giovedì 26 maggio 2011
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Beatissimo Padre, ritrovarsi in preghiera per la recita del Santo Rosario in questo luogo così caro alla pietà cristiana è per tutti i Vescovi italiani motivo di gratitudine e occasione per manifestarLe sentimenti di filiale vicinanza. La Vergine Maria, che qui è invocata da secoli, ci accoglie con premura materna, essendo Ella “figura della Chiesa, come insegnava Sant’Ambrogio, nell’ordine cioè della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo” (LG, 63). L’attaccamento alla Madre del Redentore e nostra, specialmente nei giorni del mese di maggio, è un dato storico che sempre unisce gli italiani, svelandosi in questa devozione popolare un tratto caratteristico della nostra identità.L’occasione di questo incontro di preghiera mariana è impreziosito proprio dalla ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, e spinge tutti ad elevare a Dio un inno di ringraziamento per l’epilogo di un cammino che ha condotto il nostro Paese all’attuale configurazione, dopo una lunga stagione di incubazione culturale e sociale, dove l’elemento del cattolicesimo ha avuto obiettivamente un ruolo preponderante. Infatti, come Vostra Santità, ha scritto al Presidente della Repubblica: ”L’identità nazionale degli italiani, così fortemente radicata nelle tradizioni cattoliche, costituì in verità la base più solida della conquistata unità politica”. La conferma di questa verità è inscritta nell’arte e nella letteratura del nostro bel Paese e, non da ultimo, nell’anima profonda del nostro popolo. E’ questa, si potrebbe dire, la sua spina dorsale, e se questa si corrompe, allora il popolo diventa fragile, e lo Stato si indebolisce e si snatura. Per tale ragione vogliamo di nuovo attingere alle sorgenti della fede cristiana ed avviare una nuova stagione di impegno educativo, consapevoli che solo così si costruisce su solide base il futuro della nostra amata Patria. La consapevolezza delle sfide che pone il futuro e ancor prima la percezione dei problemi presenti, richiedono per altro un sussulto di responsabilità da parte di tutti, in primo luogo da parte di chi è chiamato ad esercitare una forma di rappresentanza politica. Qui si intuisce che non si tratta solo di acquisire una competenza, pure necessaria, ma di coltivare un’apertura alla cura del bene comune, che è forma della giustizia, fine ultimo dell’agire politico. In questa particolare stagione – stimolati dal ricco patrimonio della Dottrina Sociale della Chiesa, e di recente dalla Sua ultima Lettera Enciclica “Caritas in veritate” – sentiamo di dover invitare i cattolici, e in particolare i giovani che ne avvertono la vocazione, a sperimentarsi in quella esigente forme di carità che è l’impegno politico. In tal modo vorremmo contribuire anche in questa fase storica, come accadde all’inizio dello Stato unitario o nell’immediato dopoguerra, alla permanente costruzione del nostro Paese. Sia di esempio e di guida a tutti la figura di un laico, padre di sette figli, economista e docente universitario, di cui a breve vivremo con gioia la beatificazione: il servo di Dio Giuseppe Toniolo. Egli scriveva: ”Noi credenti sentiamo, nel fondo dell’anima, che chi definitivamente recherà a salvamento la società presente non sarà un diplomatico, un dotto, un eroe, bensì un santo, anzi, una società di santi”.Padre Santo, il prossimo 29 giugno, Ella festeggerà il 60° anniversario della Sua ordinazione sacerdotale. Ci stringiamo con grande affetto attorno alla Sua persona. Nel formulare sin da ora i nostri auguri più sinceri, e nell’assicurarLe la nostra preghiera, vogliamo anche noi seguirLa nella Sua inesausta ricerca del volto di Dio e nel Suo incalzante ministero che spinge la Chiesa a rendere ragione della speranza cristiana davanti a tutto il mondo, senza complessi, ma con gioia lieta e fiduciosa.Benedica l’Italia, Santità!Benedica noi, i nostri Sacerdoti, le nostre comunità cristiane.Card. Angelo Bagnasco     Arcivescovo di Genova         Presidente della Conferenza Episcopale Italiana
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