mercoledì 3 marzo 2021
Per Washington non ci sono dubbi: la responsabilità è «con grande certezza» dei servizi segreti russi. Tra i colpiti, il capo dell’Fsb e molte figure nella cerchia presidenziale
a Russia risponderà alle nuove sanzioni Usa per il caso Navalny "in base al principio di reciprocità", ma la reazione "non sarà necessariamente simmetrica": lo ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova

a Russia risponderà alle nuove sanzioni Usa per il caso Navalny "in base al principio di reciprocità", ma la reazione "non sarà necessariamente simmetrica": lo ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova - Reuters

COMMENTA E CONDIVIDI

Gli Stati Uniti hanno deciso: colpiranno singoli individui e aziende russe con sanzioni come reazione all’avvelenamento del politico di opposizione Alekseij Navalny, avvenuto in Siberia lo scorso agosto con l’agente nervino Novichok. Washington ha declassificato il rapporto redatto dall’intelligence e in cui si attribuisce la responsabilità dell’accaduto all’Fsb, i servizi segreti russi, «con grande certezza». Tra i diretti interessati dei provvedimenti – che scatteranno anche per 14 imprese, per la maggior parte coinvolte nella produzione di agenti chimici e biologici – c’è anche il capo dei servizi segreti russi, Alexander Bortnikov. Con lui sono stati “colpiti” anche il primo vice capo dello staff dell’amministrazione presidenziale Serghei Kiriyenko, i vice ministri della Di- fesa Aleksei Krivoruchko e Pavel Popov, il direttore del Servizio penitenziario federale Aleksander Kalashnikov, il procuratore generale Igor Krasnov e il capo del dipartimento di politica interna del presidente russo Andrei Yarin.

Per i sette le sanzioni comportano il congelamento dei beni negli Usa e il divieto per i cittadini Usa di fare affari con loro. Potrebbe non essere finita qui. Uno dei funzionari che ha parlato con il New York Times, il primo a dare la notizia, ha anche aggiunto che questo potrebbe essere solo il primo di vari passi dell’amministrazione Biden per «rispondere ai numerosi atti destabilizzanti» da parte di Mosca. Si tratta del primo segno ostile nei confronti di Mosca da anni che fa capire come, anche sotto questo aspetto, la politica estera americana rispetto alla gestione Trump sia cambiata.

La Russia è accusata non solo di aver represso l’opposizione all’interno del Paese, ma anche di attacchi hacker verso altre nazioni, fra cui proprio gli Stati Uniti. Qualcosa si muove anche da parte europea. Bruxelles ha imposto sanzioni a quattro funzionari russi per quanto riguarda la contestata incarcerazione di Navalny, che passerà due anni e mezzo in una colonia penale a 200 chilometri da Mosca, nota per le condizioni particolarmente dure per chi vi è rinchiuso. Pronta la replica di Mosca. Per il Cremlino le sanzioni sono destinate a «non produrre alcun effetto».


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: