venerdì 8 aprile 2022
Lo scontro per la riconquista della città portuale di Kherson si preannuncia il peggiore delle ultime settimane. E nel Donbass potrebbe arrivare il battaglione accusato delle stragi di Bucha
Civili in fuga da Odessa arrivano nel sud della Polonia

Civili in fuga da Odessa arrivano nel sud della Polonia - Ansa / Afp

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Il cimitero di Chernihiv ha dovuto fare posto a 400 nuove sepolture. Ma quelli sotto i cumuli sono solo i morti con un nome sulle croci di legno. Molti altri sono ancora nell’obitorio della città. Alcuni interi, altri a pezzi. Vecchi, donne, bambini. Quasi tutti difficili da identificare. Alla data del 5 aprile, il bilancio è di 1.563 civili uccisi, secondo l’Ufficio dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr). Si tratta di stime prudenziali. «Queste cifre – spiegano dall’Onu – sono probabilmente molto più alte, dato che un sempre maggiore accesso ad alcune delle aree più colpite ci rivela la reale entità delle vittime». E la moltiplicazione va fatta almeno per dieci.

Oltre agli investigatori della Corte penale internazionale dell’Aja, in Ucraina sono arrivati anche gli esperti di Eurojust, la superprocura europea che dovrà cooperare con la procura generale di Kiev e assicurare che gli accertamenti sui resti delle vittime vengano eseguiti secondo gli standard internazionali. Approfondimenti necessari anche per confermare, come denunciato da diversi testimoni, che nel corso della ritirata da Kiev i carri armati abbiano stritolato i cadaveri dei civili, alcuni dei quali erano feriti ma non ancora senza vita.

Nelle stesse ore è arrivato a Kiev anche Rafael Grossi, il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) che dovrà raccogliere i dati tecnici sui rischi a cui sono esposte le centrali nucleari ucraine e, in particolare, le operazioni di messa in sicurezza della centrale di Chernobyl. «Il suono delle sirene d’allarme aereo e le esplosioni sono risuonate su diversi oblast mentre i combattimenti continuano», segnala un nuovo rapporto delle Nazioni Unite. Come a Odessa e Ochakiv, dove la contraerea è entrata in funzione fin dalle 2 del mattino per colpire alcuni droni russi avvistati perfino a bassa quota sulla città portuale che una volta faticava a gestire il traffico merci e ora non vede partire dai moli neanche una pilotina carica di pesce fresco.

Ochakiv è sede di alcune compagnie ucraine sul mare e diverse batterie antimissile, perciò è tornata ad essere bersagliata. Sulla strada per Mykolaiev si capisce che la direzione dei venti di guerra stia cambiando, concentrandosi in particolare sulla fascia costiera ai lati della Crimea e nell’entroterra, specialmente nella città portuale sul fiume Dnepr di Kherson, che Kiev vuole riconquistare. Si tratta di una città strategica per l’accesso alla Crimea, la Penisola che affaccia sul Mar D’Azov e sul Mar Nero, annessa unilateralmente da Mosca nel 2014. Kherson per i russi significa però soprattutto l’acqua: a 18 chilometri dal centro urbano c’è un invaso che rifornisce la Penisola di risorse idriche che, negli ultimi otto anni, è stata bloccata da Kiev rendendo aridi i terreni. È una battaglia per l’acqua, non a caso Kherson è stato il primo obiettivo dei russi a febbraio poco dopo l’inizio «dell’Operazione speciale».

Migliaia di uomini con le insegne giallo blu stanno raggiungendo Kherson da tre lati, ad esclusione di quello marittimo. Lo scontro si preannuncia tra i peggiori di queste settimane mentre migliaia di persone provano a fuggire. Li si vede sbarcare dai treni sempre in ritardo che giungono sulle piattaforme all’aperto della stazione di Odessa.

Ad alcuni chilometri di distanza troviamo un elegante condominio con impareggiabile vista sulla baia, colpito da un razzo sparato contro una base della contraerea ucraina. Tra i fuggiaschi anche Pasquale. Un italiano con la moglie ucraina che ha vissuto momenti di vero terrore. L’uomo, che viveva in uno dei villaggi del Donbass, si è visto rintracciare da militari russi. «Quando hanno scoperto che sono italiano mi hanno picchiato», racconta. Percosse che gli hanno fatto temere il peggio. Secondo il malcapitato, che adesso si trova al sicuro fuori dall’Ucraina, i militari lo hanno colpito perché cittadino di un Paese che hanno dichiarato ostile, dunque gli italiani sono considerati dei nemici.

La situazione nelle aree più colpite dell’Ucraina settentrionale, meridionale e orientale «sta diventando sempre più grave – informa una nota degli osservatori Onu sul campo –, mentre le ostilità attive si intensificano nei punti caldi esistenti e si espandono in nuove aree precedentemente risparmiate dal peggio dell’offensiva militare in corso». Vadym Denysenko, consigliere del ministro dell’Interno ucraino, ha detto che più di 1.500 ordigni esplosivi sono stati sminati nella sola regione di Kiev.

Temendo una nuova offensiva, l’Ucraina si sta affrettando a evacuare i civili dalle zone orientali, mentre i russi hanno continuato a martellare città e paesi nell’Est e nel Sud. Un raid aereo russo ha colpito una ferrovia vicino alla stazione di Barvinkove, nella regione di Donetsk, bloccando la partenza di tre treni per l’evacuazione dei civili, secondo la testata ucraina “Hromadske”.

I russi hanno continuato a ridispiegare le forze sull’asse Izyum-Slovyansk ma non hanno ottenuto alcun progresso importante. Diverse fonti, non smentite da Mosca, sostengono che il battaglione accusato dei massacri di Bucha è stato inviato in prima linea nel Donbass, nelle aree dove si sta registrando il maggior numero di perdite dell’armata russa. «La possibile conquista delle regioni di Donetsk e Lugansk potrebbe portare Mosca a rilanciare il suo attacco su Kiev, ha avvertito il vice capo di stato maggiore delle forze di terra ucraine», Oleksandr Hruzevych, mentre il viceministro della difesa ucraino, Hanna Malyar, ha poi spiegato che le forze russe stanno aspettando «il loro momento» mentre Mosca ha intensificato le operazioni di intelligence nell’Est.

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