venerdì 25 settembre 2009
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«Se c’è una cosa che padre Pio non amava era ostentare. Tutti sanno che, ad esempio, a lui non piaceva affatto mostrare le stimmate». Fra’ Aldo Broccato è ministro provinciale dei Cappuccini della Provincia «Sant’Angelo e Padre Pio». Spiega che 17 mesi di esposizione ai fedeli sono stati «un tempo di grazia che ci ha lasciato molti segni, ma nello stile francescano abbiamo deciso di custodire le spoglie in un sarcofago chiuso».C’è chi avrebbe voluto padre Pio sempre visibile, come altri santi. Perché la vostra decisione?«Dopo aver meditato, abbiamo scelto di ispirarci alla nostra tradizione francescana. Le spoglie di san Francesco e quelle di sant’Antonio non sono esposte. E se ad Assisi e Padova è così, anche a San Giovanni Rotondo non può essere diversamente».Pensa che celando padre Pio alla vista, la devozione possa affievolirsi?«No, ricordiamoci di cosa dice Gesù all’apostolo Tommaso. Se il nostro istinto di uomini è vedere, toccare, percepire con i sensi, nel Vangelo si legge: "Beati coloro che pur non avendo visto crederanno"».Avete incontrato milioni di persone. Chi sono davvero i devoti di padre Pio?«Lui attrae grandi folle, e in queste masse ci sono certo anche curiosi, e perfino taluni fanatici, ma la grande maggioranza è fatta di credenti che vivono una fede umile, semplice. Se si vuole comprendere padre Pio bisogna passare attraverso il Vangelo. Nei mosaici di Marco Rupnik, realizzati nella nuova chiesa, possiamo osservare momenti di vita di san Pio e di sant’Antonio. Ma poi, entrati nella magnifica cripta, c’è un solo protagonista: Gesù. Ecco: padre Pio aiuta ad arrivare a Cristo».Quali sono stati i momenti più forti di questi mesi?«Ricordo l’esumazione. Eravamo pur sempre davanti a un cadavere, solo dopo alcuni minuti noi frati ci siamo domandati: com’è che dopo quarant’anni non si sente cattivo odore? E poi la visita di Benedetto XVI, il Papa teologo, che si è fatto umile pellegrino e si è accostato a san Pio: una testimonianza che ci riempie di gratitudine e che ci dona un grande esempio».Cosa resterà dell’ostensione?«I frutti spirituali li stiamo già raccogliendo. E con la chiusura del sarcofago abbiamo sentito più forte la consapevolezza di un evento che non passerà solo alla storia della Chiesa».
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