lunedì 25 luglio 2022
Prima dell’invasione era un ingegnere aeronautico Adesso il 35enne ha deciso di diventare volontario: ogni giorno sfida gli attacchi a Kharkiv per portare alimenti e medicine alla gente e al fronte
La consegna dei medicinali ai militari ucraini al fronte da parte della staffetta Dmitriy

La consegna dei medicinali ai militari ucraini al fronte da parte della staffetta Dmitriy - Dmitriy Bereshev

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Il primo appuntamento è alle nove del mattino. «Andiamo a prendere il pane», dice Dmitriy Bereshev al volante della sua auto scura e un po’ arrugginita. In mente viene subito una panetteria o qualcosa di simile. Invece, quando la vettura si ferma alle periferia di Kharkiv, sembra di essere all’ingresso di una discarica o di uno sfasciacarrozze. Due colpi al portone in ferro e qualcuno lo apre da dentro. Il piazzale è un fazzoletto di terra battuta. Intorno due stabili decadenti e all’apparenza abbandonati. «Torno fra qualche minuto», tranquillizza il giovane mentre sale una scala malmessa in ferro. Ne uscirà con cinque casse piene di pane. Comincia da un forno clandestino «al riparto dai missili russi», come lo ritiene Dmitriy, la sua giornata di “volontario di guerra” fra le bombe di Kharkiv. Definizione ufficiale di chi ha lasciato tutto, o forse di chi si è visto portare via tutto dall’invasione russa, e ha scelto di mettersi al servizio della resistenza ucraina. Non imbracciando un fucile o salendo sui carri armati, ma aiutando una città stremata dalla guerra e gli «amici» che sono al fronte, a venti chilometri da qui. Con pane, cibo, coperte: queste sono le armi quotidiane di Dmitriy. Armi che fanno sopravvivere la sua gente come «quelle del nostri militari», dice lui, nella seconda metropoli dell’Ucraina su cui ogni giorno si abbattono almeno tre o quattro missili di Mosca che colpiscono case, quartieri residenziali, palazzi storici, scuole, reti elettriche, il deposito dei treni della metropolitana.

La consegna del cibo e della spesa da parte di Dmitriy agli anziani sotto le bombe a Kharkiv

La consegna del cibo e della spesa da parte di Dmitriy agli anziani sotto le bombe a Kharkiv - Dmitriy Bereshev

Era un ingegnere aeronautico, Dmitriy, prima dell’attacco del Cremlino. Con la passione per le mongolfiere. Invece a trentacinque anni, con due figli e la moglie che ama suonare il pianoforte, si è trovato a essere un soldato da retrovie, senza divisa, che difende a suo modo Kharkiv. «Però i pantaloni mimetici li indosso», scherza. Poi cambia tono. «E vado anche nelle zone di combattimento se c’è urgenza di portare qualcosa». Quando apre il bagagliaio per sistemare il pane, spunta un giubbotto antiproiettile stile esercito. E due marmitte alte mezzo metro l’una, color verde militare. «Ora le riempiamo». È la seconda tappa del suo pellegrinaggio giornaliero: una cucina segreta, come la panetteria. Si deve entrare in un parcheggio custodito per arrivarci. Un parcheggio a due passi dal cuore storico, fra case basse. Qualche auto c’è. Perché il posteggio funziona, non è una copertura. Il sorvegliante alza la sbarra e Dmitriy raggiunge una palazzina dai muri scrostati. Ecco dove si prepara il rancio per i militari in prima linea. Ai fornelli due ragazze, poco più giovani di lui. Nel seminterrato una cucina industriale, i frigoriferi, i tavoli in acciaio. Menù di oggi: minestrone con carne. Che finisce nei due recipienti, mentre le cuoche ricevono in cambio un po’ di pane.

Il cibo per i poveri e i militari sotto le bombe a Kharkiv

Il cibo per i poveri e i militari sotto le bombe a Kharkiv - Gambassi

Ogni volta una firma sui moduli che Dmitriy ha in mano. Perché la “macchina segreta del cibo” non ammette sgarri e tanto meno che qualcuno faccia la cresta. La raccolta include anche una sosta dal vescovo latino della città, Pavlo Honcharuk. Sono i seminaristi a donare alla “vedetta” sacchi a pelo e materassini. «Serviranno per i nostri militari che dormono nei carri armati. Qui, quando scende la notte, fa freddo anche se è estate», spiega.

Il pane consegnato Dmitriy al reparto maternità

Il pane consegnato Dmitriy al reparto maternità - Gambassi

È tempo delle consegne, adesso. La staffetta Dmitriy comincia dai soldati. In una caserma: carbonara anch’essa. È in periferia ma con le strade deserte per il pericolo di attacchi raggiungerla è questione di minuti benché si debba attraversare metà della città che, con il suo hinterland, contava tre milioni di abitanti prima della guerra e adesso non ne raggiunge i due. Ancora un cancello scuro che nasconde il dormitorio dei soldati. È dentro un magazzino centrato da un missile, fra pareti di lamiera accartocciate e mura diroccate. Come dire: chi mai penserebbe che in una struttura devastata si rifugi qualcuno. Nel cortile la baracca per il capitano. «Ecco da mangiare», annuncia Dmitriy consegnando il minestrone e il pane. I due militari che escono hanno il passamontagna. «Possono esserci droni spia russi», avvertono.

La consegna del cibo ai militari ucraini al fronte da parte di Dmitriy

La consegna del cibo ai militari ucraini al fronte da parte di Dmitriy - Dmitriy Bereshev

Poi tocca «all’altra città essere rifornita», come annuncia il factorum. Quella fragile, quella in cui dolore e povertà si intrecciano. «Ho portato per settimane la spesa alla gente che non ha voluto abbandonare il suo condominio o il villaggio bombardato dal nemico», racconta. Anziani per lo più. «Magari due o tre case più in là era caduto un razzo. E quando mi vedevano, era una festa per loro. Non tanto perché gli portavo il necessario per vivere ma perché desiderano parlare e sfogarsi». L’auto si ferma davanti a un complesso bianco. «È il reparto maternità», indica Dmitriy. Anche mamme, medici e infermieri hanno bisogno di pane durante la guerra. E la caposala esce da una porta laterale con un enorme sacchetto di plastica nero che riempie di sfilatini. Stessa scena all’ospedale pediatrico oncologico. «È sempre angosciante venire qui e incrociare i bambini che lottano», sospira l’ingegnere. Avrà il volto luminoso, invece, dopo aver regalato il cibo ai “nonni” di un hospice. «È vero che alcuni non sono autosufficienti ma hanno una vitalità incredibile. Qualche giorno fa un’anziana con le stampelle si lamentava con l’amica, anche lei in stampelle, perché “correva troppo”».

La consegna del cibo all'hospice per anziani a Kharkiv

La consegna del cibo all'hospice per anziani a Kharkiv - Dmitriy Bereshev

Dovrà attendere il crepuscolo per caricare il materiale destinato al fronte che viaggerà su un anonimo furgoncino chiaro: dai sacchi a pelo ai medicinali. Infine a casa, da moglie e bambini, in un appartamento fra caseggiati d’impronta sovietica e davanti a quel giardinetto pubblico, circondato da anonimi palazzoni, dove a fine marzo sono caduti quattro razzi russi. Erano le quattro del pomeriggio. I ragazzi giocavano. «Quattro di loro sono stati feriti in modo grave e non sono ancora usciti dall’ospedale. Una follia che continua a farmi dire: devo stare con chi ha bisogno. E cacceremo l’invasore».

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