I 17 missionari e operatori pastorali uccisi, segno dell'amore disarmato
Il Rapporto dell'Agenzia Fides: l'Africa il continente più colpito nel 2025, con 10 vittime, di cui 5 in Nigeria. Sono sacerdoti, catechisti, insegnanti che hanno perso la loro vita in virtù del loro impegno apostolico. Ecco le loro storie

Mark Christian Malaca aveva 39 anni e insegnava alla St. Stephen Academy, una scuola cattolica nella città di Laur, a nord di Manila, nelle Filippine. È stato ucciso il 4 novembre scorso a colpi d’arma da fuoco durante un’aggressione da parte di killer con il volto coperto, nel villaggio dove abitava a pochi passi dalla scuola. Il suo volto sorridente, nelle foto dell’istituto, è quello di uno dei diciassette missionari e operatori pastorali cattolici uccisi durante il 2025, in undici Paesi del mondo, tra sacerdoti, religiose, seminaristi e laici. A diffondere non solo i numeri ma soprattutto a raccogliere e raccontare le loro storie è, come ogni anno, il Rapporto dell’Agenzia Fides, organo d’informazione delle Pontificie opere missionarie, pubblicato ieri. Malaca era impegnato nella comunità ecclesiale locale e, come ha scritto in un messaggio il vescovo della sua diocesi di Cabanatuan, Prudencio Andaya, nei giorni che hanno seguito l’omicidio, «come insegnante cattolico, partecipava alla nobile missione di formare menti e cuori nella verità e nella virtù».
È stato un anno di sangue e violenza contro i cristiani impegnati nell’evangelizzazione, con un numero di omicidi che torna a salire dopo una flessione nel 2024, quando erano stati registrati tredici morti. L’Africa, con dieci operatori pastorali assassinati, è stata il continente più colpito nel 2025, con la Nigeria che detiene il triste primato del Paese più segnato dalla violenza contro i cattolici, con cinque operatori pastorali uccisi. Segue il continente americano, dove sono stati uccisi quattro missionari, poi l’Asia, con due, e l’Europa con un sacerdote ucciso in Polonia. Dal 2000 al 2025 il totale dei missionari e operatori pastorali ammazzati, secondo i dati di Fides, è di 626. Non solo storie di missionari ad gentes, per “specifica vocazione” dunque,e nemmeno di martirio conclamato. L’elenco di Fides, ormai da tempo, cerca di registrare i nomi e le vicissitudini di tutti i cattolici morti in modo violento a causa del proprio impegno, anche se non espressamente in odium fidei. Proprio per questo, come si legge nel Report, non viene usato il termine “martiri” per «non entrare in merito alle indagini che la Chiesa potrà eventualmente condurre intorno alle circostanze che hanno portato alla loro morte», per poi riconoscerne, eventualmente, il martirio. Allo stesso modo, il termine “missionario”, si legge ancora, «può essere riferito a tutti i battezzati coinvolti nell’opera apostolica». Si tratta spesso anche di storie «scarne» di dettagli, di cui talvolta non si conoscono neppure le «circostanze in cui è avvenuta la morte violenta» ma che consegnano immagini di testimoni che nella quotidianità «hanno offerto la propria vita a Cristo fino alla fine».
Tra questi ci sono Mathias Zongo e Christian Tientga, catechisti uccisi in Burkina Faso da un gruppo di uomini armati, i sacerdoti Sylvester Okechukwu, Godfrey Chukwuma Oparaekwe e Matthew Eya, assassinati in Nigeria, con i giovani seminaristi, prima sequestrati e poi ammazzati, Andrew Peter e Emmanuel Alabi. In Kenya è stato ucciso al termine della Messa Alloyce Cheruiyot Bett, sacerdote come Augustine Dauda Amadu, ammazzato nel sud della Sierra Leone. Un parroco è stato ucciso anche in Sud Sudan: si chiamava Luka Jomo, morto insieme a due giovani a causa della scheggia di un proiettile. Nel centro di Haiti hanno perso la vita insieme le due religiose delle Piccole sorelle di santa Teresa di Gesù Bambino, Evanette Onezaire e Jeanne Voltaire, mentre in Messico è stato prima rapito e poi ucciso il sacerdote Bertoldo Pantaleón Estrada. Ancora: negli Stati Uniti, in Kansas, un uomo ha ucciso a colpi di pistola il sacerdote Arul Carasala. Oltre all’insegnante delle Filippine, in Asia, precisamente in Myanmar, è stato ucciso Donald Martin, sacerdote dell’arcidiocesi di Mandalay. L’unico operatore pastorale ucciso in Europa è Grzegorz Dymek, sacerdote di 58 anni, di una parrocchia di Kłobuck, nell’arcidiocesi polacca di Częstochowa.
A cristiani come loro si riferiva Leone XIV, quando nella commemorazione dei martiri e testimoni della fede del XXI secolo, il 17 settembre scorso, ha esaltato «la speranza disarmata» e il coraggio di chi «continua a diffondere il Vangelo in un mondo segnato dall’odio, dalla violenza e dalla guerra».
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