venerdì 15 aprile 2022
L’attivista Maria Baronova: «Riusciamo ad aggirare la censura, però la tv esercita una forte influenza» Le sanzioni? «Per ora non manca nulla»
La giornalista e attivista russa Maria Baronova

La giornalista e attivista russa Maria Baronova - Collaboratori

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Un Paese isolato, che sente su di sé l’odio dell’Occidente, ma che non potrà cambiare finché decideranno le élite, con una guerra che è destinata a sconvolgere l’ordine mondiale. Maria Baronova, attivista russa, e per un periodo limitato, collaboratrice dell’emittente Rt (Russia Today) in progetti di charity, da cui si è dimessa allo scoppio della guerra, racconta come il suo Paese stia vivendo questa «Operazione militare speciale».

Maria Baronova, lei sul suo canale Telegram sta seguendo con attenzione questa guerra. Ma in Russia, a livello teorico, molti organi di informazione e social sono bloccati. Come fa a informarsi?
Chi vuole ottenere informazioni indipendenti in realtà può farlo. Molti di noi hanno un VPN (Virtual personal network) installato sul telefonino. Questo significa avere accesso alle informazioni senza filtri. Grazie a questo accorgimento riusciamo anche a contattare i nostri amici in Ucraina. Certo, va detto che una larga fetta di opinione pubblica è influenzata dall’informazione televisiva.

Ci sarà accesso, seppure tramite VPN, all’informazione indipendente, però poi il consenso attorno a questa “operazione militare speciale” secondo i sondaggi è all’83%...
Mi permetta di dire che è abbastanza ridicolo acquisire i risultati dei sondaggi condotti in un regime autoritario. Il 97% delle persone intervistate si rifiuta di rispondere, perché hanno paura che poi le loro dichiarazioni arriveranno al governo. L’83% è calcolato sul 3% del campione che se la sente di rispondere. Dal punto di vista statistico, vale molto poco.

Il 18 marzo scorso, però, abbiamo visto decine di migliaia di persone al Luzhniki Stadium di Mosca a celebrare l’ottavo anniversario di annessione della Crimea e dare supporto all’operazione militare speciale. Non è tutto supporto per Putin, quello?
Non si tratta di supporto al presidente. Vede, la stragrande maggioranza di quelle persone sono impiegate nel servizio pubblico, dall’insegnamento, alla sanità. Devono il loro posto di lavoro al governo e non possono permettersi di non partecipare, potrebbero venire licenziati.

Che cosa pensa, secondo lei, il popolo russo del presidente Putin?
Non penso che in questo momento l’opinione su Putin sia positiva. I russi stanno iniziando a capire che l’Occidente li sta isolando e non hanno nessun luogo dove andare. Si sentono come ostaggi nel loro Paese.

Come si vive a Mosca in questi giorni?
Alcuni brand stranieri hanno chiuso, ma continuiamo a vivere normalmente. Non ci manca nulla. Somiglia a una prigione molto confortevole, quasi una gabbia dorata.

Lei ha detto che il consenso di cui gode Putin non è genuino. Pensa quindi che in Russia potrà cambiare dopo questa guerra?
No, perché non abbiamo mai realmente votato per il presidente in questo Paese. Si vota per un presidente quando ci sono due candidati e quello con più voti vince. Da noi è sempre stata una decisione delle élite.

Quando finirà questa guerra secondo lei? E che cosa rimarrà delle relazioni fra Russia e Unione Europea, a quel punto?
Io credo ci sia un evidente sentimento di odio nei confronti del mio Paese da parte dell’Ue. Per quanto riguarda la guerra credo che non si possano fare previsioni. Quello che posso dire è che l’obiettivo di Putin è quello di cambiare il vecchio ordine mondiale.

E cosa ne pensa di un possibile ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea?
Penso che la Ue e la Russia in questo momento si stiano minacciando reciprocamente. E che il primo obiettivo di Putin sia proprio il caos. Che i popoli si odino e che i Paesi si minaccino vicendevolmente.

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