sabato 17 settembre 2022
La due giorni di Samarcanda, dove si è riunita l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, non è mai stata così seguita, anche dalle Nazioni che ne fanno parte
Putin e Xi a Samarcanda

Putin e Xi a Samarcanda - Ansa

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La Cina dà lentamente vita alla sua cordata di Paesi in chiave anti-occidentale. Ma il percorso è ancora lungo, occorre lanciare precisi messaggi: appoggiarne alcuni, limitarne altri, imparare a fidarsi di altri ancora. La due giorni di Samarcanda, dove si è riunita l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai non è mai stata così seguita, anche dalle Nazioni che ne fanno parte.

Al di là dei sorrisi e delle strette di mano, il presidente cinese Xi Jinping sembra proprio aver voluto mettere le cose in chiaro e avvertire gli «alleati»: nel modo la competizione cresce, ma bisogna evitare il caos. Per questo occorre lavorare per aumentare cooperazione e sviluppo. Un messaggio per il capo del Cremlino, Vladimir Putin, che è il grande sconfitto di questo vertice, anche perché ci è arrivato nella peggiore delle condizioni possibili, con una guerra sempre più in bilico a favore di Kiev e un’economia che sente sempre di più il peso delle sanzioni. L’unica soddisfazione che si porta sull’aereo per Mosca è di essere stato il solo a fare la foto con Xi Jinping senza mascherina. Per il resto, però, i risultati sono stati scarsi.

La Cina si guarda molto bene dall’essere trascinata nel conflitto contro l’Ucraina, soprattutto adesso che marca così male. L’interesse di Pechino è concentrato sulle Repubbliche ex sovietiche dell’Asia Centrale, dove la Russia ha fatto di tutto per mantenere una sfera di influenza vicina all’esclusivo, che ora si dovrà dimenticare, anche a causa della guerra contro Kiev.

Ma il malumore del presidente russo ha anche un secondo nome e si chiama Turchia. E non solo per le mire espansionistiche in Caucaso. Recep Tayyip Erdogan, nonostante l’economia che arranca, l’inflazione all’80 per cento e valuta fuori controllo, è stato uno dei leader più seguiti di questo vertice, tanto che Pechino guarda alla Mezzaluna più con sospetto che entusiasmo. Erdogan è in ottimi rapporti con tutti i Paesi dell’Asia Centrale, grazie alla sua politica estera “neo ottomana” con la quale ha sfruttato le affinità etniche e linguistiche di queste nazioni. La Cina sa che deve conviverci e il presidente turco sembra collaborare. Le opportunità sono tante: adesso c’è anche la possibilità di sfruttare la debolezza della Russia per acquisire più peso nell’ordine mondiale alternativo a quello a trazione americana.

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