martedì 22 febbraio 2022
L'Unione Europea e gli Usa hanno deciso le sanzioni alla Russia per aver riconosciuto il Donbass separatista. Dalla Gran Bretagna provvedimenti contro 5 banche russe e 3 oligarchi
Nella notte i carri armati russi sono arrivati nelle strade di Donetsk

Nella notte i carri armati russi sono arrivati nelle strade di Donetsk - Reuters

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All'indomani del riconoscimento del Donbass separatista da parte della Russia, che ha inviato nell'est dell'Ucraina truppe in "missione di pace", cresce l'allarme in Occidente. "Le truppe russe sono entrate nel Donbass, che consideriamo parte del territorio ucraino. Non è un'invasione piena, ma le truppe russe sono su suolo ucraino" ha dichiarato l'Alto rappresentante Ue Josep Borrell. Oggi l'unico Paese a sostenere la decisione di Mosca, e riconoscere le autoproclamate repubbliche, è la Siria.

E per la Russia è il giorno delle sanzioni. Il primo a reagire è stato il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ha bloccato la certificazione del gasdotto Nord Stream 2 per convogliare gas naturale russo in Germania attraverso il Mar Baltico.

Di prima mattina la riunione dei 27 ambasciatori Ue (Coreper II) aveva già dato via libera a sanzioni contro un'ampia gamma di individui e entità coinvolte nell'annessione delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, oltre che allo stop agli scambi commerciali tra Ue e Donbass. Ma, a poco più di un'ora dall'intervento di Scholz, in una dichiarazione congiunta Ursula von der Leyen e Charles Michel hanno pubblicato una lista ben più corposa di misure, incluse quelle contro le banche russe che hanno finanziato le operazioni nel Donbass e la limitazione all'accesso ai mercati Ue da parte di Mosca. Rispetto allo schema che Bruxelles mise in campo nel 2014 in occasione della crisi in Crimea, è un passo in più nella direzione di una reazione dura nei confronti del Cremlino.

Del resto, nella riunione straordinaria dei ministri degli Esteri Ue convocata d'urgenza a Parigi nel pomeriggio, tutti si sono detti d'accordo che lo spazio del dialogo, senza prima mettere in campo una risposta credibile, non si sarebbe allargato. Anche Londra ha messo in campo la sua controffensiva congelando tutti gli asset britannici di tre oligarchi vicini a Putin e colpendo 5 banche russe. E alla fine, in poche ore, i Paesi Ue hanno trovato l'accordo unanime. Anche le voci rimbalzate su diversi media occidentali di uno stop dell'Ungheria al pacchetto sono state prontamente smentite dal portavoce di un Viktor Orban raramente così allineato a Bruxelles. "Le azioni militari della Russia sono inaccettabili, l'Ue sia ferma e irremovibile", è stato il via libera arrivato pure dall'Italia per bocca del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che tra l'altro ha annunciato aiuti finanziari di Roma a Kiev.

Nella conferenza stampa che ha chiuso la riunione di Parigi Josep Borrell ha tirato le fila soddisfatto. "Queste sanzioni faranno male, molto male alla Russia", ha commentato l'Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, spiegando che se Mosca proseguirà nella sua escalation "sono pronte altre sanzioni" e che anche gli oligarchi bielorussi potrebbero essere colpiti. E lodando, al pari della Nato e di Biden, la mossa della Germania sullo stop al Nord Stream.

"Non abbiamo paura delle sanzioni", è stata la reazione di Mosca che, per ora, ha assicurato di non voler interrompere le forniture di gas all'Europa, vero e proprio tallone d'Achille per la strategia di Bruxelles. L'Ue però tira dritto: "Il pacchetto di misure è calibrato, le finalizzeremo presto", ha assicurato in serata von der Leyen mentre dall'altra parte dell'Oceano Joe Biden annunciava le misure americane per "tagliare fuori il governo russo dalla finanza occidentale". Ben oltre quindi quelle per l'annessione della Crimea 8 anni fa.

Anche il Regno Unito annuncia sanzioni contro 5 banche russe (Rossiya, IS Bank, General Bank, Promsvyazbank e Black Sea Bank) e per congelare tutti gli asset britannici di alcuni noti oligarchi (Gennady Timchenko, Boris Rotenberg e Igor Rotenberg) considerati vicini al presidente russo Vladimir Putin. Lo rende noto il premier Boris Johnson al Parlamento di Westminster, insistendo che si tratta solo di una prima tranche di sanzioni economiche cui ne seguiranno altre se la situazione non cambierà.

Johnson ha avvertito che Putin è deciso a una "invasione su vasta scala dell'Ucraina", ma scoprirà di aver "sbagliato i calcoli". "Temo che abbiamo tutte le prove del fatto che il presidente Putin sia davvero deciso a condurre un'invasione su vasta scala dell'Ucraina, alla sottomissione di un paese europeo indipendente e sovrano e penso, voglio essere assolutamente chiaro, che sarà totalmente catastrofico", ha detto Johnson.

