La nostra vita è come un viaggio. Per scoprire (e annunciare) la Vita
di Silvio Longobardi
Cosa rende possibile affrontare una cultura che non sa più riconoscere la bellezza della vita umana, a cominciare da quella segnata dalla fragilità? A svelarcelo c’è il Natale. E il Servo di Dio Carlo Casini

Quella che segue è la meditazione introduttiva di don Silvio Longobardi all’incontro di dicembre del “Rosario del 23”, l’appuntamento mensile della rete di preghiera che si ritrova online per la recita della preghiera mariana nel giorno di ogni mese che ricorda la data del transito al Cielo del Servo di Dio Carlo Casini. Don Silvio è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus e della Federazione di enti non profit “Progetto Famiglia”. È esperto di pastorale familiare. Chi desidera mettersi in contatto con la rete di preghiera può scrivere a amicidicarlocasini@gmail.com
Quando penso a Carlo la prima immagine che mi viene in mente è quella di un uomo che ha viaggiato, ha viaggiato tanto. Da Firenze a Roma, quando iniziò l’impegno politico. Più tardi, da Firenze e da Roma a Bruxelles per continuare in ambito europeo il suo ministero. Ha viaggiato per portare ovunque l’annuncio della vita.
Un’immagine che ben si adatta al ministero della vita. In fondo difendere la vita fin dal concepimento significa permettere a quel piccolo essere umano, ancora indifeso e nascosto, di compiere tutto il tragitto della vita. Non solo il tragitto che dal grembo lo porta alla luce ma anche l’avventura della vita, fino a quando varcherà la soglia dell’eternità.
Carlo ha viaggiato tanto, ha macinato chilometri e chilometri, saliva e scendeva dall’aereo e dal treno come chi entra e esce dalla casa. Quest’uomo, che usava il tempo del viaggio per scrivere articoli e lettere (mi ricorda Giorgio La Pira, un altro grande fiorentino d’adozione e di azione), ha concluso la sua vita in una crescente immobilità. Che paradosso!
Quest’immagine ben si presta a definire il Natale che ci apprestiamo a celebrare. Il Natale è il viaggio di Dio, è Lui che compie il tragitto più paradossale che si possa immaginare: un Dio che entra nella storia, l’infinito diventa finito, l’immortale diventa mortale. Un tragitto assolutamente impensabile. E tutto questo lo ha fatto per dare all’uomo la possibilità di fare della sua vita un pellegrinaggio, non più da solo ma in compagnia, sapendo cioè di non dover da solo portare il peso dell’esistenza umana. In compagnia di Dio, non siamo soltanto turisti ma pellegrini che vanno incontro al Creatore della vita.
Senza questa fede Carlo non avrebbe fatto della sua esistenza un’avventura così dinamicamente missionaria, non avrebbe avuto il coraggio di combattere contro i poteri forti, quelli che in ogni modo cercano di tarpare le ali della verità. Nella sua vita la fede ha giocato un ruolo fondamentale. Oggi vogliamo ricordare l’uomo di fede che, sapendo di essere ambasciatore di Dio, non ha avuto paura di dire come gli angeli a Betlemme: «Gloria a Dio e pace in terra» (Lc 2,14). Quella pace inizia aiutando ogni madre a fare alleanza con il bambino che porta in grembo, accogliendo «il più povero dei poveri», come diceva Madre Teresa. Allora, come oggi, la pace sembra impossibile. Anche l’annuncio della vita sembra sconfitto dalla prepotenza di una cultura che non sa più riconoscere la bellezza della vita, anche e soprattutto quella segnata dalla fragilità.
Oggi Carlo appare a noi come l’angelo di Betlemme e, ne siamo certi, dal Cielo continua il suo ministero e dona a noi di non arrenderci dinanzi ai potenti che vogliono calpestare la verità della vita.
Affidiamoci alla Vergine Maria, come ha fatto Carlo, oggi la invochiamo come Vergine della Visitazione e, attraverso l’umile e feconda preghiera del Rosario, chiediamo la grazia di portare nelle case l’annuncio che Gesù è venuto a dare: la vita in abbondanza. Siamo certi che la Provvidenza di Dio non verrà mai a mancare.
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