venerdì 6 maggio 2022
La Grigorovich della flotta russa del Mar Nero è in fiamme al largo dell'Isola dei Serpenti, nella regione di Odessa. Dalla Crimea è partita una operazione di soccorso con elicotteri
Fermo immagine del video che sarebbe quello del rogo che avrebbe avvolto la nave nel Mar Nero. Un filmato molto controverso è stato pubblicato dalla risorsa dell'intelligence turca. Il video mostra una nave russa dopo che un missile ucraino, una specie di razzo a lungo raggio, l'avrebbe colpita. Il video è piuttosto controverso: si afferma che è stato girato a una distanza di 100 km dalla nave, ma è impossibile girarci intorno così rapidamente in cerchio (60 km in 20 secondi). Le immagini sarebbero state girate in primo piano e con scarsa risoluzione. Secondo fonti ucraine, il video ripreso da un drone mostrerebbe il rogo a bordo della fregata Ammiraglio Makarov. L'incendio si sarebbe sviluppato a prua, nella zona della nave dove si troverebbe il deposito delle munizioni per il cannone. La sagoma dell'imbarcazione sembrerebbe proprio essere quella della nave tra le più moderne della flotta del Mar Nero. La nave sembra anche essere un po' inclinata, probabilmente perché starebbe imbarcando acqua nel tentativo di spegnere le fiamme.

Fermo immagine del video che sarebbe quello del rogo che avrebbe avvolto la nave nel Mar Nero. Un filmato molto controverso è stato pubblicato dalla risorsa dell'intelligence turca. Il video mostra una nave russa dopo che un missile ucraino, una specie di razzo a lungo raggio, l'avrebbe colpita. Il video è piuttosto controverso: si afferma che è stato girato a una distanza di 100 km dalla nave, ma è impossibile girarci intorno così rapidamente in cerchio (60 km in 20 secondi). Le immagini sarebbero state girate in primo piano e con scarsa risoluzione. Secondo fonti ucraine, il video ripreso da un drone mostrerebbe il rogo a bordo della fregata Ammiraglio Makarov. L'incendio si sarebbe sviluppato a prua, nella zona della nave dove si troverebbe il deposito delle munizioni per il cannone. La sagoma dell'imbarcazione sembrerebbe proprio essere quella della nave tra le più moderne della flotta del Mar Nero. La nave sembra anche essere un po' inclinata, probabilmente perché starebbe imbarcando acqua nel tentativo di spegnere le fiamme. - TELEGRAM/YUNIAN/ANSA

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La battaglia navale si combatte dal cielo. Dopo l’affondamento negli abissi della vetusta ma possente ammiraglia Moskva, oggi è stata centrata la fregata Makarov, segnalata in fiamme tra l’Isola dei Serpenti e la Crimea. Mosca nega, ma Kiev conferma. E in attesa che arrivino i riscontri visivi, l’artiglieria russa ha risposto bersagliando fin dal mattino la regione di Odessa. Ad oggi sono tre le navi distrutte, altrettante quelle messe fuori servizio. Una débâcle mai vista dalla marina moscovita. Secondo diversi analisti militari prima di ieri alla Russia erano rimaste solo tre grosse navi in grado di battagliare. La più moderna e meglio attrezzata era proprio la Makarov.

Quando raggiungiamo Ovidiopol, la cui spiaggia di acqua dolce si affaccia proprio di fronte a Maurocastro, la gente è intenta a pescare come sempre. L’esplosione l’hanno sentita tutti, e tutti sentono le sirene, ma nessuno abbandona le postazioni di pesca. Il morale è ancora alto, le notizie che arrivano dalla vicina Isola dei Serpenti fanno credere nella vittoria. Ma fanno temere la reazione brutale di Mosca.

