi spirituali promossi dalla Congregazione per i vescovi.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI