sabato 26 dicembre 2015
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È passata con la fiducia la 'manovra della fiducia'. Il tentativo del Governo Renzi di far uscire finalmente l’Italia dalle secche della stagnazione per imboccare il mare aperto della ripresa economica. Grazie alla spinta congiunta di risorse aggiuntive e di una buona dose di ottimismo, anche a costo di accrescere il deficit e finire nel mirino della Commissione europea, pur di tentare di spiegare le vele verso la crescita. Fuori dalla morta gora degli zero virgola e di un’occupazione che procede a passo di gambero: un mese sale e il successivo cala del doppio. Difficile, se si guarda al lato pratico, trovare motivi di critica per una Legge di stabilità che, dopo anni e anni, non impone sacrifici immediatamente percepibili. Anzi. Le imposte sulla prima casa vengono tagliate, si sterilizzano gli aumenti di Iva e accise che avrebbero determinato un incremento dei prezzi, persino il canone Rai (molto odiato e ancor più evaso) viene leggermente sforbiciato. E poi ci sono gli sconti a raggiera larga: per le giovani coppie che comprano mobili; per coloro che acquistano un appartamento dal costruttore e pure per chi vuol rottamare il vecchio camper in cambio di uno nuovo. E dopo gli sconti, i bonus: per le mamme che lavorano e hanno bisogno della baby sitter; per i collaboratori residui che perdono l’occupazione e anche per i 18enni: dopo quella riservata agli insegnanti pure a loro andrà una card di 500 euro da spendere per prodotti e servizi culturali. Ce n’è per tutti, insomma: per il colto e per l’inclita; per il proprietario di case e per l’agricoltore con il il taglio dell’Imu sui campi, per il giovane e il pensionato con l’estensione della no tax area; per l’imprenditore con il maxiammortamento degli investimenti e il lavoratore, con gli 80 euro confermati ed estesi.  Persino ai troppi poveri – ed è vera novità positiva – quest’anno sarà dedicata una cifra consistente: un miliardo di euro che dovrebbe costituire la base di partenza per un intervento finalmente strutturale di contrasto alla miseria assoluta. A tutto e a tutti sembra pensare il governo per risollevare il morale e iniettare fiducia nonostante i venti contrari di paura e instabilità. Eppure si può cogliere, in tanto dispiegamento di energie, come un’omissione, una mancanza, un filo rosso afferrato e colto. Per ridare davvero fiducia nel futuro a questo Paese sarebbe occorso, infatti, un intervento chiaro e determinato a favore della famiglia, centrato sui figli a carico e la natalità. Perché se si depongono le lenti dell’ideologia, si vede bene come la ripresa e il rilancio del Paese possano venire anzitutto dalla rimozione dei tanti (e alti) ostacoli che impediscono alle coppie di diventare genitori e alla famiglie con figli di dispiegare il proprio potenziale educativo, di sviluppo e di crescita per l’intera società.  Quando una nazione come la nostra ricomincia a essere terra di emigrazione (dei giovani) più ancora che di immigrazione, una patria in cui il desiderio di avere più di due figli rimane frustrato e ci si ferma a malapena a 1,37 bambini per donna, quando la normale fatica di 'tirar su' i propri ragazzi si trasforma nel rischio concreto di cadere in povertà, occorre fermare la deriva e porre mano strutturalmente alle regole che hanno provocato tale involuzione. Innanzitutto, c’è da correggere un sistema fiscale che non distingue i carichi familiari, che non tiene conto della differenza tra mono e bireddito, che tassa in egual modo chi con lo stesso reddito mantiene dei figli rispetto a chi deve badare semplicemente a se stesso. Penalizzando così l’investimento sul futuro dei genitori.  È difficile comprendere perché, di anno in anno, si sprechino le promesse di intervento poi puntualmente disattese con l’argomento che non ci sono i soldi o, come in questo caso, le risorse reperite con un maggior deficit di bilancio vengono disperse in tanti, troppi interventi non tutti all’insegna dell’equità, non tutti egualmente utili ed efficaci. Riservando alla famiglia solo qualche contentino, come la card di sconti (apprezzabile complemento, di certo non risolutivo). O peggio 'spacciando' per misure a favore dei nuclei interventi fiscali indifferenziati per i proprietari di case, come ieri per i lavoratori dipendenti o i contribuenti in genere.  La 'manovra della fiducia' rischia di perdere l’occasione di restituire fiducia proprio a chi, come le famiglie, costituisce la trama portante del tessuto sociale. Vorremmo dire che la prossima volta deve essere quella decisiva, ma l’abbiamo già scritto troppe volte. È già tardi per non cominciare subito – già da gennaio – a mettere finalmente in cantiere una profonda riforma fiscale amica della famiglia e dei figli. Amica del futuro.
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