A Karolino-Buhaz sono meno ottimisti. Specialmente perché nella striscia di terra tra il fiume e il mare, bombardata per tre volte sul ponte di Zakota, non c’è più nessuno. Sono andati via tutti. Le uniche presenze umane sono quelle degli elmetti che caracollano da dentro alle trincee. Quando i russi dovessero sbarcare, potrebbero farlo da qui, perciò la gente ha abbandonato in fretta le casette con vista sulla laguna.

I primi a segnalare che in piena notte qualcosa di grosso era successo sono stati stati alcuni radioamatori i quali hanno fatto sapere di avere ascoltato le richieste di aiuto lanciate dalla modernissima fregata, tra le più recenti acquisite dalla Marina militare russa. Nelle stesse ore, i cieli del Mar Nero sono stati attraversati da droni e aerei di sorveglianza. Uno dei droni statunitensi risulta decollato dalla base siciliana di Sigonella e ha compiuto diverse manovre di osservazione ad alta quota. Più in basso i velivoli pilotati da remoto forniti dalla Turchia hanno continuato a prendere la mira su obiettivi strategici. Uno di questi è il posto di controllo e tiro sull’Isola dei Serpenti, strappata dai russi a Kiev nel primo giorno di guerra. Le immagini diffuse dallo stato maggiore ucraino mostrano la caserma che era stata sotto il comando ucraino venire colpita da due lanci che hanno distrutto alcune postazioni di tiro direzionate verso la terra ferma.

E proprio da una di quelle rampe era partito il missile Onyx intercettato dalla contraerea ucraina e fatto esplodere in volo non lontano dall’antica fortezza che i conquistatori veneziani ribattezzarono Maurocastro. Nell’odierna Bilhorod-Dnistrovskyi è il primo attacco in 72 giorni. Ma la gente dell’estuario sa che il fiume Dnestr sbuca nella baia dopo avere bagnato la vicina Transnistria, vero spauracchio a Sud di una guerra che non accenna a disinnescarsi.

La fregata Makarov è nota per disporre otto tubi di lancio per i micidiali missili cruise russi denominati “Kalibr”, che possono essere sparati da navi e sottomarini. Lunghi oltre sei metri e pesanti diversi quintali, hanno una gittata stimata di circa 1.500-2.500 chilometri. Nel 2015 i Kalibr furono mostrati ai compratori internazionali durante la guerra in Siria. In quel caso, 26 razzi vennero lanciati da alcune fregate nel Mar Caspio, percorrendo 1.800 chilometri. Nel luglio 2018 la fregata era stata esibita al largo di San Pietroburgo nel corso di una parata navale. Poi trasferita a Sebastopoli, nella Crimea annessa da Mosca nel 2014. Lunga quasi 125 metri, per 4 mila tonnellate di stazza, la Makarov secondo gli esperti può trasportare 24 missili terra-aria a medio raggio e otto Kalibr. Generalmente ha un equipaggio di circa 200 uomini. Decine sono le vittime russe di questi attacchi. Ma il Cremlino perpetua le minimizzazioni, mentre continua a rifiutare di accogliere le spoglie di centinaia di caduti.

Dmytro Shkrebets è il padre di Yegor, uno dei marinai a bordo della Moskva, affondata nel Mar Nero. Da giorni chiede notizie del figlio. Ma lo stato maggiore o non risponde o si fa beffe delle sue angosce. «L’incrociatore non prendeva parte all’operazione speciale in Ucraina, non era incluso nell’elenco delle unità militari e delle unità coinvolte e non è entrato nelle acque territoriali ucraine», ha scritto l’ufficio del pubblico ministero della capitale russa rispondendo al padre del soldato. Nei documenti ufficiali si legge che il marinaio è «improvvisamente scomparso in alto mare ed è stato dichiarato disperso dall’unità militare poichè le ricerche non hanno dato esito». Il signor Shkrebets non era sospettabile di dissenso. Sui social network aveva scritto che l’Ucraina semplicemente «non dovrebbe esistere». Fino a quando non ha più avuto notizie del suo Yegor.

L'ATTACCO A ODESSA DA TERRA E DAL MARE di Nello Scavo

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