domenica 18 febbraio 2018
Migliaia rispondono all’appello di Chiara e Elena per i fondi dell’assistenza. Le sorelle chiedono che venga riconosciuto il loro diritto alla salute. Nuove iniziative in primavera
Il grido di libertà delle sorelle Paolini: più fondi per l'assistenza
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«Noi, come molte altre persone, abbiamo bisogno di assistenza giorno e notte, ventiquattro ore su ventiquattro. Senza questo supporto, non possiamo vivere pienamente e vengono limitate la nostra libertà e la nostra autonomia ».

Sono le parole con cui Maria Chiara ed Elena Paolini, due sorelle poco più che ventenni della provincia di Ancona spiegano il senso del loro impegno e della lotta quotidiana. «Sul tema della disabilità c’è poca attenzione e sensibilità e senza un’adeguata informazione non è facile far capire agli altri le nostre esigenze», raccontano le due sorelle. Lo scorso ottobre decidono di pubblicare su Facebook una lettera aperta in cui spiegano il problema della mancata assistenza, dei fondi insufficienti, delle difficoltà e delle limitazioni a cui sono costrette. La lettera diventa virale, con oltre ventimila condivisioni e viene lanciato l’hashtag #liberidifare. Molte persone, che condividono gli stessi problemi o che sono state sensibilizzate dalle parole di Maria Chiara ed Elena, si mettono in contatto con loro anche attraverso il loro blog whittyweels.blogspot. com.

Un primo passo concreto sono le manifestazioni che si tengono in venti città d’Italia tra il 3 e il 5 novembre, in cui gli attivisti hanno fatto opera di sensibilizzazione, distribuendo volantini e chiacchierando con chi si fermava per chiedere informazioni. Diversi artisti hanno partecipato portando la loro musica e contribuendo a richiamare gente.

«Abbiamo riscontrato che la maggior parte delle persone non è a conoscenza di queste problematiche e resta davvero amareggiata quando comprende la nostra situazione e l’assenza di risposte da parte delle istituzioni». Dal clamore suscitato dalla lettera, che ha spinto la parlamentare marchigiana Beatrice Brignone a depositare un’interrogazione per far ripristinare i fondi destinati ai disabili, è nata una rete a livello nazionale. Quello che Maria Chiara ed Elena chiedono per se stesse e per tutti gli altri è di avere un contributo fisso, da stabilire in base all’esame degli specifici bisogni della persona, come accade ad esempio in Inghilterra.

Un contributo che permetta di pagare più figure professionali competenti, di fiducia, che possano rappresentare una chiave di volta per l’autonomia delle persone disabili, facendo assistenza anche di notte, nei fine settimana e nel periodo estivo. «Chi non ha la fortuna di avere il sostegno della famiglia e degli amici è destinato a restare solo, intrappolato nella sua disabilità. Vorremmo che in Italia si seguisse l’esempio dei Paesi del nord Europa, che hanno buone pratiche in materia», aggiungono le giovani. Grazie alla loro determinazione e alla loro voglia di vivere le due sorelle hanno sempre studiato con profitto.

Maria Chiara, che ha ventisei anni, ha una laurea magistrale in Lingue e un master conseguito in Inghilterra, mentre Elena, che di anni ne ha ventidue, a Londra ha conseguito una laurea in Relazioni internazionali. Ora vorrebbero lavorare, proseguire gli studi, ma hanno davanti un ostacolo che sembra insormontabile. Essere sorelle e condividere problematiche simili le aiuta a darsi sostegno reciproco, anche quando sembra che i loro appelli restino inascoltati. «Chiediamo solo di poter godere di un diritto che ci spetta, perché la salute è un diritto di tutti». In primavera ci saranno altre iniziative in tutta Italia per tornare a sensibilizzare su questo tema. Sino ad allora però, Maria Chiara ed Elena non vogliono restare ad aspettare e continueranno a impegnarsi per i diritti di tutti i disabili.

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