sabato 19 aprile 2025
La decisione nel Cdm di venerdì per «condizionamenti della criminalità organizzata». Stessa misura per due centri in Calabria, Badolato e Casabona. Il vescovo di Albano: «Occasione di rigenerazione»
Il sindaco di Caserta Carlo Marino

Il sindaco di Caserta Carlo Marino - Ansa

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Un capoluogo di provincia, Caserta, e tre comuni: Aprilia nel Lazio, Badolato e Casabona in Calabria. Tutti e quattro sciolti per mafia dal Consiglio dei ministri di venerdì, in virtù di «accertati condizionamenti da parte della criminalità organizzata che compromettono il buon andamento dell’azione amministrativa».


I commissari prefettizi saranno nominati a breve, ma nel frattempo pesano le ripercussioni politiche. A Caserta soprattutto, dove il Viminale aveva inviato una commissione di accesso già ad agosto. Le indagini erano scattate due mesi prima, a giugno, e avevano portato all’arresto dell’assessore ai Lavori pubblici, Massimiliano Marzo, e di tre dirigenti. Le ipotesi accusatorie ruotavano attorno a un presunto giro di appalti, oggetto di tangenti e scambio di voti. Il Tribunale del Riesame aveva però annullato le misure restrittive per tutti gli indagati.


Per il sindaco dem di Caserta, Carlo Marino, lo scioglimento del Comune è «una decisione abnorme», oltre che «politica», rispetto alla quale ha già annunciato ricorso: «Faremo immediatamente una richiesta di accesso agli atti e, successivamente, impugneremo la decisione dinanzi al Tar del Lazio, ricordando che si tratta di una procedura di carattere amministrativo. È un atto contro la città e i cittadini casertani tutti, istituzionalmente non rispettoso, che avviene con una tempistica particolare, che una città capoluogo non merita».


Per il deputato campano di FdI, Marco Cerreto, lo scioglimento è invece «un fatto gravissimo per la cittadinanza. Mi chiedo come mai - ha incalzato - quest’amministrazione a guida Pd non abbia deciso di staccare la spina prima, possibile che nell’amministrazione nessuno si sia accorto di nulla?». La collega di partito Imma Vietri ha chiamato in causa la segretaria del Pd, Elly Schlein, invitandola a prendere posizione e ad «assumersi la responsabilità» di quanto avvenuto. Ancora più duro il commento del capogruppo della Lega in commissione Antimafia, il senatore Gianluca Cantalamessa, per il quale la vicenda «è l’ennesima conferma che il “sistema del Pd” in Campania si sta sgretolando».


​Gli altri comuni sciolti dal Cdm

Per quanto riguarda gli altri comuni sciolti dal Cdm, l’ex sindaco di Aprilia, Lanfranco Principi, esponente di centrodestra (Forza Italia), sarà a giudizio immediato il 10 giugno prossimo davanti al Tribunale di Latina, insieme ad altri 18 imputati. Tutti arrestati nell’ambito della maxi-inchiesta dei Carabinieri sulle infiltrazioni mafiose nell’amministrazione. Sindaco di Casabona era invece Francesco Seminario, anche lui di area Pd, arrestato per scambio politico-mafioso nell’ottobre del 2024. Situazione simile per l’altra amministrazione sciolta, quella di Badolato, dove il primo cittadino, Giuseppe Nicola Parretta (sempre del centrosinistra), era finito in manette a gennaio per vicende di ‘ndrangheta, assieme al vicesindaco e al presidente del Consiglio comunale. Dopo le indagini e i successivi arresti, le due amministrazioni erano rette da commissari.


La lettera del vescovo di Albano

Sul caso di Aprilia è intervenuto anche monsignor Vincenzo Viva, vescovo di Albano (diocesi di cui fa parte il Comune pontino), che ha inviato un messaggio ai parroci e ai Consigli pastorali della città. «Lo scioglimento del Consiglio comunale di Aprilia rappresenta una ferita profonda per la comunità cittadina - si legge nella lettera - ma come cristiani siamo chiamati a leggere anche i momenti più bui alla luce della Pasqua». Il presule ha esortato a vivere il tempo di commissariamento come «un’opportunità di rigenerazione e risveglio», alla quale la comunità ecclesiale di Aprilia deve prendere parte «favorendo occasioni di dibattito costruttivo, scevro da sterili polemiche e facili condanne». Il vescovo ha portato a esempio il progetto “Insieme si può”, «movimento di resistenza pacifica, ma determinata contro le mafie», promosso dalla diocesi con l’aiuto delle Procure di Velletri e di Latina: «Gli alunni e le alunne di ogni grado di scuola, sono diventati protagonisti di questo movimento di riflessione e di azione», che «ci dice che tutti possiamo e dobbiamo diventare agenti di cambiamento e di trasformazione umanizzante delle nostre città».

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