martedì 4 dicembre 2018
Il dramma è avvenuto a Islandia, remota località della triplice frontiera. Gli abitanti hanno trovato il corpo del piccolo Michel dopo giorni di ricerche. Mentre le autorità si sono rese irreperibili
La comunità di Islandia, nel cuore della selva, è raggiungibile solo via fiume

La comunità di Islandia, nel cuore della selva, è raggiungibile solo via fiume

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La chiamano la “Venezia amazzonica”. Quando il fiume si ritira, però, durante la stagione secca, Islandia - municipio peruviano situato a ridosso della triplice frontiera con Colombia e Brasile ¬ appare come un groviglio di palafitte, addossate una sull’altra, quasi volessero sostenersi a vicenda. Nel labirinto di legno e lamiera non è stato facile ritrovare il piccolo Michel Ocumbe, di 11 anni, rapito mentre giocava con due amichetti al termine della scuola. La comunità di duemila abitanti, in gran parte indigeni Tikuna, l’ha cercato senza sosta per tre giorni. Solo mercoledì scorso s’è imbattuta nel cadavere mutilato del bambino, ma la notizia s'è saputa solo ora. Poco dopo, Michel è stato sepolto nella vicina cittadina di Benjamin Costant. Fonti locali hanno denunciato ad “Avvenire” una certa “fretta” delle autorità che avrebbe impedito di fare indagini più approfondite. Non solo. Sindaco e polizia si sarebbero resi irreperibili. In controluce alla tragedia di Michel, si può intravedere un nodo rimasto finora tabù in questo frammento d’Amazzonia peruviana: il traffico di bimbi e adolescenti. Piccoli del villaggio e delle 37 comunità indigene sparse lungo il fiume Javarí «vengono fatti salire sulle imbarcazioni fluviali, l’unico mezzo per spostarsi disponibile, senza documenti – rivelano fonti locali -. La maggior parte finisce a Iquitos, principale snodo amazzonico della tratta di esseri umani».

Isolamento e impunità

A favorire il tragico business, l’isolamento di Islandia, raggiungibile solo dopo un’ora di lancia dal centro principale, la colombiana Leticia, e un ulteriore tratto in canoa. E l’impunità. “Ci sono connivenze importanti, per questo nessuno fa niente”, spiegano le stesse fonti ad “Avvenire”. Reti di corruzione coinvolgerebbero istituzioni, forze dell’ordine, notabili locali. Il barbaro omicidio di Michel, stuprato e seviziato, è stata per la comunità la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Di fronte alla riluttanza delle autorità, gli abitanti protestano da giorni per chiedere «giustizia». La polizia, da parte sua, che hanno arrestato due persone ma si dicono pronte a rilasciarle per mancanza di prove. Uno degli accusati apparteneva alla potente setta peruviana degli “israeliti”, che si considerano gli eredi delle dodici tribù di Israele e considerano l’Amazzonia la loro “terra promessa”. L’uomo, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe fuggito da un’altra comunità dove sarebbe stato coinvolto in sparizioni di minori. “L’attenzione del mondo – spiegano gli attivisti locali - è fondamentale perché l’assassinio di Michel non segni l’avvio di una drammatica escalation».

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