giovedì 7 settembre 2023
Restiamo il sogno delle vacanze per “ricchi stranieri”, ma con l’aumento dei prezzi, soprattutto in alta stagione, non per gli italiani. Più occupati, ma spesso non qualificati
La spiaggia di Cesena

La spiaggia di Cesena - Fotogramma

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Cambia la domanda di turismo in Italia. Il nostro Paese resta il sogno delle vacanze per “ricchi stranieri”, ma con l’aumento dei prezzi, diventa un sogno irrealizzabile, soprattutto in alta stagione, per gli italiani. La domanda interna, infatti, registra cali dal 20% al 30%. I turisti italiani optano per destinazioni internazionali come Spagna, Tunisia, Egitto e Albania. Oppure per spostare le vacanze - anche in Italia - a settembre. Mentre cresce la richiesta di sostenibilità e di scoperta di mete meno affollate. «Il turismo dovrebbe essere la prima industria di questa nazione e interi territori potrebbero vivere soltanto di turismo». Ad affermarlo è la ministra del Turismo Daniela Santanché, sottolineando la necessità di «lavorare per destagionalizzare perché in l'Italia ci sono tante regioni soprattutto nel Sud che possono avere turisti dieci mesi su 12 e anche differenziare le offerte turistiche». Destagionalizzare, spiega la ministra, «significa anche stabilizzare lavoratori, fare economia di scala e contenere anche i prezzi». Secondo Santanché, «non ci sarà mai più quel mese di agosto come eravamo abituati, durante il quale l'Italia si fermava tutta. Oggi non si fermano più tutte le aziende, le città non sono più deserte. C'è anche un cambio del turista e del vacanziere e lo dobbiamo capire per poter agire: nei primi quattro mesi dell'anno abbiamo avuto 8,7 milioni in più di turisti stranieri, abbiamo doppiato la Francia e la Spagna e anche cinque milioni di italiani hanno deciso di rimanere in Italia».

Più occupati, ma non sono qualificati. Contratti da rinnovare

Alberghi e ristoranti pieni, spiagge e località di montagna invase dai vacanzieri: lasciata alle spalle l'emergenza sanitaria globale, al boom del turismo corrisponde l'impennata dei lavoratori del comparto, giunti a oltre 1,3 milioni, grazie a una crescita annuale del 2,3%. E, perciò, fra tutti i settori produttivi, quello dell'accoglienza dei visitatori offre le maggiori opportunità di inserimento nel mercato occupazionale (+10,3%). A darne notizia è la Fondazione studi dei consulenti del lavoro che ha elaborato i dati dell'Istat, mettendo in luce, come confermato dal Bollettino Excelsior di Unioncamere e Anpal, che si stimano «quasi 62mila previsioni di assunzione ad agosto su circa 293mila programmate dalle aziende e circa 200mila nel trimestre. Segnali positivi che - evidenzia il documento dei professionisti - consentono al comparto uscito più martoriato dalla pandemia di recuperare e superare i livelli pre-Covid (+0,9% rispetto al 2019)». Puntando, però, la lente sul personale reclutato per soddisfare le esigenze di chi ha scelto di trascorrere un periodo di riposo nella Penisola, si scopre come, su 100 lavoratori, soltanto il 17,1% rientra tra le professionalità altamente qualificate, ovvero «manager, direttori, imprenditori e specialisti»: la stragrande maggioranza (73,9%) si colloca in una fascia media di competenze acquisite (si tratta di addetti alle vendite, ai servizi, al marketing), mentre le figure a bassa qualifica (addetti alle pulizie, magazzinieri, fattorini) sono circa il 10%. Nell'ultimo anno, in particolare, recita il dossier, «la crescita occupazionale ha riguardato soprattutto i livelli professionali intermedi (+17,8%), a scapito di quelli elevati (- 4,3%) e bassi (-7,5%)». Per la ministra Santanché la notizia che nel settore si riscontra la maggior crescita di lavoratori «è ottima, ma non ci sorprende», perché si tratta di un «acceleratore economico», che «già oggi rappresenta, tra diretto e indiretto, il 13% del Pil nazionale». La rilevazione dei consulenti del lavoro pone, infine, l'accento sull'ascesa delle occupate nell'ultimo anno (+15,5%, quasi 100mila addette in più), contro il +5,5% degli uomini, e su come il fenomeno stia interessando in particolare il Nord Ovest che, «con 56mila lavoratori in più e un incremento occupazionale del 16,6%, supera il Nord Est (12,2%) e il Mezzogiorno (9,8%)», mentre il Centro è l'unica area con crescita una esigua (+2,2%). Per i professionisti, poi, è degno di nota come ad avanzare siano i contratti di subordinazione, giacché si legge, il lavoro dipendente «assorbe la quasi totalità della nuova occupazione (+13,8%), mentre quello autonomo appare meno dinamico (+1,9%)». Intanto sono pronti alla mobilitazione i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs che hanno accolto il dissenso di lavoratrici e lavoratori del terziario di mercato. Non più procrastinabile il rinnovo dei contratti nazionali di lavoro scaduti, con oltre sette milioni di persone in attesa di risposte economiche e normative. Ad alzare la voce sono gli addetti del terziario distribuzione e servizi, della distribuzione moderna organizzata, del turismo, dei pubblici esercizi, della ristorazione collettiva e commerciale, del comparto termale, degli studi professionali, dell’acconciatura ed estetica e del lavoro domestico. Settori che scontano un ritardo nei rinnovi contrattuali superiori ai tre anni, con la conseguente inadeguatezza dei trattamenti economici e normativi rispetto a realtà profondamente mutate, in seguito alla crisi pandemica, al conflitto russo ucraino e alle dinamiche inflazionistiche fuori controllo.

La combinazione lavoro-vacanza

Secondo l'EY Future Travel Behaviours, il 6% delle persone afferma che nei prossimi anni combinerà lavoro e vacanza nello stesso viaggio. Skyscanner nel suo report indica che il 10% di chi opera in smart working prevede di lavorare durante i futuri viaggi programmati. Ai lavoratori piace la workation, anche se richiede una gestione del tempo attenta per evitare che le distrazioni del contesto vacanziero possano minare la produttività. I primi studi psicologici, realizzati dal Neurovendita Lab su campioni di addetti alle vendite e manager, in grado di realizzare le loro mansioni da remoto, ne confermano i benefici. Per adeguarsi a questa nuova domanda, l'hotellerie deve fornire infrastrutture adatte, ovvero spazi di co-working che garantiscano privacy e concentrazione. Inoltre, deve attrezzarsi per supportare il lavoro da remoto con connessioni internet di livello. Non si tratta del wi-fi ordinario fornito dagli hotel per scrollare Instagram, ma garantire prestazioni per il download di file, la realizzazione di riunioni in video call, la lavorazione di file in storage remoti. Tutte attività che richiedono connessione stabile e performante. Questa trasformazione rappresenta una potenziale fonte di rinnovamento per il settore turistico, in un periodo in cui l’industria è messa a dura prova dalla spinta inflattiva sulla domanda interna. La workation rappresenta un'opportunità per il settore turistico, allunga le stagioni e valorizza mete meno conosciute. È un’innovazione nell'offerta che intercetta un trend, consentendo un turismo utile, piacevole e soprattutto accessibile alle tasche degli italiani.

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