La serietà italiana che ora il mondo prende a esempio
sabato 26 settembre 2020

Qualche giorno fa l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha prodotto un bellissimo video in cui loda il modo con cui l’Italia ha gestito l’epidemia da nuovo coronavirus. In un editoriale di qualche settimana fa, invece, una delle menti più acute dei nostri tempi, il premio Nobel per l’Economia Paul Krugman, si domandava perché, per quanto attiene la gestione dell’epidemia, gli Stati Uniti non potessero essere come l’Italia. Analoghe considerazioni mi vengono quotidianamente rivolte da autorevoli colleghi inglesi, francesi e spagnoli, con toni che uniscono il riconoscimento per la gestione dell’emergenza Covid nel nostro Paese e il rammarico per come la vicenda viene affrontata nei loro.

Questi Paesi sono infatti accomunati da un continuo aumento dei contagi e dall’ipotesi sempre più concreta di nuovi lockdown, anche su larga scala. Benché le preoccupazioni per la stagione fredda ci impongano di continuare a essere attenti e rigorosi, sia dal punto di vista individuale sia collettivo, l’Italia, che è stato il primo Paese occidentale ad avere una grande ondata di contagi con un terribile bilancio iniziale di vittime, ha dimostrato di essere all’altezza della sfida. «Ma come è possibile che Paesi importanti, ricchi e dotati di infrastrutture scientifiche e sanitarie abbiano fatto peggio dell’Italia?», si chiede Krugman scadendo in qualche stereotipo sul nostro Paese, come quello dei «cittadini non noti per la disponibilità a seguire le regole».

La verità è che il nostro Governo, in particolare il ministro della Salute Speranza, ha saputo prima recepire dagli scienziati la gravità della situazione e poi essere fermissimo nel difendere le ragioni della salute pubblica in tutte le decisioni del Consiglio dei ministri, acquisendo un consenso quasi unanime, sia a livello politico sia popolare. Le autorità italiane hanno così saputo agire in fretta e con decisione per gestire la situazione: hanno introdotto un lockdown severo, e sono state – e lo sono tuttora – giustamente prudenti nelle riaperture. I risultati positivi di questa strategia sono sotto gli occhi di tutti.

Gli altri Paesi avrebbero dovuto seguire questo esempio, e alcuni l’hanno fatto, come la Germania, mentre altri governi hanno spinto per una rapida riapertura senza ascoltare gli avvertimenti degli esperti. Ulteriore elemento del successo italiano è stata l’attiva e convinta adesione della popolazione alle misure proposte dal Governo. Il mondo si meraviglia del rigore con cui gli italiani portano le mascherine (siamo il Paese con la massima percentuale di utilizzazione in Europa), rispettano il distanziamento sociale, si lavano le mani e curano l’igiene degli ambienti di vita e di lavoro. Un’indicazione indiretta di questi comportamenti è la riduzione significativa anche di altre malattie infettive come il morbillo e la rosolia.

Anche da noi vi sono stati errati messaggi sull’esagerazione di queste misure e sulla necessità di tornare alla normalità come se niente fosse mai successo, ma questo ha avuto un effetto più disturbante che inibente sui comportamenti collettivi, e comunque meno che in altri Paesi. La scommessa di alcuni governi di ignorare i pericoli si sta invece dimostrando disastrosa, sia da un punto di vista sanitario sia economico e sociale. Anche da noi la crisi economica sta colpendo duramente, ma in altri Paesi, ad esempio gli Usa, milioni di famiglie stanno per esaurire i sussidi per la disoccupazione e le autorità non riescono a reagire, in balìa come sono della diffusione dell’epidemia.

Non bisogna però accontentarsi né rilassarsi, i mesi che verranno saranno durissimi perché si sommeranno i virus a trasmissione respiratoria che ogni anno ritornano (influenza e parainfluenza in primis) con il Sars-CoV2, e avendo, almeno inizialmente, sintomi sovrapponibili questo potrebbe provocare una paura diffusa e una pressione non gestibile sui servizi sanitari. È per questo che ai tre pilastri fondamentali del distanziamento fisico, delle mascherine e dell’igiene dobbiamo aggiungere una massiccia adesione alla campagna vaccinale anti-influenzale e l’utilizzazione più diffusa dell’app Immuni, per un più tempestivo ed efficace sistema di tracciamento quando i focolai infettivi inevitabilmente aumenteranno.

Se riuscissimo a superare bene anche il prossimo inverno e nel frattempo arrivasse un vaccino sicuro ed efficace, potremmo riavviarci a una nuova normalità, e magari riprendere attività che per il momento dobbiamo necessariamente sospendere. Si tratta di essere lucidi e consapevoli, ma soprattutto seri, come abbiamo sempre dimostrato di essere in tutte le emergenze che hanno colpito il nostro Paese e in tutte le circostanze in cui la sicurezza e la salute sono messe a rischio. Come ha giustamente e prontamente ribadito il nostro presidente Mattarella al primo ministro britannico Johnson, anche gli italiani amano profondamente la libertà, ma amano anche la serietà. Quella che in questo momento tutto il mondo ci riconosce.

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