mercoledì 5 agosto 2015
Sostenere e monitorare le misure sulle politiche attive, i controlli a distanza passino dalla contrattazione e la semplificazione della sicurezza non riduca la prevenzione (nella foto Stefano Tassinari, responsabile Economia e Lavoro e vice presidente nazionale delle Acli).
COMMENTA E CONDIVIDI
Sostenere e monitorare le misure sulle politiche attive del lavoro, i controlli a distanza passino dalla contrattazione e la semplificazione della sicurezza non riduca la prevenzione. Sono alcune delle proposte delle Acli sulle bozze attuali dei decreti attuativi del Jobs act.«Serve un dialogo sociale nuovo – sostiene Stefano Tassinari, responsabile Economia e Lavoro e vice presidente nazionale delle Acli - che metta al primo posto le scelte da fare per una idea di Paese; per ridare fiato al lavoro, inteso non solo come occupazione, ma come patto che genera fiducia e qualità del futuro di tutti, creando un'alleanza, un circolo virtuoso, tra crescita della qualità del lavoro e delle condizioni di chi lavora e crescita della qualità e della sostenibilità dell'economia. Non bisogna disperdere le risorse nel detassare tutto e tutti, ma concentrarsi su investimenti in scelte strategiche che danno fiducia perché incarnano e immaginano un Paese migliore per tutti, che puntano ad una alleanza tra crescita della qualità della vita e del lavoro da un lato e crescita di una economia di qualità dall'altro». «Obama con le scelte sul clima – prosegue Tassinari - parrebbe voler rispondere alla chiamata di Papa Francesco, a riprova che immaginare un futuro migliore per tutti e per tutte le generazioni,investire in welfare e cura dell'ambiente traina nuovo lavoro e nuovo sviluppo. Per fare subito spazio a nuova occupazione giovanile, i possibili ritocchi alla riforma delle pensioniaprano a una proposta di staffetta solidale tra giovani che entrano part time e lavoratori anziani che anticipano la pensione in forma part time con regole pre Fornero».«Ribadiamo, inoltre - conclude Tassinari - che per far ripartire il lavoro va fatto un piano di politiche industriali, denominandolo Italia 2020, che porti a concentrare investimenti e ricerca su settori forieri di nuova occupazione e di sviluppo sostenibile. Lo sforzo per delle politiche attive si deve sostanziare in un piano di formazione permanente e riqualificazione professionale. Va rilanciato il tema della partecipazione dei lavoratori alle scelte aziendali, e non va dimenticato che tra i settori dove può crescere l'occupazione ci sono i servizi alla persona. Sarebbe importante inserire un bonus sociale, una forma di detrazione o credito di imposta (simile al positivo eco bonus) per famiglie o per lavoratori (da inserire nei contratti) a favore dell'acquisto di servizi di cura o educativi integrativi».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: