mercoledì 2 novembre 2022
Lockdown in tre distretti, ma iI governo sta ora considerando un blocco totale anche nella capitale. I casi continuano a crescere dopo l’identificazione del primo focolaio due mesi fa
Due medici ugandesi in un ospedale dove si curano pazienti colpiti da ebola

Due medici ugandesi in un ospedale dove si curano pazienti colpiti da ebola - Ansa

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Aumentano le preoccupazioni per la nuova epidemia di ebola in Uganda. Dopo essere scoppiata a Mubende, nel centro del Paese, il virus si è esteso alla cittadina limitrofe di Kassanda e ha raggiunto la capitale, Kampala, in meno di due mesi. Sono almeno 37 i decessi e 171 i casi registrati. «Sei bambini della stessa famiglia di Kampala hanno contratto l'ebola  hanno affermano le autorità ugandesi . La capitale ha raggiunto un totale di 19 casi dall’inizio dell’epidemia a settembre».

Da diverse settimane gli operatori sanitari hanno richiesto al governo misure più severe per prevenire la diffusione del virus perché il contagio sta «letteralmente esplodendo». Dopo aver imposto il lockdown nel distretto di Mubende e Kassanda a inizio ottobre, il governo sta ora considerando un blocco totale anche nella capitale che potrebbe cominciare a giorni. «I virus possono diffondersi più velocemente nelle aree densamente popolate – affermano i funzionari dell’Organizzazione mondiale della sanità che stanno seguendo da vicino l’evolversi della crisi –. Questo particolare ceppo di ebola, chiamato ceppo Sudan, non ha ancora un vaccino».


I sei figli dello stesso nucleo familiare sono stati recentemente contagiati dopo che un parente ha soggiornato nella loro casa. Quest’ultimo proveniva apparentemente da Mubende ed è morto pochi giorni dopo a Kampala. «Siamo molto preoccupati che il virus raggiunga le aree più urbane – ha spiegato il ministro della salute ugandese, Jane Ruth Aceng –. Abbiamo una popolazione altamente mobile che sta rischiando di essere contagiata».

Le autorità non hanno ancora svelato pubblicamente l’identità dei sei bambini contagiati per proteggerli, ma si sa che le scuole frequentate da loro non sono state ancora chiuse. Un virus simile chiamato Marburg (dal nome della città tedesca dove venne isolato nel 1967) e altamente infettivo aveva invece colpito qualche mese fa il Ghana, in Africa occidentale.

L'epidemia era stata dichiarata finita verso la fine di settembre dopo due mesi in cui gli operatori sanitari erano in costante stato di allerta. Due persone decedute erano risultate positive al Marburg all'inizio di luglio, dopodiché il governo ghanese ha confermato il suo primo focolaio il 17 luglio. Era la seconda epidemia di tale virus in Africa occidentale dopo quella confermata nella Guinea (Conakry). «Ci sono state una dozzina di grandi focolai di Marburg dal 1967, principalmente nell'Africa meridionale e orientale – sottolineano gli esperti –. I tassi di mortalità variavano dal 24 all'88 per cento nei focolai precedenti»

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