sabato 27 aprile 2024
Premi in denaro a chi denuncia ai vigili le auto parcheggiate irregolarmente. Pratica odiosa, o comunque meritevole?
Svezia, ecco gli "spioni" a pagamento della sosta vietata

Ansa

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Dalla spia che mi amava alla spia che incassava, il passo è breve. Non è il caso di scomodare l’agente 007, troppo elegante lui. Qui si parla di vicende prosaiche, ma che fotografano bene i nostri tempi. Succede in Svezia, con Scout Park: si tratta di un’applicazione per smartphone che permette di segnalare ai vigili urbani le automobili parcheggiate in divieto di sosta, su un marciapiede, in seconda fila o sulle strisce pedonali. Non è solo senso civico, perché si ricevono dei soldi in cambio. E non è uno scherzo: l’app in questione esiste veramente.

Un tempo li chiamavano “delatori”. Per altri, erano addirittura “infami”. Oggi li chiamano whistleblower (letteralmente “soffiatore di fischietto”). Dimentichiamoci la rima per bambini che diceva che chi fa la spia non è figlio di Maria, così sin da piccolo capivi subito da che parte era meglio stare. Oggi invece per invogliarti a fare lo sceriffo senza stella, ti premiano.

Funziona così: per iscriversi a Scout Park bisogna avere almeno 16 anni, un numero di cellulare e un codice fiscale svedese, particolare che sembra un po’ discriminante ma qui non è il caso di sottilizzare. Avvenuta la registrazione, l’applicazione istruisce sulle regole in vigore nelle varie zone della città. Bisogna capirli, poveri cari: chi si improvvisa spione non è detto che sia pratico di sosta vietata. Selezionata la zona d’interesse e lette le specifiche regole stradali, il novello segugio stradale si può trasformare in un vero e proprio vigile urbano aggiunto. Una volta individuata la vettura parcheggiata male, può scattare una foto dell’automobile colta in flagranza, con la targa ben visibile, e caricarla sull’app. Dopo avere aggiunto il tipo di violazione (tre le opzioni proposte: “parcheggio non permesso”, “nessun permesso”, “mancanza di disco orario”), si procede alla geolocalizzazione sulla mappa integrata. A quel punto l’app trasmette l’infrazione alle forze dell’ordine, che avviano i necessari controlli. E fanno scattare la multa. Se la segnalazione è corretta, l’utente che l’ha denunciata guadagna 50 corone svedesi, che equivalgono a poco più di 4 euro. Facendo due conti, con una media di tre segnalazioni al giorno il potenziale guadagno supera i 350 euro al mese.

Senza saperlo dunque in Svezia hanno inventato una nuova professione. Odiosa, perché mossa principalmente dal desiderio di fare cassa sugli errori altrui? Oppure accettabile, e anzi meritevole, perché consente di punire chi spesso resta impunito? Dipende dai punti di vista. Di certo se si sente la necessità di creare figure che sostituiscono i controllori, e a pagamento per giunta, significa che i controlli non funzionano. Ma che i controllati probabilmente diventano più ligi alle regole perché hanno una preoccupazione in più: non solo dei multanti in divisa, ma anche di quelli armati solo di cellulare.

Alla fine, l’aspetto che stona di tutta la vicenda è proprio il premio in denaro. Denunciare per guadagnare può ingolosire, ma è pochissimo elegante. E ci spinge a riflettere sul fatto che segnalare chi infrange le regole dovrebbe essere la regola, e invece normalmente non lo è. Altro che compenso: qualcuno addirittura pagherebbe volentieri di tasca propria se riuscisse ad avere ancora la voglia, o il coraggio, di farlo. Il premio si chiama mettere a posto la propria coscienza. Peccato che non esista un’app con questo nome.

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