venerdì 6 maggio 2022
La Russia ha annunciato una tregua di tre giorni, da giovedì a sabato, per aprire un corridoio umanitario dallo stabilimento siderurgico. Non si sa con precisione quanti civili ci siano ancora dentro
Kiev: all'Azovstal ancora duecento civili. Onu al lavoro per evacuazione

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Nel 72esimo giorno della guerra in Ucraina Kiev accusa Mosca di non aver rispettato il cessate-il-fuoco a Mariupol per consentire l’evacuazione dei civili dall’acciaieria Azovstal.
Quel che si sa finora è che un nuovo convoglio delle Nazioni Unite è in viaggio verso la fabbrica di Azovstal e dovrebbe arrivare venerdì con la speranza di procedere all’evacuazione.

Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha definito la zona di guerra di Mariupol un “inferno”.

Mentre il Ministero per la reintegrazione dei territori temporaneamente occupati ha chiesto all'organizzazione Medici Senza Frontiere (Msf) di organizzare una missione per salvare i militari ucraini che difendono l'acciaieria Azovstal a Mariupol.

Lo ha riferito il servizio stampa di Msf citato da Interfax Ukraine. "Le miserabili condizioni in cui si trovano tutte le persone circondate ad Azovstal, la mancanza di accesso alle cure mediche, il deterioramento delle loro condizioni fisiche e psicologiche sono una chiara violazione dell'articolo 55 della Carta delle Nazioni Unite", ha spiegato il vice primo ministro dell'Ucraina Iryna Vereschuk in una lettera al presidente di Msf
in Ucraina Michel-Olivier Lacharité". "Sulla base dei principi che guidano Msf, il Ministero della reintegrazione chiede di formare una missione per evacuare i difensori di Mariupol, che sono nell'impianto metallurgico. Valutare le loro condizioni fisiche e mentali, raccogliere le prove delle condizioni in cui si trovano, e fornire assistenza medica agli ucraini i cui diritti umani sono stati violati dalla Federazione Russa", ha aggiunto Vereschuk.

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Mariupol, l'acciaieria Azovstal e i corridoi umanitari: cosa si sa finora

"Mariupol è sotto il controllo dell’esercito russo". A renderlo noto è stato il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu, aggiungendo che nella città devastata da oltre due mesi di combattimenti ora "inizia la pace".

Cosa c'è di vero? Cosa si sa della acciaieria Azovstal, l'ultimo presidio della resistenza ucraina nella città portuale di Mariupol che è sotto l'assedio delle truppe russe dallo scorso 25 febbraio?

La guerra di propaganda non è ancora finita. Rimane valido per le truppe russe l'ordine del presidente russo, Vladimir Putin, di non entrare nell'acciaieria Azovstal, stando a quanto dichiarato dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che ha smentito le notizie di fonte ucraina secondo le quali i militari di Mosca avrebbero fatto irruzione nell'acciaieria di Mariupol dove sono trincerati gli ultimi difensori della città.

Nella notte tra mercoledì e giovedì il comandante del reggimento Azov Denis Prokopenko - citato dall'Ukrainska Pravda aveva raccontato in un video messaggio che "per il secondo giorno consecutivo, l'esercito russo ha fatto irruzione nello stabilimento. Ci sono battaglie pesanti e sanguinose".

La Russia aveva annunciato nella serata di mercoledì un nuovo cessate il fuoco di tre giorni, da giovedì a sabato, per aprire un corridoio umanitario.
Non si sa con precisione quanti civili ci siano ancora dentro l’acciaieria: le autorità ucraine hanno detto che sono diverse centinaia (prima si era parlato di 600, poi di 200) e non si sa nemmeno in che condizioni siano e se negli ultimi giorni abbiano ricevuto rifornimenti di acqua, cibo e medicinali.

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Domenica 1 maggio dallo stabilimento siderurgico – in quella che è stata la prima evacuazione da quando il presidente russo lo scorso 21 aprile aveva chiesto che la fabbrica fosse bloccata dall’esterno sono state fatte uscire, con il coordinamento della Croce Rossa e dell'Onu, circa 156 persone e trasferite a Zaporizhzhia, che è sotto il controllo dell’esercito ucraino.

In seguito, una ventina di tentativi sono stati fatti per creare altri corridoi umanitari che permettessero alle persone rimaste di abbandonare l’area, ma le forze russe hanno ricominciato a bombardare l’acciaieria.

L’escalation militare dei giorni scorsi crea dunque una certa insicurezza circa l’effettiva tenuta della tregua annunciata dalla Russia per questi tre giorni.


Perché Mariupol è importante per i russi?

Tra le primissime ragioni vi è la sua posizione strategica sul Mare d’Azov. Da una parte è sempre stato un trafficato scalo commerciale per tutto il Donbass, l’area più industrializzata dell’ex repubblica sovietica: acciaio, carbone, ma anche prodotti agricoli, con scambi verso la Russia e in direzione dell’Europa, attraverso il Mar Nero.

Dall’altra parte, nell’economia di questa guerra, è rimasta l’ultima città sotto il controllo di Kiev lungo la striscia di terra che unisce le regioni a est, al confine con la Russia, con quelle a ovest e al distretto di Odessa, il maggiore porto ucraino.
La presa di Mariupol consentirebbe a Mosca di unire così il Donbass alla Crimea, annessa da Mosca nel 2014, e collegata direttamente con la Russia solo attraverso il ponte costruito sullo stretto di Kerch aperto nel 2019. Il corridoio è rilevante non solo dal punto di vista strategico-militare, ma anche per questione molto pratiche, una su tutto quella dell’acqua: dal 2014 il governo di Kiev ha bloccato le condotte verso la Crimea che dal Dniepr, vicino a Kherson, arrivano sino alla penisola ora russa.
Simbolicamente, poi, conquistare tutta Mariupol alimenterebbe la propaganda russa sulla denazificazione dell’Ucraina. Sancirebbe la sconfitta del battaglione Azov, di ascendenze neo-naziste. Sarebbe un tassello cruciale nella rifondazione della Novorossiya, la Nuova Russia, con l’incorporazione di altre terre russofone nella madrepatria.

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