lunedì 28 settembre 2015
Dopo 19 trimestri consecutivi di calo, si registra una crescita del numero degli occupati (+2,3%) e delle imprese (+0,2%); crescono gli operai iscritti nelle casse edili (+5,8%).
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Primi dati positivi, dopo la lunga crisi, per il settore delle costruzioni. È quanto emerge dal 10° Report Fillea Cgil sul sistema delle costruzioni. Secondo il rapporto del centro Studi del sindacato, dal "2008 si sono persi 529mila posti di lavoro (con percentuali più elevate nel Mezzogiorno), che diventano 800mila considerando anche l'indotto e i settori collegati; hanno chiuso i battenti 85mila imprese; il numero medio di addetti è passato da 3,2 del 2008 a 2,6 del 2013; si è triplicato il numero di ore di cig autorizzate; il lavoro irregolare, da sempre piaga del settore, è cresciuto di almeno il 15%; gli investimenti si sono ridotti di quasi il 35% e il mercato delle opere pubbliche del 43%".Fanno bene sperare, secondo l'indagine Fillea, i numeri dei primi mesi del 2015: dopo 19 trimestri consecutivi di calo, le costruzioni registrano una crescita del numero degli occupati (+2,3%) e delle imprese (+0,2%); crescono gli operai iscritti nelle casse edili (+5,8%); si riduce la forbice tra lavoratori dipendenti e indipendenti. Ma a questi dati positivi fanno eco, confermando la debolezza della ripresa, quelli ancora negativi, come il numero dei bandi di gara che - dopo il boom del 2014 - subiscono un forte ridimensionamento nel 2015, e l’indice della produzione, che da gennaio 2015 è in continuo calo.Secondo i dati del sindacato, "in questi anni il mercato è profondamente cambiato, ed è cambiato il sistema delle imprese". "Le grandi imprese - spiega - sono ormai del tutto orientate verso il mercato estero, spinte dalla riduzione degli investimenti nazionali in grandi opere pubbliche. Le imprese sono sempre più piccole e frammentate, per il 99,8% sono micro (96%) e piccole imprese. Di fatto, in questi anni è sparita la media impresa generalista, capace di operare in tutte le fasi del processo edilizio".Per la Fillea Cgil, "il mercato è crollato in tutti i comparti, ad eccezione del rinnovo edilizio (manutenzione straordinaria, sostenuta dagli incentivi), che ha dato ossigeno soprattutto alla micro e piccola impresa". "L'attività edilizia - sottolinea - si va concentrando sul rinnovo edilizio e urbano, la realizzazione di poche grandi infrastrutture strategiche e la manutenzione di quelle esistenti. Crescono nuovi mercati ad alto contenuto tecnologico: la riqualificazione energetica, l’infrastrutturazione digitale, alcune opere idrauliche".Per il sindacato, "l'industria delle costruzioni può cogliere le nuove opportunità puntando a una crescita industrializzata e di qualità, che porta con sé lavoro più stabile, regolare e qualificato". Secondo il report presentato oggi, "il mercato del rinnovo edilizio è attualmente costituito da piccoli lavori, svolti prevalentemente su piccolissima scala, quella del singolo alloggio". "Sono le piccole e micro imprese, i lavoratori autonomi, i soggetti che realizzano queste opere per conto, principalmente, delle famiglie. In questo contesto, il lavoro è caratterizzato da un’elevata elusione nell’applicazione del contratto nazionale dell’edilizia, da un alto tasso di irregolarità, dal mancato riconoscimento ufficiale delle professionalità acquisite dai lavoratori", osserva.Ma le potenzialità di sviluppo del mercato del rinnovo edilizio e urbano, per la Fillea, "sono enormi". "In questo - avverte - è indispensabile un passaggio di scala, dal singolo alloggio all’edificio e alla città. Le politiche industriali devono essere indirizzate alla crescita del mercato della riqualificazione edilizia e urbana su vasta scala, sia dal lato della domanda (incentivi, ma anche altri strumenti finanziari e programmi urbani), che dell’offerta (sostegno all’aggregazione imprenditoriale e alla crescita dimensionale delle imprese, legata a specifici mercati, qualificazione della richiesta nei lavori pubblici)".Dal punto di vista degli "investimenti pubblici per nuove infrastrutture le risorse disponibili nel 2015 sono inferiori a quelle dell’anno precedente (-8,5%), ma l’aspetto ancor più grave è che quelle risorse stentato a trasformarsi in lavori effettivi"."Le opere previste sono 25, con un fabbisogno finanziario - ricorda - di 3,5 miliardi e un costo stimato di circa 71 miliardi. La domanda è sempre la stessa: quelle risorse, quando si tradurranno in cantieri aperti? Stessa domanda sulle piccole opere (500 milioni per interventi su dissesto, edilizia scolastica): anche qui, il ritardo nella disponibilità delle risorse statali -conclude la Fillea- frena la realizzazione dei programmi".
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