lunedì 31 ottobre 2016
Higuaín, l'ultimo astenuto forzato
Se l'ex segna e non esulta
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Basta con questa ipocrisia da ex del «segno ma non esulto». L’ultimo astenuto, forzato, è lo juventino, ex Napoli, Gonzalo Higuaín. Un gesto il suo che non cambia certo il giudizio popolare dei tifosi napoletani: l’argentino per loro è un “71” come il minuto in cui ha realizzato il gol della vittoria della Juve. Numero che nella Smorfia ha un significato specifico, anzi di spregio: «omm e m...» (edulcorato: «persona malvagia»). Higuaín ha fatto bene ad astenersi dall’esultare per «una questione di rispetto», dicono in benpensanti, e anche per «l’ordine pubblico» sottolineano i pacifisti: ai napoletani comunque era stata vietata la trasferta. Ma ormai l’ha fatto, ed entra di diritto nella lunga lista dei “gesti ipocriti”. Quello che al castigatore dell’Inter, il doriano Fabio Quagliarella lo scorso anno al Toro di fatto gli è costato il “licenziamento”. Quagliarella non esultò dopo un rigore realizzato contro il Napoli - la squadra della sua città - e la tifoseria granata lo linciò sui social. All’indomani del fattaccio, Quagliarella, a mezzo facebook, fu costretto a fare pubblica ammenda: «Chiedo scusa ai tifosi del Toro, perché io sono orgoglioso di indossare questa maglia e sarò eternamente grato al Torino perché dall’età di 14 anni mi ha fatto crescere sia come uomo, sia come calciatore». Un mea culpa che non è bastato a ricucire lo strappo tra Quagliarella e la tifoseria del Toro e così per la seconda volta l’attaccante è tornato alla Samp lasciando la maglia granata per la terza volta in carriera. Quagliarella è uno dei tanti “nomadi” del nostro calcio, dove si assiste a questa fenomenologia del «segno ma non esulto», proprio perchè abbiamo dei recordman del trasferimento. Professionisti nel compiacere, in primis i loro procuratori e poi anche le società che ad ogni sessione di mercato realizzano la speculazione voluta. Così ogni domenica assistiamo a questo triste siparietto delle braccia imploranti il perdono alla vecchia Curva per il grave affronto fatto, il gol da ex. Un mestiere nel mestiere, per gente tipo Alessandro Matri - tanto per prenderne uno - che domenica con il Sassuolo incrociava la Lazio da freschissimo ex. Per fortuna non ha segnato e non ha avuto nessun problema, così come gli è andata bene quando ha incontrato la Juventus (in cui fece un’esperienza bis) e il Milan che lo ha lanciato. Ma presto Matri dovrà affrontare ancora il passato, la Fiorentina, poi ci sarà il Genoa, il Cagliari e di nuovo la Lazio... E il gioco dell’ipocrisia, del se segno non esulto continuerà. Forse all’infinito.

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