lunedì 21 settembre 2009
Nei lavori del Consiglio Episcopale Permanente il cardinale Bagnasco, presidente della Cei, traccia le sfide davanti alla comunità cristiana e alla società: «La Chiesa non tace».
  • IL COMMENTO: Sguardo limpido al Paese di F. D'Agostino
  • INTERVISTA A RICCARDI: «Rilanciata la Chiesa di popolo»
  •  IL TESTO INTEGRALE DELLA PROLUSIONE
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    Il ruolo della Chiesa, che è amica di tutti ma non rinuncia mai a dire la verità. E poi l'importanza della legge sul fine vita, la tutela della donna e il rischio insito nella commercializzazione della Ru486, il rispetto per il dramma degli immigrati, una politica che privilegi sempre la sobrietà, la disciplina e l'onore che il suo ruolo all'interno di un Paese comporta. Sono alcuni fra i principali spunti della prolusione del cardinal Bagnasco, presidente della Cei, al Consiglio Episcopale Permanente. Qui di seguito ne riportiamo gli stralci più salienti (clicca qui per il testo integrale).   Il «caso» Boffo. «È ancora vivo in noi infatti un passaggio amaro che, in quanto ingiustamente diretto ad una persona impegnata a dar voce pubblica alla nostra comunità, ha finito per colpire un po’ tutti noi: la gravità dell’attacco non può non essere ancora una volta stigmatizzata, come segno di un allarmante degrado di quel buon vivere civile che tanto desideriamo e a cui tutti dobbiamo tendere. [...] Seguendo la sapienza della Croce, liberi da interpretazioni estranee alla logica della Chiesa e nel rispetto delle persone, tutto acquista una prospettiva diversa, e le tribolazioni – che pur non cerchiamo – diventano il germe misterioso di salvezza e di bene già in questa vita e poi per l’eternità. Questa consapevolezza, che è fonte di consolazione, non va però equivocata: la Chiesa è in questo Paese una presenza costantemente leale e costruttiva che non può essere coartata né intimidita solo perché compie il proprio dovere».ll malessere dell'Italia. «Una parola vorremmo dire sul nostro Paese, su questa Italia che con grande dignità ha saputo fino ad oggi affrontare una crisi economica che l’ha complessivamente impoverita, chiedendo sacrifici pesanti a tutti, e soprattutto ai meno abbienti. Questa Italia ci appare ciclicamente attraversata da un malessere tanto tenace quanto misterioso, che non la fa essere talora una nazione serena e del tutto pacificata al proprio interno, perché attraversata da contrapposizioni radicali e da risentimenti. Questa stessa Italia, nostra patria, chiede a tutti e a ciascuno un supplemento di amore, un amore fiducioso anche nel coinvolgimento degli altri, un amore capace – nel discernimento sapiente – di inglobare pure le ragioni diverse dalle proprie, rinunciando innanzitutto alla polemica pur di raggiungere un consenso sulla verità più generale».La sobrietà, la disciplina e l'onore in politica. «Il criterio fondamentale per una onesta valutazione dell’agire politico è dunque la capacità di individuare le obiettive esigenze delle persone e delle comunità, di analizzarle e di corrispondervi con la gradualità e nei tempi compatibili. È, in altre parole, il criterio della reale efficacia di ogni azione politica rispetto ai problemi concreti del Paese. Occorre, inoltre, che chiunque accetta di assumere un mandato politico sia consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda (cfr art. 54). Come Vescovi di questo amato Paese sottolineiamo anche noi con il Papa  «l’importanza dei valori etici e morali nella politica» ad ogni livello (Saluti all’Udienza generale, 1 luglio 2009). E invitiamo tutti – singoli, gruppi, istituzioni - a guardare avanti, a far tesoro dell’esperienza con una capacità di autocritica che sia in grado di superare un clima di tensione diffusa e di contrapposizione permanente che fa solo male alla società».Il ruolo della Chiesa. «È bene in ogni caso essere consapevoli che la comunità cristiana mai potrà esimersi dal dire – sulla base di un costume di libertà che sarebbe ben strano fosse proprio a lei inibito – ciò che davanti a Dio ritiene sia giusto dire. Peraltro, anche quando annuncia una verità scomoda, la Chiesa resta con chiunque amica. Essa infatti non ha avversari, ma davanti a sé ha solo persone a cui parla in verità, dunque mai con parole che possano essere scambiate o accomunate a quelle legittimamente espresse in nome della politica o del costume. Questo servizio, che consegue alla nostra missione di Pastori, non può non essere colto nel suo intreccio di verità e carità, e rimane vivo e libero da qualsiasi possibile strumentalizzazione di parte».La Ru486 e la tutela della donna. «Sulla pillola Ru486 - su cui è stata assunta una decisione controversa, sottovalutando probabilmente, e a giudizio di molti, le notizie circa i casi avversi - noi abbiamo detto già in più occasioni quello che era doveroso dire. Ossia che è una decisione solo apparentemente rispettosa della libertà, in quanto annulla i diritti di una delle parti in causa, la più indifesa, cioè della vita appena affiorata ma già reale. [...] Su tutto ci pare che emerga il rischio di una ulteriore banalizzazione del valore della vita, con l’incremento di una mentalità secondo cui l’aborto stesso finisce per essere considerato un anticoncezionale. Che è esattamente ciò che la controversa legge 194 nella sua prima parte esclude». La legge sul fine vita. «Riguardo al “fine-vita” – tema sul quale abbiamo dovuto purtroppo registrare in questi ultimi giorni un pronunciamento quanto meno ambiguo – attendiamo una legge che possa scongiurare nel nostro Paese altre situazioni tragiche come quella di Eluana». L'immigrazione. «A più riprese l’Italia ha cercato negli ultimi lustri delle risposte alle questioni provenienti dai flussi migratori, e ultimamente ciò è accaduto con il varo delle disposizioni in materia di sicurezza pubblica, sulle quali in verità non sono mancate da parte cattolica riserve variamente espresse. Ora, tenuto saldo il criterio esposto nella Caritas in veritate (al n. 9), secondo cui «la Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire e non pretende minimamente di intromettersi nella politica degli Stati», bisogna osservare che vi è la necessità di soluzioni in grado di contemperare esigenze diverse ma, a guardare bene, non antitetiche. Il rispetto della legalità e della sicurezza dei cittadini non può essere disgiunto dalla garanzia dei diritti umani riconosciuti nell’ordinamento nazionale e internazionale, né può portare a trascurare stati di necessità e doveri da sempre radicati nel cuore della nostra gente».
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