Da casa di mafia a Centro di aiuto alla Vita: la maternità cambia la storia

Una villetta a Bronte appartenuta a un boss di Cosa Nostra e poi confiscata ora diventa sede di un Cav per accogliere, ascoltare e assistere le madri in difficoltà con i loro bambini
June 1, 2025
Da casa di mafia a Centro di aiuto alla Vita: la maternità cambia la storia
L'inaugurazione del Centro di Aiuto alla Vita a Bronte da parte di Marina Casini
Una villetta ai piedi dell’Etna sottratta alla mafia e ora diventata un presidio per l’accoglienza e l’assistenza di donne e madri in difficoltà. L’immobile di via Danimarca, a Bronte, è ora nella disponibilità del Centro Aiuto alla Vita (Cav). Un gesto di riscatto dalla criminalità organizzata, che in questo territorio – noto per la coltivazione del pistacchio – ha profonde radici. Ma è anche un segno di speranza per tante donne e ragazze incinte che vivono il loro stato con smarrimento e come una prova.
«Le difficoltà della vita non si superano sopprimendo la vita ma affrontando insieme le difficoltà»: ne è convinta, fino a farne una missione, Marina Casini, presidente nazionale del Movimento per la Vita. È stata lei a tenere a battesimo questa nuova sede Cav (una delle più di trecento presenti in tutta Italia nelle quali, ogni anno, trovano ascolto e sostegno 60mila donne). «Questo è il cuore della missione dei Centri di Aiuto alla Vita – dice Marina Casini –: accompagnare le mamme che vivono gravidanze difficili, senza giudizi e senza puntare il dito, ma con ascolto, sostegno concreto e una mano tesa. La nostra proposta è chiara: nessuna donna è sola. La nuova casa di Bronte, realizzata in un bene confiscato alla criminalità organizzata, è un segno forte che dal male può nascere il bene, che la vita vince sulla morte. Ed è proprio questo il messaggio che vogliamo continuare a testimoniare: la cultura della vita è possibile, e passa da piccoli gesti di vicinanza e di amore».
Un centro aperto, dunque, a madri che scoprono una gravidanza inattesa, ma anche coppie e compagni con molte paure. Un luogo fisico in cui le donne vengono accolte da volontari per percorrere con loro un pezzo di strada perché non siano sole nel delicato momento della gravidanza.
Intitolato a Franca Minissale (fondatrice della sede locale già nel 1987), il Centro di Aiuto alla Vita è un luogo dove la solidarietà prende forma concreta e diventa risposta ai bisogni delle persone più fragili. Una struttura che rappresenta un riferimento per questa porzione di territorio etneo. Al taglio del nastro inaugurale, oltre a Marina Casini, hanno preso parte anche il sindaco Pino Firrarello, il parlamentare Giuseppe Castiglione, padre Vincenzo Bonanno e Dario Sammartino (figlio di Franca Minissale).
«Non si tratta solo della consegna di un bene – ha sottolineato il primo cittadino – ma di un riscatto per la nostra comunità. Dove un tempo c’era il segno del malaffare oggi nasce un presidio di speranza e solidarietà. È un atto di giustizia che parla alla coscienza civile e alla legalità, un’opportunità per restituire al territorio ciò che la mafia aveva tolto».
La villetta era appartenuta ad Antonio Gaetano Di Marco, ritenuto affiliato al clan capeggiato dal cugino Francesco Montagno Bozzone, cioè il boss che era stato indicato come rappresentante della commissione provinciale di Cosa Nostra. Imprenditore di Bronte nel settore della produzione di calcestruzzo, Di Marco era stato condannato a 12 anni di reclusione. Coinvolto nell’operazione “Trash” del 2008 per i reati di associazione mafiosa, traffico di stupefacenti ed estorsione, due anni dopo si suicidò nella sua cella del carcere catanese di Bicocca. Lo fece quando ancora era in corso il processo d’appello, mettendosi una busta di plastica in testa e inalando il gas di una bomboletta usata per alimentare un fornello. Gli erano stati confiscati tutti i suoi beni, compresa la villetta a schiera ora consegnata alle volontarie del Movimento per la Vita e alle mamme che assistono.
Non sei ancora abbonato alla newsletter settimanale gratuita di Avvenire su Vita, Bioetica e Cura? CLICCA QUI. Se già sei iscritto a proposte informative digitali di Avvenire invece CLICCA QUI.

© RIPRODUZIONE RISERVATA