L'amministrazione americana ha reagito duramente. "Chi in nome di Dio ha dato diritto a Putin di dichiarare nuovi cosiddetti stati su un territorio che appartiene al suo vicino? Questa è una flagrante violazione della
legge internazionale che richiede una ferma risposta della comunità internazionale". Lo ha detto il presidente americano Joe Biden, parlando degli ultimi eventi come "dell'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina".

Ed ecco le sanzioni varate dalla Casa Bianca: 1) Blocco totale delle operazioni con le due maggiori istituzioni finanziarie russe: la Veb, la più grande corporation di Stato, con un patrimonio di 50 miliardi di dollari, e la banca militare. 2) Sanzioni sul debito sovrano. Questo significa che la Russia verrà tagliata fuori dai finanziamenti dell'Occidente e non potrà accedere al mercato europeo o ad altri dell'area occidentale per finanziare il suo debito. 3) Sanzioni verranno imposte sulle cosiddette èlite russe, le più potenti famiglie di oligarchi. L'obiettivo è fare terra bruciata attorno all'entourage che sostiene il presidente russo Vladimir Putin, e far pagare un conto salato anche a loro e non solo ai cittadini russi 4) Blocco del gasdotto Nord Stream 2.

Insieme alle sanzioni Biden ha autorizzato l'invio di nuove truppe Usa nei Paesi baltici e si è impegnato a offrire altre armi "difensive" a Kiev.

Il ministro di Kiev: Mosca vuole rifare l'Urss

Il Cremlino vuole "resuscitare l'Urss" ha denunciato il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov. E si è rivolto all'esercito: "Ci attendono prove difficili. Ci saranno perdite. Dovremo attraversare il dolore, superare la paura e la disperazione. Ma vinceremo senza dubbio, siamo sulla nostra terra".

"Riguardo a ciò che avviene sul piano militare, capiamo che non ci sarà la guerra", ha detto il presidente Zelensky in una conferenza stampa a Kiev. "Non ci sarà una guerra totale contro l'Ucraina e non ci sarà un'ampia escalation dalla Russia. Se ci fosse, metteremo l'Ucraina su un piede di guerra", ha aggiunto.

Kiev denuncia l'uccisione di due suoi soldati in bombardamenti, ma anche i separatisti dell'est parlano di violazioni del cessate il fuoco. E secondo Mosca le autorità ucraine hanno schierato 120mila soldati sulla linea di contatto.

Le consigli popolaro delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Luhansk hanno approvato oggi, all'unanimità, leggi di ratifica dei Trattati di amicizia, cooperazione e assistenza reciproca con Mosca.

E su pressione dei separatisti, che hanno ordinato l'evacuazione e organizzato i pullman, si intensifica l'esodo di anziani, donne e bambini verso la confinante regione russa di Rostov. I profughi sarebbero già 90mila, secondo l'ufficio di Rostov del ministero per le situazioni di emergenza.

Riunito nella notte l'esecutivo Onu

Nella riunione d'emergenza dell'esecutivo Onu, nella notte, Kiev ha chiesto che Mosca rinunci al riconoscimento delle Repubbliche autoproclamate del Donbass. "Chiediamo alla Russia di cancellare la decisione sul riconoscimento e di tornare al tavolo negoziale", ha affermato l'ambasciatore ucraino alle Nazioni Unite, Sergiy Kyslytsya. "Condanniamo l'ordine di dispiegamento di truppe addizionali nei territori dell'Ucraina. Chiediamo un ritiro immediato, completo e verificabile delle truppe di occupazione".

Dal canto suo, l'ambasciatore russo all'Onu, Vasili Nebenzia, ha ribadito la posizione: "Siamo ancora aperti alla diplomazia, ad una soluzione diplomatica, ma non intendiamo più permettere un nuovo massacro sanguinoso". E ha ha minacciato l'Ucraina di ulteriori conseguenze in caso di "piani militari" a seguito del riconoscimento di Donetsk e Luhansk da parte del Cremlino. Le autorità ucraine, ha detto, hanno schierato 120.000 soldati sulla linea di contatto nel Donbass.

Gas e petrolio, impennata dei prezzi

Con l'escalation della crisi in Ucraina, conseguenze anche sull'economia. S'impenna il prezzo del petrolio. Il future del Wti con scadenza ad aprile segna un balzo del 4,80% a 94,5 dollari al barile e il contratto con scadenza a maggio sale del 3,30% a 96,1 dollari. Fra le altre materie prime il gas naturale registra un rialzo del 2,70% a 4,49 dollari per milione di British thermal unit. Al Ttf il contratto viene scambiato a 78,25 euro per Megawattora, in rialzo del 7,8% rispetto all'ultima sessione.

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